Anche senza le migliaia di studenti delle scuole superiori, protagonisti di un corteo alternativo da San Lorenzo a Santo Spirito “per fermare la riforma Valditara, il genocidio in Palestina e l’economia di guerra”, l’imponenza della manifestazione fiorentina si è misurata nel fatto che piazza Santissima Annunziata era già strapiena e non riusciva più ad accogliere i due residui chilometri di corteo che la separavano dalla partenza di piazza Indipendenza, anch’essa ancora affollata di donne e uomini di ogni età, arrivati da tutta la Toscana. Lo sciopero generale di Cgil e Uil contro la manovra economica del governo ha visto un’alta adesione in tutti i settori, del 77% il calcolo dei sindacati, e si è tradotto anche in una inconsueta fluidità della mobilità in una città abitualmente congestionata. Ulteriore segnale di una adesione che non si è limitata alle decine di migliaia di persone in piazza, allargandosi a macchia d’olio in segno di protesta verso un governo che, nelle parole di una manifestante, “è riuscito addirittura a peggiorare la legge Fornero”.
“Non sto a contarli, siamo uno stadio pieno”, commenta sorridente in Santissima Annunziata il segretario generale toscano della Cgil, Rossano Rossi, che due settimane fa aveva mezzo metro di acqua fangosa in casa ma ha coordinato la preparazione della giornata con l’abituale energia. “Salvini ci ha fatto un regalo con la precettazione nei trasporti, un fatto gravissimo pensato per depotenziare lo sciopero. Ma alla fine ha ottenuto l’effetto opposto, facendo aumentare la partecipazione. A tal punto che non abbiamo trovato altri pullman per portare chi voleva venire”. “Ce ne sono ancora un centinaio che cercano di parcheggiare alla Fortezza da Basso – aggiunge il segretario della Camera del Lavoro fiorentina, Bernardo Marasco – anche lui più che soddisfatto della giornata.
“Sono qui perché non ne posso più delle decisioni di questo governo, compresa una riforma fiscale che premia chi sta meglio e punisce chi sta peggio”, racconta un altro manifestante con parole che l’intero corteo è pronto a sottoscrivere. Cori e manifesti ironici arricchiscono una coreografia aperta dalle musiche della Zastava Orkestar e punteggiata dagli striscioni rossi delle Camere del Lavoro e delle categorie, e da quelli blu di una Uil che con il segretario generale toscano Paolo Fantappiè avverte: “Se vogliono metterci il bavaglio ci faremo sentire ancora di più per difendere il diritto di poter protestare. Hanno detto che facevamo lo sciopero di venerdì per fare il weekend lungo: si vergognino”.
Tra la folla ci sono gli educatori e le educatrici scolastiche con una maschera bianca per denunciare il loro essere “invisibili” pur facendo un lavoro essenziale, e gli operai Gkn, con il grande striscione Insorgiamo e un altro che fa il punto della situazione “Licenziati, ingannati, esondati, in piedi. E odiamo forte”. Hanno letto su un settimanale l’inchiesta di Irpimedia sui mesi che precedettero la chiusura a tradimento della fabbrica, e replicano: “Si deve far chiarezza anche sugli accordi tra Borgomeo e Gkn-Melrose, perché il piano di chiusura è continuato per procura. Il governo ha deciso di non agire, intervenga allora la Regione, rilevando lo stabilimento per permetterne la reindustrializzazione”.
Da Francesca Re David, sul palco per gli interventi conclusivi, anche uno sguardo alla mattanza in corso nella Striscia di Gaza. “La guerra è sempre un crimine, è stata un crimine la strage del 7 ottobre ma non si risponde alla violenza sterminando un popolo. Sotto quelle bombe ci stanno ragazzi, donne, bambini. Noi siamo contro la guerra, perché siamo il movimento dei lavoratori”. A farle eco, nel pomeriggio un presidio di “Lavoratori e studenti per la Palestina libera” ha esposto davanti al Duomo uno striscione in italiano e inglese: “Non puoi ammirare la bellezza mentre è in corso un genocidio”.