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Inchiesta sulla corruzione in Ucraina. Si dimette il procuratore generale

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontra il segretario alla Difesa Lloyd Austin a Kiev foto AnsaIl presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontra il segretario alla Difesa Lloyd Austin a Kiev foto Ansa

Il limite ignoto I problemi insanabili del sistema di reclutamento. In due anni di guerra oltre 8 milioni di civili ucraini hanno lasciato il paese

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 23 ottobre 2024

La corruzione all’interno del sistema di reclutamento militare ucraino appare insanabile. Dopo il repulisti voluto dal presidente Zelensky lo scorso anno per contrastare la pratica diffusa dei falsi certificati medici e dell’esenzione in cambio di tangenti, ieri l’esecutivo ha perso uno dei suoi uomini di punta, il procuratore generale dello stato Andriy Kostin. Questi era una delle figure di alto livello scelte dal capo di stato per la lotta all’illegalità, in particolare nel sistema di reclutamento e di approvvigionamento dell’esercito.

LA RICHIESTA del presidente era funzionale sia al percorso di adesione di Kiev all’Ue sia all’arruolamento effettivo di nuove reclute che andassero a rinfoltire i reparti al fronte stremati da quasi tre anni di conflitto. «Sono stati stabiliti abusi all’interno del sistema degli uffici della procura in Ucraina. Credo che sia giusto annunciare le mie dimissioni dalla carica di procuratore generale» ha scritto Kostin, senza specificare se la sua colpa sia solo quella di mancata vigilanza o se vi siano altri gradi di coinvolgimento di cui è imputato.
Ad ogni modo il procuratore generale dell’Ucraina aveva tra le sue prerogative anche la raccolta di prove dei crimini di guerra russi, delle attività di spionaggio e dei procedimenti sugli altri casi di corruzione nella politica nazionale. Le sue dimissioni gettano un’ombra sulle scelte di Zelensky e sull’amministrazione di Kiev, da sempre al centro delle preoccupazioni di Bruxelles per gli altissimi livelli di corruzione pre-bellica.

MA LA CORRUZIONE non è l’unico problema che attanaglia l’Ucraina. Ieri è stato pubblicato l’ultimo report dell’Agenzia dell’Onu che si occupa di demografia, la Unfpa, secondo il quale dall’inizio dell’invasione russa 8 milioni di ucraini, sui 43 milioni censiti prima del 22 febbraio 2024, hanno lasciato il territorio nazionale. In altri termini, quasi un quinto della popolazione pre-bellica si trova ora all’estero, in particolare in Europa occidentale. Il rapporto dell’Unfpa sottolinea che però il calo era già significativo dal 2014, ovvero dall’inizio della crisi di Crimea e dello scontro con le repubbliche separatiste del Donbass. Inoltre, la guerra ha amplificato un fenomeno già in atto e la mancanza di sicurezze, di prospettive economiche e di carriera ha determinato un calo drastico del tasso di natalità a un bambino per donna, che è uno dei più bassi al mondo. La curva demografica dunque rappresenta una società che invecchia rapidamente, più di quella italiana, e si impoverisce a un tasso esponenziale a causa della perdita di professionisti e tecnici di alto livello che cercano condizioni migliori all’estero per sfuggire all’indeterminatezza provocata da quasi 3 anni di conflitto.

Questo ritratto impietoso della società ucraina non fa che confermare i timori di chi sostiene che il prolungarsi del conflitto avrà degli effetti devastanti sul Paese nel medio e nel lungo termine. Anche dopo la fine delle ostilità. Anche il famoso «suolo nero» ucraino, noto per la sua fertilità, risentirà gravemente del conflitto. Stando al rapporto Lo stato del suolo in Europa del Centro comune di ricerca (Jrc) e dell’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea): «L’impatto ambientale delle attività militari è destinato ad essere significativamente più grave di quanto si sia mai visto nella storia. L’esperienza di altre aree colpite da conflitti indica che i suoli delle zone in cui si svolgono intense ostilità, come Bakhmut e Avdiivka, impiegheranno decenni (o addirittura secoli) per essere ripristinati».

NELL’IMMEDIATO, per far fronte alle difficoltà di sostenere lo sforzo bellico il Parlamento europeo ha approvato la nuova assistenza macrofinanziaria (Amf) all’Ucraina, un prestito fino a 35 milioni di euro da rimborsare con le future entrate derivate da beni russi congelati. La misura si inserisce nel più ampio pacchetto da 50 miliardi concordato con gli Usa che dovrebbe attingere dai fondi congelati russi. Dagli Stati uniti, la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha dichiarato che la prossima settimana Washington annuncerà nuove sanzioni a Mosca.

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