In Mali «catturati combattenti russi»
Internazionale

In Mali «catturati combattenti russi»

Una foto diffusa dall'esercito francese che mostrerebbe in data imprecisata un militare maliano e tre contractor russi sul terreno in Mali – Ap

Russiafrique L'annuncio del Gruppo di sostegno all'Islam e ai musulmani (Gsim), che ricostruisce anche il massacro di Moura, ancora off-limits per l'Onu. Confermando sia la morte di «numerosi mujahiddin» sia la successiva strage di civili ad opera dei militari maliani e degli «stranieri»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 26 aprile 2022

Questa volta è la principale alleanza jihadista nel Sahel – il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim) legato ad Al-Qaeda e guidato da Iyad Ag Ghali – ad annunciare «di aver catturato combattenti russi», in un comunicato stampa pubblicato domenica sera sulla sua piattaforma di propaganda Al-Zallaqa.

È la prima volta che Gsim cita gli «ausiliari russi» dell’esercito maliano in un comunicato ufficiale senza specificarne il numero, ma confermando «la cattura di soldati delle forze russe di Wagner all’inizio di aprile vicino a Segou, nel Mali centrale».Secondo il comunicato «i soldati russi» avrebbero partecipato all’operazione antiterroristica condotta dall’esercito maliano a Moura, a fine marzo, confermando che un certo numero di suoi combattenti erano presenti in quel villaggio e «la perdita di numerosi mujahiddin nello scontro», ma indicando anche che «successivamente la località è stata circondata per 5 giorni dai militari delle Fama e dai russi con l’uccisione di centinaia di civili».

La ricostruzione confermerebbe sia i dettagli forniti dalle Fama che avrebbero «ucciso 203 miliziani», ma anche le successive accuse da parte della ong Human Rights Watch (Hrw) che accusano i militari maliani e quelli russi «di aver sommariamente giustiziato oltre 300 civili inermi a Moura». La missione Onu in Mali (Minusma) da allora ha chiesto invano alle autorità maliane di consentire l’invio di investigatori per fare luce su questi eventi. La Russia, insieme alla Cina, ha successivamente posto il veto su una richiesta del Consiglio di sicurezza «per indagini indipendenti sul presunto massacro di Moura in Mali».

Come evidenziato dal recente rapporto di Amnesty International, in Mali «si registra un progressivo aumento delle violenze nei confronti di civili inermi sia da parte delle milizie jihadiste presenti nel paese, sia da parte dei militari maliani insieme ad ausiliari stranieri». Una dimostrazione della difficile situazione nel paese sono gli attacchi compiuti dai gruppi jihadisti in questo fine settimana. Domenica l’esercito maliano ha annunciato «la morte di almeno 6 soldati in attacchi simultanei con veicoli carichi di esplosivo contro tre campi militari nel centro del paese a Sévaré, Bopho e Niono e il danneggiamento di un elicottero».

Dal 2012 il Mali combatte contro la diffusione dello jihadismo nel paese e il dispiegamento di forze straniere (francesi e caschi blu della Minusma) non è riuscito a risolvere il problema. La giunta militare al potere si è avvicinata a Mosca dallo scorso ottobre 2021, nello stesso momento in cui si è allontanata dalla Francia, impegnata militarmente nel paese dal 2013. Una situazione che rischia di destabilizzare ulteriormente anche i paesi vicini – soprattutto nella zona dei “3 confini” (Burkina Faso, Mali, Niger) – dopo che questa domenica altri due distaccamenti militari (Gaskindé e Pobe Mengao) in Burkina Faso sono stati oggetto di attacchi terroristici con la morte di almeno 15 militari e il ferimento grave di altri 30 civili.

In un messaggio audio inviato all’Afp, gli attacchi sono stati rivendicati dalla Katiba Macina, legata sempre allo Gsim. Nell’audio in lingua bambara il leader del gruppo, Amadou Koufa, si è rivolto direttamente al presidente maliano, il colonnello Assimi Goïta, per annunciare l’inizio della «guerra contro il governo empio di Bamako e i suoi alleati stranieri».

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