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In Kenya «democrazia struprata», Odinga fa ricorso

In Kenya «democrazia struprata»,  Odinga fa ricorsoSupporter di Rala Odinga di fronte alla Corte Suprema di Nairobi – Ben Curtis/Ap

Battaglia post-voto Il rivale di Ruto "tiene duro" e attacca la Commissione elettorale, ma perde pezzi. La Corte Suprema risponderà entro 14 giorni alla sua petizione. Preoccupazione, eccitazione e inviti alla calma

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 27 agosto 2022

Il leader della coalizione Azimio La Umoja, Raila Odinga, ha presentato ricorso alla Corte Suprema del Kenya contro quello che ha definito «uno stupro della democrazia»: le elezioni per la presidenza della Repubblica che lo hanno visto arrivare secondo dopo il presidente eletto William Ruto. Migliaia di sostenitori hanno accompagnato il leader che ha ripetuto «inawezekana» (è possibile), «tusimame imara» (teniamo duro), ma alcuni partiti della sua coalizione hanno già iniziato a passare con Kenya Kwanza di William Ruto, come l’UDM (United Democratic Movement) e l’UPIA (United Party of Independent Alliance.

IL PRINCIPALE AVVOCATO di Raila Odinga, Paul Mwangi, sostiene che una serie di pratiche scorrette hanno “dirottato” la comunicazione dei risultati del voto e ha denunciato quello che ha descritto come «l’attacco più audace» alle istituzioni democratiche del Kenya. «Alcune settimane prima delle elezioni siamo stati in Grecia per supervisionare la stampa delle schede elettorali – dice Mwangi – e abbiamo trovato che era già stato stampato un set parallelo di dichiarazione dei risultati, abbiamo chiesto spiegazioni e ci hanno detto che non sarebbero state usate. Le elezioni sono state gestite a tavolino, i risultati modificati prima di essere inseriti nel portale della Commissione, lo dimostremo alla Corte».

Mancherebbero, poi, i risultati di alcuni collegi roccaforti di Odinga (27 circoscrizioni) e non sarebbe chiaro neanche il numero dei votanti e dei voti validi. Poi c’è il ruolo del presidente della Commissione elettorale Wafula Chebukati, che William Ruto nel suo primo discorso aveva definito «il vero eroe di queste elezioni».

Secondo Mwagi invece Chebukati «ha usurpato la commissione» (quattro membri su sette non hanno partecipato alla lettura dei risultati per quelle che hanno definito «opacità nelle procedure») e «ha portato avanti il risultato di una minoranza dei commissari elettorali». I giudici della Corte Suprema hanno 14 giorni di tempo per rispondere alla petizione che potrebbe essere rigettata oppure accolta prevedendo un riconteggio dei voti o addirittura nuove elezioni.

C’È UN COSTANTE INVITO alla calma, associato a «vogliamo giustizia», anche perché resta il timore di possibili violenze, al dolore che potrebbe aggiungersi ai tanti già presenti: la fame, la siccità, la disoccupazione, la mancanza di una casa, di un servizio sanitario gratuito.

Ieri si sono svolte le esequie di un impiegato della commissione scomparso pochi giorni dopo il voto, Daniel Musyoka, il cui corpo è stato ritrovato nella contea di Kajiado con evidenti segni di tortura. Giovedì i suoi colleghi avevano inscenato una protesta pacifica a Nairobi chiedendo di essere protetti.

Tra i giornalisti e gli espatriati c’è preoccupazione per quello che potrebbe succedere, ma nello stesso tempo eccitazione, l’idea di essere in un punto dove passa la storia.

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