In Sardegna sta morendo la sanità pubblica
Tutto è delegato al privato Attese lunghissime, reparti che chiudono, nel Nuorese e in Ogliastra mancano persino i medici di base, a Ussassai, comune di cinquecento abitanti, il sindaco ha chiesto aiuto a Emergency. Colpite soprattutto le zone più povere e isolate. Per il diritto alla salute in 5mila hanno manifestato a Nuoro, erano vent’anni che non si vedeva una protesta così
Tutto è delegato al privato Attese lunghissime, reparti che chiudono, nel Nuorese e in Ogliastra mancano persino i medici di base, a Ussassai, comune di cinquecento abitanti, il sindaco ha chiesto aiuto a Emergency. Colpite soprattutto le zone più povere e isolate. Per il diritto alla salute in 5mila hanno manifestato a Nuoro, erano vent’anni che non si vedeva una protesta così
La sanità pubblica in Sardegna è al collasso. Prima i tagli della giunta Pigliaru (centrosinistra) in ossequio al credo del pareggio di bilancio; ora il malgoverno della giunta sardo-leghista, in cui clientelismo e incompetenza si mescolano in un mix micidiale.
«La situazione è disastrosa – denuncia Gino Cadeddu Rsu dell’Ats Sardegna, la struttura della Regione che gestisce il sistema sanitario nell’isola -. Visite agli esterni, negli ospedali non se ne possono fare. Tutto è delegato al privato che però non riesce a sopperire a tutte le richieste. E come se non bastasse stanno andando in pensione molti specialisti e manca il personale. Abbiamo liste d’attesa di almeno tre mesi per interventi che non siano d’urgenza».
A essere colpite sono soprattutto le zone più povere e più isolate. Nel Nuorese e in Ogliastra mancano persino i medici di base. Il sindaco di Ussassai, comune di cinquecento abitanti, ha chiesto aiuto a Emergency. Anche l’ospedale San Francesco, a Nuoro, è fortemente ridimensionato. Tutti i reparti funzionavano benissimo e alcuni, come la cardiologia, erano strutture di eccellenza. Poi sono arrivati i tagli e ora alcuni reparti quasi non esistono più, come oculistica e geriatria. I medici trasferiti in altri ospedali non vengono sostituiti. A Oristano molti reparti dell’ospedale San Martino sono in difficoltà per mancanza di personale e in provincia rischiano la chiusura gli ospedali di Isili, Ghilarza e Muravera.
Tra i casi segnalati dalle associazioni dei pazienti anche quello del Centro per la cura della sclerosi multipla di Cagliari, dove ad assistere cinquemila pazienti da tutta l’isola ci sono soltanto tre medici. A Iglesias una donna, Monica Giacchetti, operata di tumore al seno, ha raccontato, con una lettera ai giornali, di non essere riuscita a prenotare una mammografia in nessuna struttura sanitaria pubblica della Sardegna.
Una situazione diventata ormai intollerabile, contro la quale è in atto da settimane una mobilitazione culminata, sabato scorso, in una imponente marcia di protesta a Nuoro: un serpentone di cinquemila persone lungo un paio di chilometri, nella manifestazione più grande che l’isola ricordi negli ultimi vent’anni. In prima fila amministratori locali, associazioni dei malati, scuole, sindacati. Tutti hanno risposto all’appello alla mobilitazione lanciato dell’associazione delle pazienti oncologiche “Vivere a colori”, da venticinque giorni in presidio in una roulotte in piazza Vittorio Emanuele.
«A Nuoro e in Barbagia – dice per “Vivere a colori” Marilena Pintore – i reparti del San Francesco e la medicina territoriale sono al collasso. Mancano decine e decine di medici. Per curarci restano soltanto le strutture sanitarie private». «La sanità pubblica non può essere smantellata – aggiungono i segretari regionali di Cgil Cisl e Uil Samuele Peddio, Gavino Carta e Francesca Ticca – . La riforma della sanità regionale è stata, in campagna elettorale, una bandiera del centrodestra guidato da Christian Solinas, ma dopo tre anni di governo vediamo soltanto macerie». «Sono mesi che manifestiamo – dice Pina Cui -. Vengo da un territorio, il Mandrolisai, geograficamente isolato. Prima dell’attuale disastro i nostri malati facevamo due ore di strade accidentate per arrivare a Nuoro, ma poi trovavano i medici del San Francesco a curarli. Ora sono dirottati verso altri ospedali, ancora più lontani, perché a Nuoro non funziona più niente».
«La situazione è molto grave – dice Davide Burchi – sindaco di Lanusei, capoluogo dell’Ogliastra – Manca una vera programmazione. Va bene puntare su centri di eccellenza, ma è altrettanto importante che nei territori siano garantiti i servizi sanitari e che questi possano essere raggiunti con mezzi pubblici in periodi non superiori ai quaranta minuti. Non possiamo permettere che ci siano zone servite da eccellenze e altre completamente abbandonate».
Burchi allude al fatto che, mentre nei piccoli centri delle zone più isolate la situazione è drammatica, a favore del Mater Olbiae, l’ospedale privato convenzionato nato a Olbia da una partnership fra Qatar Foundation e policlinico Gemelli, la Regione Sardegna ha autorizzato una spesa di venti milioni di euro.
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