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Indagato Pizzarotti, Il Pd gode

Indagato Pizzarotti, Il Pd godeIl sindaco parmense a cinque stelle

Verso le elezioni Le nomine al Teatro Regio, tornato con i conti in ordine, fanno ipotizzare alla procura un abuso d'ufficio del sindaco, che presiede la Fondazione. Lui replica: “Sono tranquillo, è un atto dovuto dopo gli esposti del Pd". Dem all'attacco, poi Renzi va a Porta a Porta: "Non è una condanna. E se smettessimo di rinfacciarci gli avvisi di garanzia?".

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 maggio 2016

La storia è meno intricata di quella della municipalizzata livornese dei rifiuti, e per giunta i conti sembrano in ordine. Comunque sia il sindaco parmense a cinque stelle Federico Pizzarotti è finito sotto inchiesta al pari del collega Filippo Nogarin. In questo caso la procura di Parma sospetta Pizzarotti di abuso d’ufficio, in relazione alle nomine del direttore generale Barbara Meo, e della sua consulente Barbara Minghetti, alla guida del Teatro Regio, autentica istituzione cittadina che vede il sindaco a capo della Fondazione omonima.
Pizzarotti affida al social network il suo unico commento: “Sono tranquillo, perché è un atto dovuto a seguito degli esposti del Pd. Sarà utile per chiarire la vicenda, con la procura avremo il consueto atteggiamento collaborativo. Dico fin d’ora che non entrerò nella polemica politica dei botta e risposta, non utile a chiarire ma solo a confondere i cittadini e allontanarli dalla politica. Andiamo avanti, il mio impegno continua”.
L’informazione di garanzia a Pizzarotti e agli altri indagati – l’assessora alla cultura Laura Ferraris, e i tre membri del cda del teatro Silvio Grimaldeschi, Marco Alberto Valenti e Giuseppe Albenzio – è stata inviata alcune settimane fa. A confermarlo il procuratore capo Antonio Salvatore Rustico, che poi ha puntualizzato: “Il sindaco ha subito avuto un atteggiamento collaborativo. Ha chiesto di essere sentito per chiarire la sua posizione”.
L’indagine è partita nel dicembre scorso, sulla scia di alcune presunte irregolarità denunciate alla magistratura dal senatore parmigiano del Pd, Giorgio Pagliari. In dettaglio, la vicenda ha inizio dopo le dimissioni, nel luglio del 2014, del direttore del Regio, Carlo Fontana e del suo braccio destro Paolo Arcà, che avevano gestito il teatro a partire dall’insediamento dei Cinque stelle alla guida dell’amministrazione cittadina.
Per sostituire i due dirigenti, il Comune di Parma apre con un avviso pubblico una “ricognizione esplorativa”, così come segnala il capogruppo comunale 5stelle Marco Bosi, puntualizzando che la selezione non vincolava l’amministrazione alla nomina di uno tra i partecipanti al bando: “Si legge all’articolo 11 dell’avviso pubblico – spiega Bosi – in cui si specifica: ‘La ricognizione esplorativa di cui al presente avviso non vincola in alcun modo la Fondazione a procedere o meno all’affidamento dell’incarico’”. In parallelo si costituisce una commissione per la valutazione delle candidature.
A ottobre l’avviso pubblico si chiude, con trenta candidati. In contemporanea, raccontano le cronache locali, arrivano le prime critiche del senatore Pagliari, che accusa l’assessora Ferraris di interferire con il lavoro della commissione. All’alba del del 2015 la Fondazione fa sapere che la procedura si è chiusa senza esito. Pochi giorni dopo il cda, presieduto dal sindaco, affida gli incarichi ad Anna Maria Meo e Barbara Minghetti. A stretto giro di posta il senatore Pagliari presenta un esposto, denunciando che almeno sette candidature erano state cestinate dalla commissione senza spiegazioni. Di qui l’indagine preliminare, affidata ai finanzieri e coordinata dal pm Giuseppe Amara.
“Quando abbiamo saputo dell’avviso, dallo staff di Roma della comunicazione ci sono state chieste spiegazioni e le abbiamo date – puntualizza Bosi – perché è evidente che questo tipo di indagine può essere usata per fare campagna elettorale. Al direttorio sono convinti che il modo di agire fosse corretto”. Roberto Fico, del direttorio, la commenta così: “Il sindaco è indagato per aver nominato il direttore del Teatro Regio, cosa che è nelle sue prerogative. La magistratura sta verificando se ha seguito correttamente la procedura. Come sempre, se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del M5S chiederemo un passo indietro. Come in tutti gli altri casi”.
Il Pd va all’attacco per tutto il giorno, con lo slogan “Il M5S predica bene e razzola male”. Poi Matteo Renzi va a Porta a Porta e fa sapere: “Se uno prende un avviso di garanzia non è una condanna, e non rileva ai fini della valutazione se rimanere o no al proprio posto. E se la smettessimo di rinfacciarci gli avvisi di garanzia? I Cinque stelle hanno passato mesi a dire che li prendevamo noi. Poi quando è arrivato il loro, sono stati i cinque minuti più lunghi della storia”.

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