Mentre la diplomazia si muove solo per le forniture di armi e le minacce, in Ucraina si continua a morire. Nelle ultime ore nuovi bombardamenti hanno colpito ben 9 regioni ucraine, soprattutto nel sud e nell’est. A Kharkiv è stato colpito un edificio residenziale e si registra una vittima e almeno tre feriti. Nel resto del Paese si contano i danni.

Nel frattempo si intensificano le voci di una possibile nuova mobilitazione di coscritti in Russia e di una rotazione di truppe nell’area di Bakhmut, dove l’esercito regolare di Mosca starebbe gradualmente sostituendo i mercenari della brigata Wagner in modo da avere truppe fresche per un’eventuale nuova offensiva.

Dall’altra parte della frontiera, intanto, sembra che lo stato maggiore del Cremlino abbia mobilitato reparti supplementari nella regione di Kursk per presidiare la frontiera. Proprio a Kursk, secondo il governatore Roman Starovoit, domenica gli ucraini avrebbero danneggiato alcune linee elettriche bombardando dalle proprie posizioni.

IN OGNI CASO KIEV attende con apprensione l’arrivo degli armamenti occidentali e spera in nuovi colpi di scena che possano convincere i leader della Nato a cedere sulle forniture di aerei e missili a lungo raggio ma il cancelliere tedesco Scholz è stato categorico: la questione «non è in discussione» e, ha lasciato intendere nei giorni scorsi, non lo sarà mai. Tuttavia, la sicumera di alcuni esponenti di spicco della classe dirigente ucraina palesa che a Kiev sono speranzosi.

Ieri il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha dichiarato alla Cbc che, dopo essersi assicurata forniture di carri armati moderni dall’Occidente, l’Ucraina spera ora di ricevere aerei militari che potrebbero «cambiare le carte in tavola» nella lotta contro la Russia. «Ciò che oggi è impossibile, domani sarà possibile» ha dichiarato un profetico Reznikov.

LA POLONIA, che è stata protagonista della campagna a favore della fornitura dei panzer al governo di Zelensky, ha già iniziato a fare pressioni in tal senso. Secondo il capo di gabinetto presidenziale ucraino Andryi Yermak, Varsavia sarebbe pronta a fornire una parte dei propri F-16.

In precedenza il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, aveva dichiarato in una conferenza stampa che il trasferimento di qualsiasi aereo all’Ucraina potrebbe avvenire solo in accordo con i Paesi della Nato e che la Polonia «agirà in pieno coordinamento» con i suoi alleati.

Ma abbiamo già assistito alle strategie di pressione polacche per i tank tedeschi e anche in quel frangente i politici locali affermavano di essere pronti a patto che i partner fossero d’accordo. Salvo poi dichiarare che si stava «perdendo tempo prezioso» e che, addirittura, Varsavia avrebbe agito in autonomia se non fosse arrivato il via libera tedesco.

UNA TIMIDA APERTURA è arrivata dal presidente francese Macron, il quale ieri ha preso parola sul nuovo pacchetto di missili che il suo Paese invierà in accordo con il governo italiano dichiarando che «non è escluso che tra gli aiuti possano essere inclusi anche dei caccia».

Per ora sappiamo che Parigi e Roma forniranno 688 missili terra-aria «Aster» all’Ucraina. Si tratta di testate a mezzo raggio considerate molto valide (e molto costose, si parla di quasi 2 miliardi di euro) e sono considerate la risposta italiana alla mancata fornitura di carri armati da parte del nostro Paese. Si noti bene che l’intero lotto dovrebbe essere consegnato a Kiev entro il 2035.

LE TEMPISTICHE di invio dei vari pacchetti di aiuti militari sono spesso lasciate in secondo piano nei resoconti dei media ma rappresentano il vero discrimine, almeno in questa fase della guerra. Ricevere gli Abrams americani nelle prossime settimane o tra due anni per lo Stato maggiore ucraino equivale ad averli o meno.

Anche per questo la Gran Bretagna, fin da subito sostenitrice della difesa dell’Ucraina a ogni costo e della necessità di una confitta russa, ieri ha annunciato che i suoi mezzi corazzati Challenger 2 saranno al fronte «probabilmente verso Pasqua».

Fonti ucraine hanno annunciato che nei prossimi mesi Kiev acquisterà droni per oltre 500 milioni di euro. Oltre ai Bayraktar turchi e ai Black Hornet da ricognizione norvegesi, ci sarebbero anche 105 droni da ricognizione tedeschi Vector finanziati, secondo Ukrinform, dal governo tedesco.