È partito ieri dalla Camera l’iter della Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La commissione Affari sociali ha licenziato con un voto a maggioranza il testo base che delimita i fatti e le persone su cui dovranno fare luce 15 deputati e 15 senatori. L’istituzione di una commissione d’inchiesta sul Covid è stato uno dei cavalli di battaglia della destra durante la campagna elettorale del 2022. Se per arrivare a una proposta condivisa dalla maggioranza – e anche dal Terzo Polo – ci sono voluti sei mesi, significa che l’accordo ha richiesto più sforzi del previsto.

Il testo della legge istitutiva è arrivato in aula direttamente all’inizio della seduta. M5S, Pd e Avs hanno polemicamente disertato il voto: «Non ci hanno dato neanche un’ora di tempo per vedere il testo unificato che hanno messo a punto loro e che ci hanno appena presentato», dice la capogruppo di Avs Luana Zanella. Il centro destra trovato un’intesa solo in extremis sugli aspetti da approfondire. E, soprattutto, su quelli da evitare.

La Commissione dovrà valutare l’efficacia e la tempestività delle misure adottate dal governo nella lotta alla pandemia, «le ragioni del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale redatto nel 2006» e «della mancata attivazione del piano pandemico nazionale allora vigente», tutti punti già toccati dall’inchiesta della procura di Bergamo. L’organismo dovrà anche verificare l’operato dei commissari governativi (Domenico Arcuri in primis, nel mirino dei renziani) nella gestione e negli acquisti delle scorte dei dispositivi di protezione, del materiale diagnostico e dei vaccini. Infine, valuterà efficacia e legittimità delle strategie adottate nella risposta: lockdown, vaccinazioni obbligatorie e terapie domiciliari. Scontati gli accertamenti su «eventi avversi e sindromi post-vacciniche» invocati dai movimenti No Vax.

Rimarranno fuori dal raggio d’azione della Commissione parlamentare solo le Regioni, nonostante la procura di Bergamo abbia messo sotto inchiesta il presidente leghista della Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore alla Sanità Giulio Gallera (oltre ai responsabili governativi) per il piano pandemico e l’amministrazione delle scorte di dispositivi.

Chiamarli a rispondere avrebbe creato imbarazzo tra gli alleati. «A noi sembra che questa maggioranza non abbia intenzione di fare una commissione d’inchiesta seria sulla gestione della pandemia ma voglia usarla come una clava politica contro le opposizioni che all’epoca si trovavano a gestire a mani nude quella situazione così complicata» commenta Vittoria Baldino (M5S). Conferma lo stesso leader dei 5 Stelle e ex premier Giuseppe Conte: «Se intendono fare una commissione d’inchiesta farsa, con un finale già scritto che esclude l’analisi dell’operato delle Regioni e che se mai mette in discussione l’utilità dei vaccini, allora se la faranno da soli».

La destra invece mostra soddisfazione. «L’accordo – spiega la relatrice del provvedimento Alice Buonguerrieri (FdI) – testimonia non solo che la maggioranza è compatta, ma che coinvolge anche parte dell’opposizione come il Terzo Polo, muovendosi verso l’unica direzione possibile e cioè quella della chiarezza».