Insulina senza brevetto. Ma negli Usa c’è il monopolio
Materia oscura Lo scopritore canadese dell’insulina Frederick Banting rinunciò ai diritti derivati dal brevetto sulla sua scoperta. Ma sfruttando i cavilli del mercato farmaceutico e del diritto commerciale, ora alcune aziende sono riuscite a allungare il monopolio su alcuni prodotti a base di insulina fino a 33 anni di durata
Materia oscura Lo scopritore canadese dell’insulina Frederick Banting rinunciò ai diritti derivati dal brevetto sulla sua scoperta. Ma sfruttando i cavilli del mercato farmaceutico e del diritto commerciale, ora alcune aziende sono riuscite a allungare il monopolio su alcuni prodotti a base di insulina fino a 33 anni di durata
Circa un secolo fa, lo scopritore canadese dell’insulina Frederick Banting rinunciò ai diritti derivati dal brevetto sulla sua scoperta. Preferì vendere i diritti per un dollaro ai Connaught Laboratories, un istituto di ricerca pubblico e senza scopo di lucro dell’università di Toronto, dichiarando che «l’insulina appartiene al mondo, non a me». All’epoca, per un medico era considerato poco onorevole guadagnare sulla pelle dei pazienti. Banting si accontentò del premio Nobel assegnatogli nel 1923, diventando a 32 anni il più giovane vincitore per il settore medico.
In seguito l’ateneo si accordò con l’azienda farmaceutica statunitense Eli Lilly per la produzione su larga scala. Per il mercato europeo autorizzò la produzione dell’insulina da parte di un altro laboratorio no profit, il Nordisk Insulin Laboratories di Copenhagen guidato da un altro premio Nobel, il danese August Krogh, che si impegnò a devolvere tutto il ricavato a scopi scientifici e umanitari.
I Connaught Laboratories oggi sono proprietà della multinazionale francese Sanofi, una delle dieci società farmaceutiche più grandi al mondo. Il Nordisk invece è stato acquisito dalla Novo, fondata da due impiegati licenziati da Krogh, che oggi grazie al diabete macina profitti da dieci miliardi l’anno. Un secolo dopo la scoperta di Banting, Eli Lilly, Sanofi e Novo Nordisk controllano il 90% del mercato statunitense dell’insulina, il cui prezzo è salito fino a 500 dollari al mese di media per ciascuno dei 30 milioni di statunitensi diabetici che ne hanno bisogno, con un aumento medio annuo dell’11% dal 2001 a oggi. Un paziente su quattro rinuncia alla dose di insulina a causa dei costi proibitivi.
Com’è possibile che da una scoperta regalata al mondo nasca un monopolio così redditizio al riparo da ogni concorrenza? Se lo è chiesto William Feldman, medico e ricercatore al Brigham and Women’s Hospital dell’università di Harvard (Usa) e i suoi colleghi in uno studio pubblicato a novembre 2023 sulla rivista Plos Medicine. I ricercatori hanno studiato tutte le forme di insulina disponibili sul mercato statunitense, i loro brevetti e le «esclusive», cioè le regole specifiche del mercato farmaceutico che permettono alle aziende di allungare il monopolio sui farmaci anche quando il brevetto, che dura venti anni a partire dalla data di invenzione, è scaduto.
La loro analisi mostra che sfruttando i cavilli del mercato farmaceutico e del diritto commerciale, le aziende sono riuscite a allungare il monopolio su alcuni prodotti a base di insulina fino a 33 anni di durata. Oggi, infatti, una confezione di insulina è coperta in media da 15 brevetti, come se si trattasse di alta tecnologia. Colpa dei brevetti rilasciati in modo troppo facile su «nuove» formulazioni dell’insulina (che però è sempre la stessa molecola da milioni di anni). I brevetti non coprono solo le molecole, ma anche i dispositivi con cui si iniettano: il 63% dei brevetti sull’insulina rilasciati tra il 1986 e i 2019 riguarda aghi e pompette, non il loro contenuto. Basta cambiare la forma della siringa per dare vita a un nuovo brevetto.
Dal primo gennaio 2024 però la situazione per i diabetici statunitensi è cambiata in meglio. Grazie all’entrata in vigore dell’Inflation Reduction Act approvato dalla maggioranza democratica nel 2022, i pensionati statunitensi pagheranno al massimo 35 dollari a kit. Nonostante l’opposizione repubblicana, sulla scia del ribasso imposto dall’alto anche per i pazienti più giovani il prezzo dell’insulina sta scendendo a prezzi più vicini a quelli europei. Per riportare un po’ di sano liberismo nel mercato dei farmaci ci è voluto lo Stato.
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