Internazionale

In Yemen strage di donne e bambini nella battaglia senza senso di Hajjar

Yemen Ventidue uccisi in un bombardamento aereo, Arabia saudita la principale sospettata. Da un mese nella zona si combatte uno scontro assurdo tra un centinaio di filo-governativi e migliaia di ribelli Houthi

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 13 marzo 2019

Dodici bambini e dieci donne: è il bilancio delle vittime di un prolungato bombardamento aereo, cominciato lunedì e proseguito ieri, nella zona di Kushar nella provincia di Hajjar, nord dello Yemen.

A denunciare le uccisioni di civili è stata l’Onu che così ha attirato l’attenzione su un pezzo di guerra più assurdo degli altri: a Kushar si combatte ormai da un mese, ribelli Houthi da una parte e filo-governativi dall’altra, la tribù locale degli Hajour che – seppur troppo poco numerosa per prevalere, qualche centinaio di uomini – insiste nel colpire la zona controllata dal movimento ribelle dal settembre 2014, dall’inizio dell’avanzata Houthi nel paese.

Una battaglia che in molti definiscono senza senso (utile solo ai trafficanti di armi) ma che si sta traducendo in un’emergenza gravissima: le famiglie sono intrappolate nelle case, senza cibo e acqua a sufficienza. Domenica i combattenti Houthi hanno ucciso decine di miliziani avversari, compreso il leader della tribù, Sheikh al-Za’akari. E ieri dal cielo sono arrivate bombe sulle case.

Una strage: 22 morti, tutti bambini e donne, e 30 feriti (di cui la metà minorenni) con Houthi e governo – o meglio, l’Arabia saudita che da tempo lavora perché le tribù locali si sollevino contro il movimento ribelle, finora senza successo – si rimpallano la responsabilità.

Principale sospettato è la coalizione a guida saudita, l’unica a disporre di aerei da cui poter sganciare ordigni. Per ora Riyadh non risponde, lo lascia fare alla stampa vicino alla casa regnante che accusa a sua volta gli Houthi. In mezzo restano gli abitanti di Kushar: alcune decine di famiglie sono riuscite a scappare nei giorni scorsi, ma ne restano altrettante sotto assedio: «Temiamo che migliaia di civili siano intrappolati senza i servizi base per sopravvivere», spiegava ieri la coordinatrice Onu per lo Yemen, Lise Grande.

Servizi fondamentali già prima: a causa del blocco aereo e navale imposto dall’Arabia saudita, nelle zone controllate dagli Houthi gli aiuti umanitari arrivano con il contagocce.

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