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In Israele la destra «Ha preso di mira la minoranza cristiana»

In Israele la destra «Ha preso di mira la minoranza cristiana»

Intervista Wadih Abu Nassar coordinatore e portavoce del Forum dei Cristiani in Terra Santa commenta i recenti attacchi contro la comunità, da Haifa a Gerusalemme

Pubblicato circa un anno faEdizione del 6 agosto 2023

Gruppi di religiosi israeliani in più di una occasione nelle ultime settimane hanno tentato di assaltare il monastero Stella Maris e la chiesa cattolica di Elia (Mar Elias) di Haifa dove, affermano, si troverebbero tombe ebraiche. In una di queste, qualche giorno fa, sono riusciti a infiltrarsi nel cortile del monastero innescando tafferugli con i fedeli cristiani presenti. L’episodio, oltre a suscitare clamore e preoccupazione, ha spinto le autorità cattoliche a installare una recinzione attorno al monastero fondato dai Carmelitani presenti in quella zona sin dal XII secolo. Inevitabile il richiamo dell’attenzione sul numero di attacchi di questi ultimi mesi contro i cristiani e i loro luoghi sacri – anche con scritte offensive – da parte di coloni e religiosi israeliani più volte denunciati dal Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, convinto che il governo di estrema destra religiosa guidato dal premier Netanyahu abbia creato un clima che porta ad ignorare le aggressioni di israeliani a danno dei palestinesi cristiani, a Gerusalemme e in Israele. «Queste persone si sentono protette…l’atmosfera culturale e politica attuale porta a giustificare, o tollerare azioni contro i cristiani», ci dice Wadih Abu Nassar, coordinatore e portavoce del Forum dei cristiani in Terra Santa, fondato per proprio per denunciare e diffondere informazioni su queste aggressioni. Ad Abu Nassar abbiamo rivolto qualche domanda su quanto accade.

Le autorità israeliane parlano di atti compiuti da persone instabili, fanatiche e comunque da pochi individui.

Si vuole minuire ciò che ormai accade quasi ogni giorno a Gerusalemme, ora anche ad Haifa, allo scopo di far passare attacchi ed intimidazioni come degli atti sporadici di persone con problemi. Il Patriarca Pizzaballa, interpretando ciò che pensano tutti i cristiani, invece avverte che ci troviamo di fronte a un fenomeno ampio che prende di mira la minoranza cristiana. Pensate, solo a luglio il Forum che rappresento ha registrato 37 incidenti e solo in due casi ci sono state delle brevi detenzioni per i responsabili, nessun rinvio a giudizio. Accade tutto alla luce del sole. Un giornalista israeliano ebreo, Yossi Eli, della tv Canale 13, si è vestito da religioso cristiano e se ne andato in giro per la città vecchia di Gerusalemme. Nel suo servizio ha riferito di 20 casi di sputi, offese, intimidazioni nei suoi confronti e di religiosi cristiani. Parlare di casi isolati perciò è fuorviante e volto unicamente a nascondere che questo governo israeliano non ha alcuna intenzione di agire con la giusta determinazione per proteggere i cristiani da questi attacchi.

Dopo i fatti di Haifa avete ricevuto sostegni e rassicurazioni dallo Stato israeliano?

Il presidente Herzog e il ministero degli esteri hanno dichiarato la loro condanna. Non basta, abbiamo bisogno di fatto concreti, di azioni decise contro i responsabili degli attacchi e i loro mandanti. Alle autorità israeliane dico questo: se fossero in atto aggressioni, intimidazioni e atti di vandalismo contro religiosi ebrei e luoghi santi ebraici, la loro reazione sarebbe immediata e incisiva. Nel nostro caso invece si muove poco o nulla. Mi pare evidente che il governo Netanyahu non abbia intenzione di adottare misure vere, forse per non scontentare forze politiche al suo interno alle quali fanno riferimento gli estremisti che ci prendono di mira.

Come giudica l’atteggiamento del Vaticano. La Chiesa cattolica locale sta facendo sentire la sua voce. Invece a Roma, ai vertici, prevale la ragion di stato, quindi la salvaguardia dei rapporti con lo Stato di Israele. Sono quasi trent’anni dalla firma a Gerusalemme dell’Accordo Fondamentale tra Santa Sede e Israele.

È chiaro che ci aspettiamo di più dal Vaticano, però sappiamo dell’impegno della Nunziatura presso le autorità statali israeliane affinché siano fatti dei passi concreti. Inoltre, riteniamo la nomina a cardinale del Patriarca Pizzaballa, la prima da quando la sede patriarcale fu ristabilita nel 1847, un forte messaggio di emancipazione rivolto alla comunità cristiana in questi tempi difficili.

 

 

 

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