Per la componente “laica” bisognerà attendere tre quattro mesi, molti dubbi sulla composizione però non ci sono: il centrodestra farà cappotto e ne eleggerà la gran parte, tra i quali il (ma più probabilmente la) vicepresidente. La gara per la componente “togata” del Csm si svolge invece domenica e lunedì prossimi e c’è curiosità di vedere alla prova la nuova legge elettorale voluta dalla ministra Cartabia e approvata di gran fretta prima dell’estate (fretta superflua, visto che il nuovo Csm si insedierà solo quando sarà completo nelle due componenti, quindi l’anno prossimo). Al netto delle divisioni tra le correnti delle toghe, nell’Associazione nazionale magistrati – il cui vertice potrebbe subire contraccolpi dalle elezioni del Csm, il congresso è già convocato a metà ottobre – c’è preoccupazione: si teme una magistratura “balcanizzata” nel Csm al cospetto di una componente laica compatta e consonante con il governo. Un governo di destra.

La legge elettorale per le toghe è mista, con una componente più forte di maggioritario: saranno eletti i primi due giudici nel collegio della Cassazione, il primo e il secondo classificato dei pm divisi in un collegio al nord e uno al sud e il miglior terzo, i primi due giudici di merito di quattro collegi territoriali più cinque giudici di merito recuperati con un sistema proporzionale di lista. È principalmente questo lo spazio che è rimasto alle correnti che hanno presentato un «collegamento» (la legge ha evitato persino la parola «lista») tra loro. Il paradosso è che il gruppo Altra proposta che ha organizzato un sorteggio per scegliere come candidati magistrati indipendenti, poi abbia «collegato» tra loro i sorteggiati: ci sarà così una lista-non lista (tra l’altro la più numerosa) di giudici. Tra l’altro veramente baciata dalla sorte, perché dal sorteggio «ufficiale» – quello previsto dalla legge per integrare le liste e garantire la parità di genere – è venuto fuori il nome di un magistrato che da anni sostiene pubblicamente l’utilità del sorteggio. Si chiama Andrea Mirenda e le previsioni dicono che sarà lui il rappresentante di quel gruppo (già presente nell’Anm con il nome di Articolo 101) che propone una visione del Consiglio superiore burocratico-amministrativa piuttosto che politica.

Sul carro dei vincitori annunciati, la corrente di destra Magistratura indipendente, sono saliti in molti (i centristi di Unicost e gli ex davighiani di Autonomia e Indipendenza sono quasi prosciugati), tanto che la lista rischia di essere zavorrata da un eccesso di popolarità (con questa elegge come nel vecchio Mattarellum vincere troppo all’uninominale penalizza il proporzionale). Oltretutto accanto a Mi sono sorte altre candidature, una lista concorrente parallela e un paio di candidati sciolti, uno in Cassazione, lanciati direttamente dall’ex leader della corrente Cosimo Ferri.
La divisione c’è anche a sinistra, Area e Magistratura democratica non hanno presentato candidature comuni neanche in Cassazione, Antonello Cosentino alla fine ha scelto di essere il candidato solo di Area e Md ha messo in campo Lello Magi. Tra i giudici Area punta, tra gli altri, su Marcello Basilico e Genantonio Chiarelli. Tra i pm al nord Md è orientata a sostenere Roberto Fontana, fino a ieri coordinatore di Area nel distretto, al sud è probabile che i voti della corrente finiscano al sostituto procuratore di Napoli Henry John Woodcock, candidato indipendente, malgrado tra le priorità di Md ci sia quella di contrastare il protagonismo del pm. Tra i giudici Valerio Savio e Mimma Mele, ma è collegata con la lista di Md anche Luisa Savoia.