Un’imbarcazione in difficoltà al largo di Misurata, l’allarme lanciato dalle navi delle ong presenti nel tratto di mare tra la Libia e le coste italiane, il muro di gomma delle autorità marittime europee. E un triste epilogo, per i 93 migranti a bordo del gommone, sintetizzato venerdì a tarda sera in un tweet di Mediterranea Saving Humans: «Alle 23:18 una motovedetta della cosiddetta “Guardia costiera libica” ha completato l’operazione di intercettazione e cattura di “oltre 70 persone” tra cui donne e bambini piccoli a bordo del gommone segnalato».

Nella mattinata di sabato 27 giugno la portavoce di UN Migration Sara Msehli ha aggiunto che purtroppo sei delle persone a bordo, che erano in realtà 93, sarebbero morte. Una donna ha invece partorito lungo il viaggio di andata e ritorno. I sopravvissuti sono stati fatti sbarcare a Khoms, 120 km a ovest di Tripoli. E secondo quanto assicura l’Organizzazone internazionale per le migrazioni (Iom) sarebbero stati tutti rilasciati.

Anche la Ocean Viking fa sapere di aver cercato la barca in questione per 12 ore: «Durante questa operazione di ricerca, la #OceanViking ha contattato le autorità marittime libiche in cerca di coordinamento più volte, senza risultato. Malgrado la guardia costiera libica fosse irraggiungibile, le autorità marittime europee hanno continuato a rimandarci a loro». Insomma, uno schema consolidato di scaricabarile e opacità sulla sorte finaloe dei migranti intercettati.

Sul terreno del conflitto la situazione resta estremamente tesa e a soffrirne non sono solo i migranti intrappolati nel limbo libico. Mentre il premier al Serraj è in tour per rafforzare i legami internazionali del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli, il suo ministro dell’Interno, Fathi Bashaga, invita l’Unione europea a imporre sanzioni contro il gruppo russo Wagner, i cui mercenari mantengono un ruolo attivo al fianco delle forze di Haftar, controllando in particolare, insieme al gruppo di miliziani Janjawid, il giacimento petrolifero di Sharara. Bashaga chiede che i mercenari russi vengano inseriti nella lista dei gruppo sponsor del terorismo.

Allo stesso tempo il comandante della sala operativa Sirte-Jufra, Ibrahim Beit Al Mal, annuncia che i suoi uomini sono pronti a muoversi verso Sirte, città ancora controllata dalle forze di Haftar e indicata dal presidente egiziano al-Sisi come una sorta di «linea rossa», oltrepassata la quale – ha detto – l’Egitto sarebbe costretto a intervenire.