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«In viaggio con Warfree, riconvertire la produzione alla pace»

«In viaggio con Warfree, riconvertire la produzione alla pace»Esercitazioni militari in Sardegna

Sulcis-Iglesiente «La nostra terra è da decenni colonizzata dalle servitù militari, tra basi, poligoni e la grande fabbrica di armi Rwm. Ma il popolo sardo vuole un futuro diverso» spiegano Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa, che dal 2017 hanno fondato il Comitato Riconversione Rwm e poi la Rete Warfree

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 5 maggio 2024

«In viaggio con Warfree alla scoperta della sostenibilità nel Sulcis-Iglesiente» è il tour organizzato dalla Rete Warfree nella giornata di ieri, proprio in concomitanza con le imponenti esercitazioni militari «Mare Aperto 2024». «La nostra terra è da decenni colonizzata dalle servitù militari, tra basi, poligoni e la grande fabbrica di armi Rwm, che ci tiene in pugno col ricatto lavorativo. Ma il popolo sardo vuole un futuro diverso» spiegano Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa, che dal 2017 hanno fondato il Comitato Riconversione Rwm e poi la Rete Warfree, liberu Dae Sa Gherra, con oltre 60 aziende etiche e sostenibili che ripudiano la guerra dalla loro filiera produttiva.

«Vogliamo riconvertire a una produzione etica e sostenibile tutti i posti di lavoro dello stabilimento Rwm. Non possiamo più tollerare che nelle nostre terre si producano e sperimentino ordigni di morte».

La prima azienda che visitiamo è la Domus Api a Domus Novas, piccola azienda agricola che produce miele e alleva asini a scopo didattico e terapeutico. Dista pochi chilometri dalla fabbrica di bombe Rwm, e l’adesione alla rete pacifista non è stata indolore, causando anche una sorta di boicottaggio locale. Gli asinelli ci vengono incontro per essere accarezzati e coccolati, benché non ci conoscano neppure.

«La Rwm si è recentemente ampliata, viste le numerose commesse. Nei pressi dell’area protetta del Linas-Marganai-Oridda, in pieno parco geominerario, il bosco è sparito, una collina è stata spianata e al suo posto è sorto un campo prove per esplosivi militari, mentre grandi capannoni industriali sono stati realizzati a ridosso di un torrente, in un’area a forte rischio idrogeologico» spiegano Cinzia e Arnaldo.

Il tour prosegue nella pineta di Porto Pino, vicino a Capo Teulada, una splendida penisola che ospita uno dei più grandi poligoni d’Europa, dove le esercitazioni hanno contaminato e devastato l’ambiente. Il pranzo del tour solidale è preparato da piccoli produttori, tra cui Jajius l’azienda domestica di Ielena, che cucina a partire dalla farina bio locale: «Il nostro grano è un miscuglio di semi antichi studiato per essere resistente al cambiamento climatico» spiegano Michele e Silvana, aggiungendo orgogliosi «ogni metro quadrato di terra che coltiviamo è un metro quadrato sottratto alla guerra e alle servitù militari».

Dopo il tour solidale, oggi la marcia della pace, da san Giovanni Suergiu a Carbonia. «Forti venti di guerra soffiano su di noi, dall’Europa e dal Mediterraneo – dichiarano gli organizzatori ricordando le vittime della guerra russo-ucraina e della striscia di Gaza -. Si fa sempre più concreto il rischio di un conflitto nucleare». Le associazioni chiedono «un immediato cessate il fuoco in Ucraina e nella striscia di Gaza, la condanna di ogni violazione del diritto internazionale, che si fermi la corsa agli armamenti, che si sospendano le esercitazioni militari in Europa e la riconversione civile della produzione di armamenti».

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