A pochi giorni dal sequestro da parte di Atene di una petroliera russa con un carico di oro nero iraniano in acque territoriali greche, su richiesta degli Stati uniti che ne hanno confiscato la merce, la scorsa settimana le autorità iraniane hanno preso possesso di due petroliere greche nelle acque del golfo Persico.

La saga delle petroliere torna così alla ribalta, sotto forma di tassello nel conflitto ucraino. All’inizio della guerra gli ayatollah si erano allineati con la Russia: questa alleanza rappresenta il jolly che Khamenei gioca nella partita con Washington.

RUSSI E IRANIANI hanno combattuto insieme in Siria, permettendo alla famiglia Assad di mantenere il potere. L’emittente iraniana in inglese Press TV e Russia Today hanno profili simili e un nemico comune nell’Occidente. Eppure, le relazioni bilaterali non sono mai decollate nel business e nemmeno nel turismo.

A fare da deterrente a un maggiore coinvolgimento di uomini d’affari e turisti russi nella Repubblica islamica sono l’obbligo del velo (anche per le straniere) e il divieto di consumare alcolici.

Con il passare dei mesi, l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia suscita reazioni molteplici tra gli iraniani. Il presidente russo Vladimir Putin è percepito da ayatollah e pasdaran come un protettore. E quindi la guerra offre loro in primis l’opportunità di rendersi utili fornendo ai russi pezzi di ricambio per il settore automobilistico e turbine a gas che i Paesi europei non vogliono più esportare a causa dell’embargo.

Una fornitura, questa, che avrà luogo a fronte della consegna di acciaio, zinco, piombo e alluminio. Sotto forma di baratto, come si è sempre fatto in questi anni.

DI PARI PASSO, Teheran non vuole sfidare Putin. E quindi non offre il proprio gas per sostituirlo a quello russo sotto sanzioni, sebbene le riserve accertate della Repubblica islamica siano seconde solo a quelle russe (34mila miliardi di metri cubi, il 17,8% delle riserve mondiali) e superiori a quelle del Qatar (25mila miliardi, il 14% delle riserve mondiali) che è percepito come il potenziale maggior fornitore di gas all’Europa.

In secondo luogo, gli appetiti dell’imperialismo russo suscitano apprensione tra gli iraniani, che ben ne conoscono la natura predatoria: l’aggressione dell’Ucraina evoca l’invasione dell’impero persiano ordinata dallo zar Pietro il Grande esattamente due secoli fa.

Il 3 novembre 1722 quattordici navi militari russe salparono da Astrakhan dirette al porto di Anzali, vicino a Rasht. Con il pretesto di aiutarne gli abitanti, le truppe russe entrarono in città. Nel 1723 il governatore chiese loro di andarsene, invano. Il 23 settembre 1723 l’impero russo e l’impero persiano firmarono il Trattato di San Pietroburgo, che segnava la fine delle seconde guerre russo-persiane.

LA PERSIA PERDEVA così parte del Caucaso meridionale. Più tardi, nella Seconda guerra mondiale, le truppe sovietiche invasero l’Iran insieme agli inglesi. E, nonostante le promesse, alla fine del conflitto i sovietici non lasciarono il Paese. Per farli sloggiare la principessa Ashraf, sorella gemella dello scià Muhammad Reza Pahlavi, dovette andare a Mosca e convincere Stalin.

In terzo luogo, gli iraniani sono impressionati dall’incompetenza militare russa, anche se questo ovviamente non viene detto ad alta voce dalle autorità di Teheran. Sì, certo, i pasdaran si erano già fatti un’idea di come combattono i russi, in Siria. Ma adesso gli iraniani sono sorpresi dal fatto che tre mesi di combattimenti non siano stati sufficienti a sbaragliare l’esercito ucraino.

Un errore di Putin, evidente per gli iraniani, è stato l’aver posto a capo dell’operazione quattro pari grado anziché un unico comandante di grado superiore. La decisione iniziale aveva condotto a una bassa coordinazione tra le quattro direttrici d’attacco. Un problema risolto attorno al 10 aprile con la messa a capo di tutti e quattro i corpi d’armata di Aleksandre Dvornikov.

In quarto luogo, nella Repubblica islamica i prezzi dei generi alimentari sono alle stelle. Gli iraniani sono spaventati dalle conseguenze che la guerra può avere in termini di crisi alimentare perché Russia e Ucraina producono, insieme circa il 30% dei cereali del pianeta.

A QUESTO PROPOSITO, l’emittente iraniana Press TV ha rilanciato la notizia secondo cui la Russia denuncia i Paesi occidentali, colpevoli di impedire alle navi di sedici diversi Paesi e cariche di grano ucraino di lasciare i sei porti del Mar Nero e quindi di giungere a destinazione.

Infine, la leadership di Teheran è consapevole che in questo momento l’Occidente ha più interesse a isolare la Russia che non l’Iran. E quindi potrebbe esserci qualche margine di contrattazione. Per questo sarebbe opportuno cogliere l’attimo, concedendo qualcosa ai vertici della Repubblica islamica e ottenere, in cambio, il rilascio di quelle decine di ostaggi in carcere.

Tra questi, il ricercatore iraniano naturalizzato svedese Ahmad Reza Djalali, condannato a morte da un tribunale rivoluzionario, e la studiosa iraniana naturalizzata francese Fariba Adelkhah affiliata alla prestigiosa università Sciences Po di Parigi, arrestata il 5 giugno 2019.