Forse non tutto è davvero come appare. Oppure il fatto che nulla sia in realtà come sembra è una sinistra certezza dalla quale muovere verso ogni nuova, possibile scoperta. Del resto, il commissario François Gerard dell’Intelligence transalpina raccoglie le idee passeggiando lungo il Canale Saint-Martin in compagnia di Petra, Maigret e Dupin i bastardini che ha raccolto per strada nel corso del tempo.
Lì, nel cuore di Parigi, oggi affollato di bistrot e ristorantini alla moda, nessuno penserebbe più di trovarsi nell’ex polmone operaio della capitale, dove per più di un secolo sono transitati merci e uomini da una chiusa all’altra. Così, anche Gerard, circondato dagli epigoni a quattro zampe di celebri detective, non sembra evocare il profilo di un uomo d’azione, eppure l’indagine che lo vedrà impegnato rivelerà ai lettori molti aspetti a prima vista insospettabili del suo carattere.
A partire dalla morte di Léonard Colbert, un imprenditore con interessi in mezzo mondo e presidente di una società di trading di tecnologie dell’informazione, trovato senza vita nel garage dell’edificio che ospita uno dei suoi uffici nel quartiere parigino della Défense, si dipana infatti un intreccio che farà tappa a Guernsey, una delle isole del Canale, a Londra e Venezia, Odessa, Bretagna, Serbia, Moldavia, Transnistria, Romania, nelle isole greche come in Nigeria e in Somalia.
LASCIATI A PARIGI i cani e con un Toscano e un disco di jazz sempre a portata di mano per aiutarsi a riordinare le idee, Gerard cercherà dapprima di fare luce sulla sparizione del testamento di Colbert e quindi su alcuni misteriosi soci in affari dello scomparso, finendo così per rendersi conto che l’enorme fortuna accumulata dal morto non era forse dovuta solo a investimenti lungimiranti, quanto a possibili inconfessabili alleanze con quel mondo criminale coinvolto nel traffico di rifiuti tossici come nel commercio di armi non convenzionali, magari dismesse dagli arsenali dell’ex Urss, o perfino nella guerra in corso in Ucraina.
Anche se, in questa indagine, ogni pista può rivelarsi plausibile, ma non per questo necessariamente vera. Come ammette uno dei superiori di Gerard alla Dgsi: «Il caso Colbert è una combinazione di false verità e verità nascoste, di segreti di un segreto».