In Spagna, contro il governo, svolta «salviniana» del Partido Popular e di Ciudadanos
Migranti Intanto il ministro degli Interni annuncia di voler eliminare le lame lungo le recinzioni di Ceuta e Melilla che causano ferite gravissime a chi tenta di scavalcarle
Migranti Intanto il ministro degli Interni annuncia di voler eliminare le lame lungo le recinzioni di Ceuta e Melilla che causano ferite gravissime a chi tenta di scavalcarle
Il tema migrazione comincia a diventare caldo anche in Spagna. Il nuovo leader del Partido Popular, Pablo Casado, ha rotto un tabù e dato il via a un discorso apertamente xenofobo, sulla linea di ciò che ad altri leader politici ha reso molto politicamente. Il modello è proprio quello di Matteo Salvini, come tutti i giornali spagnoli hanno sottolineato in questi giorni. Casado ha parlato di «milioni» di africani che arrivano sulle nostre coste, che è impossibile dare documenti a tutti, e che anche se è »politicamente scorretto» qualcuno lo deve pur dire. Suona familiare, vero?
Ormai, quindi, anche in Spagna la destra estrema che Casado vuole cavalcare, mettendosi in concorrenza con il suo alter ego di Ciudadanos, Albert Rivera, ha rotto il vaso di Pandora dell’odio xenofobo, e le conseguenze arriveranno.
TANTO PIÙ che è un dato di fatto che la Spagna, oggi, è il paese europeo che riceve più migranti. Sono 23mila dall’inizio dell’anno (come in tutto il 2017), non milioni. In più, 3800 sono arrivati via terra (nelle enclavi di Ceuta e Melilla). Lasciando da parte sia la mediatica (e necessaria) accoglienza dei 600 dell’Aquarius di Open Arms, sia il salto delle recinzioni di Ceuta la settimana scorsa (altre 600 persone), resta il fatto, questo sì reale, che le coste andaluse ricevono decine e decine di barconi provenienti dal Marocco, per un totale di migliaia di persone ogni settimana.
Le scarse strutture di accoglienza sono al collasso e da molte parti si chiede al governo di fare qualcosa. Il ministro degli interni Fernando Grande-Marlaska ha visitato Ceuta sabato scorso, rassicurando che la situazione è perfettamente sotto controllo. Cosa che è manifestamente falsa: molti dei migranti salvati sono stati costretti a dormire nei giorni scorsi su delle navi per mancanza di posti letto o per non aver ricevuto l’autorizzazione a sbarcare. Marlaska ha ribadito di voler eliminare le lame dalle reti di confine a Ceuta e Melilla, che causano ferite gravissime a chi tenta di scavalcarle. «Non risolvono nulla. Troveremo metodi meno cruenti», ha detto. Per poi inviare 20 nuovi effettivi della Guarda Civil alla frontiera.
Tanto per confermare che l’immigrazione è già diventata carne da macello elettorale, sia Casado, sia Rivera sono piombati a Ceuta ancora prima del ministro per dare sostegno alla Guardia Civil.
IL GOVERNO HA ANNUNCIATO l’investimento di 3 milioni di euro per un nuovo centro «di accoglienza» dei migranti a Cadice e per i servizi di assistenza, ma intanto l’arrivo dei migranti, con la bella stagione, non si ferma. Non solo perché quella spagnola è l’unica via oggi percorribile, ma anche perché il governo di Rabat sa bene che questa è un’ottima leva per fare pressioni su Madrid. A questo si aggiunge la disperazione di chi vuole raggiungere a ogni costo l’Europa per sfuggire alle torture e alla miseria. Altro che effetto chiamata: la crescita del numero degli immigranti (comunque si parla sempre solo di migliaia di persone) era già visibile dal 2013 e soprattutto l’estate scorsa.
MENTRE LUNEDÌ Marlaska era in Mauritania «per rafforzare la collaborazione migratoria», a Rabat c’erano l’ex presidente Zapatero e l’ex ministro degli esteri Moratinos per celebrare la Festa del Trono di Mohammed VI (che commemorava i suoi 19 anni di regno).
A lui i due socialisti hanno parlato della «pressione migratoria»; in cambio Rabat chiede alla Spagna e a Bruxelles materiale per 60 milioni per vigilare le sue coste. Zapatero e Moratinos si sono sperticati in lodi sui due decenni di regno, mentre Pedro Sánchez spera di incontrare il monarca marocchino al più presto.
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