Mcebisi Ndletyana è preside della facoltà di Economia Politica al Mapungubwe Institute for Strategic Reflection, ha ricoperto incarichi di ricerca presso varie istituzioni, tra cui la Steve Biko Foundation. e insegnato in diverse università negli Usa e in Sudafrica. Analista politico e saggista, le sue ricerche e i suoi scritti riguardano gli intellettuali africani, il nazionalismo, l’identità e la politica elettorale in Africa.

Cosa pensa della sorpresa Jacob Zuma?

Non è del tutto una sorpresa, se non nelle dimensioni. Ma la perdita di voti da parte dell’African National Congress (Anc) si deve all’inefficacia delle misure prese in seguito alle inondazioni dell’aprile 2022, con più di 400 morti e 13mila case danneggiate, nonché ai disordini civili noti anche come rivolte di Zuma, scatenati dall’incarcerazione dell’ex presidente Zuma nelle province di KwaZulu-Natal e Gauteng nel luglio 2021. I governi provinciali sono accusati di non aver ancora fornito alloggi, ricostruito le infrastrutture sanitarie e tutto il resto. Quindi l’insoddisfazione è alta. E naturalmente il KwaZulu-Natal è sempre stata la base di Jacob Zuma, soprattutto per il suo appeal etnico. Gli Zulu sono il gruppo etnico più grande del Sudafrica, circa 14 milioni di persone, è stato facile convincere le persone a votarlo.

Nel 2021 la massima corte sudafricana lo ha condannato a 15 mesi di carcere, eppure 3 anni dopo ha creato un partito, l’uMkhonto we Sizwe (Mk), e fatto campagna elettorale.

È il culto della personalità, la gente lo vota malgrado i suoi evidenti difetti, perché appare come una sorta di figura messianica. Le persone diventano credulone quando le istituzioni non rispondono ai loro bisogni quotidiani, se ne allontanano e iniziano a fidarsi dei legami etnici o di parentela pensando che, poiché questa persona è dei nostri, potrebbe sentirsi più obbligata a prendersi cura di noi. Quindi il fascino di Zuma ha a che fare con l’indebolimento delle istituzioni pubbliche. Ma va chiarito che, poiché condannato a più di dodici mesi, Zuma non era candidato, potrà farlo solo tra cinque anni. Era semplicemente il leader del partito e in quanto tale sulla scheda elettorale c’era il suo volto. Ha fatto valere il carisma, la maggior parte dei suoi sostenitori crede che i problemi legali siano parte di una cospirazione contro di lui.

E il risultato deludente di Economic Freedom Fighters?

L’Eff è un partito di nicchia. È guidato da un demagogo e usa il populismo per fare presa sui disoccupati e su chi sente di non essere preso in carico dal sistema. È una voce anti-establishment che a volte sembra addirittura violenta, o sembra incitare alla violenza. In Sudafrica questo tipo di messaggio piace a un certo elettorato, in particolare ai giovani. Allo stesso tempo, i giovani non vanno a votare: i ventenni e coloro che votavano per la prima volta hanno costituito un numero minimo di elettori registrati. Quindi direi che in primo luogo per il suo messaggio, e poi per l’elettorato a cui si rivolge, le percentuali che l’Eff può ottenere sono sempre più limitate.

Pensa che Rise Mzansi, l’altro partito nuovo che si presentava alle elezioni come anti-sistema, abbia raccolto qualcuno di questi voti?

È una possibilità, ma Rise Mzansi piace a un diverso tipo di giovani. È un partito moderato, prende posizioni responsabili, non promette cose che non sono realistiche. Quindi dubito che abbiano ricevuto sostegno da elettori dell’Eff.

Cyril Ramaphosa (Ap)

Ora l’Anc sarà obbligato a governare in coalizione. Quali possibilità vede?

L’Anc resta il partito più grande, quindi immagino vorrà guidare la formazione di governo. Un’alleanza con Mk è molto improbabile, troppe parole dure sono volate tra l’Anc e Zuma. L’ex presidente Thabo Mbeki ha detto che Zuma faceva parte della forza controrivoluzionaria che ha cercato di minare il progresso in Sudafrica, e che non è un patriota ma anzi, probabilmente una spia del vecchio ordine. Pertanto non credo ci sia nessuna possibilità di dialogo con Mk. Anche l’Eff non è il tipo di partito che prenderanno in considerazione, è guidato da Julius Malema che ha una personalità instabile, cambia sempre posizione, è imprevedibile. Dei tre partiti più votati non resta che il più grande, la Democratic Alliance (Da). È il tradizionale avversario dell’Anc, ma la logica delle grandi coalizioni dice che bisgna lavorare anche con il tuo nemico ideologico, se necessario. Direi che tutti questi fattori insieme indicano la forte possibilità di una coalizione Anc/Da. Non hanno mai avuto bisogno uno dell’altro, ma insieme avrebbero i numeri per fare a meno di tutti gli altri.