Politica

Indagato il presidente del Pd campano

Indagato il presidente del Pd campanoStefano Graziano – Ansa

Camorra Per i pm Stefano Graziano (che si è autosospeso dal partito) si sarebbe proposto «come punto di riferimento» del clan Zagaria in cambio di voti

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 27 aprile 2016

Perquisizioni e arresti ieri tra Roma e Caserta: si tratta di un nuovo filone dell’Operazione Medea della Dda di Napoli. Iniziata nel 2015, riguarda presunte irregolarità in appalti pubblici per favorire il gruppo Zagaria del clan dei Casalesi. Tra i luoghi setacciati ci sono le due abitazioni di Roma e Teverola del presidente del Pd campano Stefano Graziano, eletto l’anno scorso consigliere regionale. L’ipotesi di reato è concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti indagano sul presunto appoggio alla sua elezione da parte dell’imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria (arrestato ieri), referente del boss Michele Zagaria (i due non sono parenti). Graziano si sarebbe proposto «come punto di riferimento politico e amministrativo» del clan in cambio di voti (ha totalizzato quasi 16mila preferenze alle regionali).

Nell’intercettazione ambientale del novembre 2014, Alessandro Zagaria si rivolge a Biagio Di Muro, ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (anche lui arrestato ieri): «Noi dobbiamo portare a Graziano e tu non ti fai vedere. Ti dovrei allontanare io a te! O no?». In un’altra conversazione, lo stesso giorno, «si fa esplicito riferimento – scrive il gip – all’appalto relativo a palazzo Teti Maffuccini (convertito in Polo della Cultura e della legalità con un progetto regionale, ndr) e all’aiuto che Graziano dovrebbe fornire affinché il finanziamento possa essere trasferito da un capitolato di spesa a un altro, scongiurando la perdita del finanziamento».

Nove i destinatari di misure cautelari, dovranno rispondere di corruzione e turbativa d’asta con l’aggravante di aver agevolato i Casalesi. L’indagine ruota intorno ai lavori a Palazzo Teti, edificio storico sammaritese confiscato negli anni ’90 al padre di Biagio Di Muro. Nel decreto di perquisizione del 2015 si spiega che le due ditte Archicons srl e Lande srl si sarebbero aggiudicate l’appalto «grazie agli stretti rapporti di natura corruttiva stabiliti con i funzionari collusi dell’amministrazione pubblica locale, quali il sindaco del Comune di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro, il quale tuttavia si è avvalso dell’ausilio di Alessandro Zagaria, e il Rup della gara, Roberto Di Tommaso», quest’ultimo finito ieri ai domiciliari. Di Muro e alcuni componenti della Commissione di gara avrebbero ricevuto tangenti (70mila euro) per favorire le aziende segnalate truccando i punteggi.

Gli arresti di ieri nascono dall’Operazione Medea, che ha dato vita a due filoni. Il primo, legato ai subappalti nel sistema idrico, ha coinvolto l’ex consigliere regionale Pdl Angelo Polverino, il deputato di Forza Italia Carlo Sarro e l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio. Il secondo è legato agli eventi e agli appalti nei Beni culturali, indagato l’ex assessore regionale al ramo dell’Ncd, Pasquale Sommese. Alessandro Zagaria è l’uomo di collegamento, in ottimi rapporti con la segreteria di Sommese (oggi consigliere regionale) e con Graziano.

Stefano Graziano è un big del Pd nel casertano. Viene dalle file dell’Azione cattolica e del Partito popolare, si è fatto le ossa con Ciriaco De Mita prima di confluire nel 2007 nel Pd. Nel 2008 è stato parlamentare; nel 2013, con Enrico Letta premier, è stato consigliere per l’attuazione del programma di governo alla presidenza del consiglio. Ruolo confermato da Renzi ma abbandonato a metà 2015 per le regionali, è scritto sul sito di Graziano (palazzo Chigi smentisce che l’attuale premier abbia rinnovato l’incarico). Con Pina Picierno costituiscono la pattuglia dei franceschiniani a Caserta.

Tra loro e l’altra parlamentare casertana dem (area Rifare l’Italia), Rosaria Capacchione, non c’è grande simpatia.
«Totale e incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura» recita la nota diffusa ieri dal vicesegretario dem Guerini. Più dura Capacchione: «Che il Pd della Campania fosse oggetto di un arrembaggio da parte di affaristi privi di scrupoli e collusi è cosa che abbiamo denunciato da tempo. Ritengo opportuno un passo indietro di Graziano dalla presidenza dell’assemblea regionale».

Attaccano i 5 Stelle: «Graziano lasci la sua poltrona in consiglio regionale e chiarisca tutto di fronte ai giudici. Non è accettabile che resti un minuto di più» scrive sul blog di Grillo la consigliera regionale campana Valeria Ciarambino. «Il presidente del Pd campano indagato per camorra fino all’anno scorso era anche consulente del governo Renzi. Votiamoli via!» scrive Luigi Di Maio su facebook. «Presidente Matteo Renzi, indagato per camorra il presidente Pd in Campania. Camorra! Ora si spiega la sua #codadipaglia dei giorni scorsi» twitta Alessandro Di Battista. Alle 17 arriva il comunicato di Graziano: «Nell’esprimere la massima fiducia nell’operato della magistratura, comunico la mia autosospensione dal Partito democratico».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento