Continua il flusso di notizie, spesso anche contrastanti, sull’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale in Giappone, dove nelle ultime settimane si sono susseguite delle dichiarazioni sul diritto d’autore e le sue connessioni con le AI. Circa una settimana fa era stata ripresa e diffusa da molte parti la notizia che nella fase di apprendimento per le AI, le leggi del diritto d’autore non sarebbero state ritenute valide, permettendo cioè ai programmi di Intelligenza Artificiale di usare liberamente, ad esempio, opere d’arte come libri, scritti, dipinti, film e quant’altro per apprendere e svilupparsi. In realtà tutto era cominciato nel 2018, ma i processi sono diventati maturi solo recentemente, ecco il perché del rilievo dato alla notizia, con un emendamento al Copyright Act, entrato in vigore il primo gennaio del 2019 che permetteva, fra le altre cose, un accesso più libero a dati e materiale di solito protetti da diritto d’autore da parte di programmi di apprendimento automatico.
Nel calderone mediatico e specialmente in quello dei social network, questa notizia è stata percepita come una totale libertà dal copyright.

In realtà, almeno restando nel mondo delle arti popolari come il cinema, i libri e i fumetti, il paese asiatico è stato sempre molto severo con l’uso, l’appropriazione e le citazioni di materiale su cui vige il diritto d’autore. Anche solo usare dei fotogrammi di film giapponesi o delle pagine di manga in volumi, accademici o meno, è sempre stato come entrare in un vespaio di permessi e autorizzazioni di solito negati.
Nei giorni scorsi, l’Agenzia giapponese per gli Affari culturali ha messo un po’ di ordine rilasciando una dichiarazione ufficiale sul rapporto tra AI e copyright, dove si evince che ci si sta muovendo verso la creazione di regolamenti contro l’uso commerciale delle Intelligenze Artificiali, norme atte a proteggere il diritto d’autore e di proprietà intellettuale per le opere di artisti e creatori. Viene precisato inoltre come nella fase di sviluppo e apprendimento delle AI, quando queste non hanno scopi commerciali, punto fondamentale, ma di ricerca e istruzione, è possibile l’uso di materiali protetti da copyright, queste però non devono danneggiare gli interessi di chi detiene il diritto d’autore.
La parte più interessante della dichiarazione è dove vengono affrontate le problematiche riguardo a ciò che viene creato dalle AI. Se le opere generate, siano esse immagini o lavori scritti, fossero significativamente simili o troppo dipendenti da opere già esistenti e protette da copyright, sarebbero possibili azioni legali.

Come si sarà capito, si tratta di una zona grigia e ancora in pieno sviluppo in cui un po’ tutti si muovono a tentoni, quasi come un’estensione molto più complessa di quanto già accadde con l’avvento delle immagini digitali decenni fa. Non si sa ancora come queste norme verranno messe in pratica o chi stabilirà e quantificherà cosa significhi che due opere sono troppo simili o che una è troppo derivata dell’altra.
Ciò che è abbastanza sicuro al momento è che se da una parte lo sviluppo delle Intelligenze Artificiali è ritenuto in Giappone qualcosa di inevitabile e quindi da esplorare come risorsa, dall’altra, l’Agenzia per gli Affari culturali si è sentita in dovere di fare qualcosa per lanciare un messaggio con cui proteggere gli artisti del suo Paese, specialmente in un momento storico nel quale anime e manga rappresentano una forza culturale ed economica non indifferente, all’interno ma anche al di fuori dell’arcipelago.

matteo.boscarol@gmail.com