Internazionale

Iran, avvelenate centinaia di studentesse

Iran, avvelenate centinaia di studentesseUna donna per le strade di Teheran, sullo sfondo la bandiera nazionale – Epa/Abedin Taherkenareh

Medio Oriente Accuse di un docente al gruppo fondamentalista Hezaragara, che vorrebbe impedire alle donne di studiare

Pubblicato più di un anno faEdizione del 2 marzo 2023

Dall’inizio di dicembre centinaia di studentesse di decine di scuole in almeno 6 città iraniane sono state portate in ospedale a causa di avvelenamento respiratorio. Younes Panahi, viceministro della Sanità, ha annunciato che l’avvelenamento è stato causato intenzionalmente. Alireza Manadi Sefidan, capo della Commissione Istruzione del parlamento, ha affermato che, sulla base dei risultati dei test effettuati, è emersa la presenza di azoto gassoso (N2) nel veleno rilasciato nelle scuole. Malgrado il rigido controllo dei servizi di sicurezza e la presenza di videocamere in molti istituti, gli autori rimangono ancora sconosciuti.

MOHAMMAD Taghi Fazel Meybodi, docente universitario, ha attribuito la responsabilità al gruppo Hezaragara, una corrente ultrareligiosa antimodernista : «Questo gruppo ritiene che le ragazze non dovrebbero studiare, o studiare solo fino alla terza elementare». Tuttavia in seguito ha smentito la sua affermazione.
La questione ha causato rabbia e sdegno in tutto il paese che già sta lottando con il peggioramento della situazione economica. La valuta locale è scesa a un nuovo minimo storico precipitando a 600.000 rial per dollaro per la prima volta nella storia. Il potere d’acquisto delle famiglie è stato decimato dall’inflazione, che ha raggiunto un tasso annuo del 53,4% a gennaio, secondo il centro statistico del Paese. La crisi economica ha spazzato via i risparmi di una vita di molti e ha indotto gli iraniani a formare lunghe file davanti agli uffici di cambio valuta negli ultimi giorni nel tentativo di acquistare dollari sempre più scarsi.

IL GOVERNO affronta una forte mancanza di disponibilità finanziaria per le spese correnti. I recenti accordi con la Cina hanno bisogno di tempi lunghi e non avranno un effetto immediato. Anche la privatizzazione della proprietà statale intrapresa per alleviare la pressione economica necessita di una lunga procedura e inoltre ha incontrato la resistenza di vari organi statali e dei sindacati. Le sanzioni imposte dall’occidente impediscono l’accesso ai depositi statali: 100-120 miliardi di dollari presso le banche estere. L’accordo sul nucleare che può aprire uno spiraglio economico è segnato da passi avanti e indietro continui, e non lascia molta speranza per una soluzione di breve termine. Tutti gli indicatori segnano un paese sulla via di un collasso economico.

IL REGIME non fa nulla per abbassare la tensione a livello internazionale. La conferma dell’agenzia dell’energia atomica riguardo il ritrovamento dell’uranio arricchito all’86% è stata liquidata come una provocazione. Il comandante dei Guardiani della rivoluzione(Irgc) Hossein Salami ha detto che l’Iran sta mirando a sviluppare missili da crociera ad alta velocità che possono volare a bassa quota, e ha vantato la capacità di colpire navi a migliaia di chilometri di distanza attraverso il tracciamento satellitare e i radar. Amir-Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale dell’Irgc, ha affermato che il Paese ha sviluppato un nuovo missile da crociera a lungo raggio chiamato Paveh che può percorrere una distanza fino a 1.650 km. Non è chiaro se tali affermazioni siano frutto di una propaganda ad uso e consumo dei sostenitori interni o corrispondono alla verità. Ma l’atteggiamento di sfida intrapreso dal governo e dall’Irgc preoccupa gli osservatori interni. Alcuni credono che in mancanza di una risposta concreta ai problemi interni, il regime cerchi di provocare uno scontro militare per coalizzare la popolazione e dirottare l’attenzione.

LE CRITICHE dilagano anche tra le varie personalità conservatrici dell’establishment. Sono state pubblicate molte lettere di avvertimento da parte di organizzazioni, istituzioni pubbliche e accademiche in merito al futuro del Paese. In una recente lettera al leader Khamenei, Mohsen Renani, economista e professore universitario, ha scritto: «Il governo non dovrebbe essere orgoglioso dell’attuale stabilità della situazione, anche perché è rimasto meno tempo di quanto si pensi. Questa generazione ha raggiunto il limite di pazienza e invece di sopprimerla e umiliarla, occorre comprenderla e rispettare le sue parole e parlare con essa».

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