Come previsto, i democratici al Senato non sono riusciti a far passare il Women’s Health Protection Act, il disegno di legge che avrebbe istituito la protezione federale del diritto all’aborto sancita dalla sentenza del 1973 Roe v Wade – che si prevede verrà ribaltata dalla Corte suprema a giugno dopo che è stata fatta trapelare la bozza dell’opinione di maggioranza, firmata dal giudice conservatore Samuel Alito, sul caso con cui gli antiabortisti hanno dato l’assalto definitivo a Roe: Dobbs v Jackson Women’s Health Organization.

ANCORA UNA VOLTA, mercoledì – mentre fuori manifestavano decine di deputate della Camera con lo slogan «my body, my choice» – il Senato si è diviso lungo le linee di partito e ha affossato la legge, con il senatore dem Joe Manchin che si è schierato con i repubblicani per l’ennesima votazione da quando si è insediata l’amministrazione Biden, di modo che il voto si è concluso a 49-51 contro la legge. A ritirare il loro sostegno anche due senatrici repubblicane che avevano espresso il loro supporto al diritto all’aborto: Lisa Murkowski e Susan Collins, mentre il democratico antiabortista Robert P. Casey Jr. è tornato sui suoi passi e ha votato con il proprio partito. Ma anche con i voti di Manchin e delle repubblicane “ribelli” il Women’s Health Protection Act non sarebbe stato in grado di raggiungere la maggioranza di 60 voti richiesta in Senato dall’ormai famigerato filibuster. «Questo voto indica chiaramente che il Senato non sta con la maggioranza degli americani su questo tema», ha detto la vicepresidente Kamala Harris (in aula per dimostrare il sostegno della Casa bianca alla legislazione), facendo riferimento ai tanti sondaggi commissionati dopo la pubblicazione dell’opinione di Alito, che invariabilmente descrivono un’America che a larga maggioranza sostiene la protezione costituzionale del diritto all’aborto. «Una priorità per tutti coloro che hanno a cuore questo tema – anzi la priorità – dovrebbe essere di eleggere leader pro-choice», ha aggiunto Harris rivelando quella che era la reale strategia democratica nel condurre un voto che si sapeva destinato alla sconfitta: “stanare” l’opposizione repubblicana e farne un cavallo di battaglia della campagna elettorale per il midterm.

Alle sue parole fa infatti eco il commento del presidente Biden: il risultato al Senato «è contrario alla volontà della maggioranza degli americani». E anche lui invita i cittadini a eleggere rappresentanti in favore del provvedimento: «Se lo faranno, a gennaio il Congresso potrà votarlo, metterlo sulla mia scrivania, e io lo firmerò e promulgherò la legge».

IL WOMEN’S HEALTH Protection Act viene invece attaccato dai repubblicani, tra cui il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell, come un provvedimento «radicale» (nonostante sia stato perfino “smussato” dal primo tentativo di approvarlo lo scorso febbraio) che amplia il diritto all’aborto anche oltre le disposizioni di Roe. In verità, nel disegno di legge si limitano le restrizioni che gli stati possono imporre a questo diritto grazie a una sentenza successiva – Planned Parenthood v Casey, 1992 – e che nelle zone più conservatrici degli Usa hanno reso di fatto quasi inesistente la possibilità di una donna di interrompere la propria gravidanza. (g. br.)