La Nigeria ha votato questo sabato, in molti stati anche domenica. Elezioni presidenziali e legislative, una sfida logistica per il gigante dell’Africa occidentale, con il più grande elettorato del continente – 93,4 milioni di elettori registrati.

IL PRESIDENTE della Commissione nazionale elettorale Indipendente (Inec), Mahmoud Yakubu, aveva indicato venerdì sera che «la macchina elettorale era pronta per garantire elezioni democratiche e libere», ma i numerosi ritardi e incidenti hanno evidenziato il contrario. L’apertura dei seggi, in città come Lagos o Kano, è stata posticipata di alcune ore a causa del materiale elettorale arrivato tardi. Uno dei principali problemi è stato l’utilizzo delle Bva, le nuove macchine per l’identificazione elettronica degli elettori a riconoscimento facciale, che hanno creato molti problemi nell’utilizzo o in alcuni casi sono state rubate. Le opposizioni denunciano l’invio di schede senza i simboli di tutti i partiti, cosa che ha spinto l’Inec a posticipare la chiusura di molti seggi.

Nonostante un clima generalmente definito «pacifico», ci sono state violenze a Lagos, dove uomini armati hanno assaltato un seggio e incendiato le schede elettorali. Incidenti piuttosto gravi sono scoppiati anche negli stati di Kogi, Niger, Katsina (centro) e del Delta (sud), dove uomini armati hanno distrutto le urne con «almeno 5 morti tra gli aggressori».

YAKUBU, NELLA CONFERENZA stampa di ieri ha dichiarato che, per evitare ulteriori tensioni, i risultati arriveranno «rapidamente», ma senza indicare un limite nei 14 giorni concessi dalla legge per consegnare i risultati definitivi.

Nella corsa a tre tra Atiku Abubakar, leader del Partito democratico popolare (Pdp), Bola Tinubu dell’All Progressive Congress (Apc) e Peter Obi del Partito laburista (Lp), la lotta sembra ancora incerta. Con circa un terzo dei 36 stati dichiarati ufficialmente, Tinubu ha un forte vantaggio su Abubakar, con Obi al terzo posto, anche se la maggior parte degli stati scrutinati sono quelli del sud-ovest dove l’Apc ha le sue roccaforti elettorali.

IL NORD-EST sembra aver puntato su Abubakar, al suo sesto tentativo per diventare presidente, con la sorprendente vittoria negli stati Yobe e Katsina (feudo del presidente uscente Buhari). Confermata l’importante vittoria di Peter Obi a Lagos, sebbene sia un importante passo avanti per l’outsider, non sembra necessariamente una grande sorpresa. La città ospita molti giovani istruiti, oltre a una vasta comunità Igbo, tutti gruppi ampiamente visti come sostenitori della sua candidatura presidenziale.

Ma con ancora 20 stati e la capitale, Abuja da scrutinare, sembra troppo presto per indicare chi potrebbe essere eletto come prossimo presidente della Nigeria, con un sistema elettorale che prevede una maggioranza assoluta e più del 25% dei voti espressi in due terzi degli stati del paese (24 su 36), in caso contrario si andrà al ballottaggio tra 21 giorni. Scenario che non si è mai verificato dal ritorno dei civili al potere nel 1999.

Ieri gli osservatori della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas) e di Yiaga Africa, il più grande organismo di monitoraggio elettorale del paese, hanno evidenziato «numerose irregolarità nel processo di voto che hanno causato la privazione del diritto di voto di alcuni elettori».

CLIMA DI TENSIONE e durissime proteste da parte dei due principali contendenti di Tinubu, soprannominato “il padrino di Lagos” per la sua decennale influenza politica. Abubakar ritiene che i governatori stiano cercando di «compromettere il processo a livello locale, mentre Obi ha chiesto di «annullare e ripetere le votazioni in alcuni stati a causa delle violente intimidazioni da parte di militanti del partito al governo a favore di Tinubu».