In Germania scatta l’allarme, ingiustificato
Numericamente non rappresenta un vero problema per nessuno, tantomeno per il governo Scholz: dall’inizio dell’invasione russa la “sua” Germania ha accolto ben 1.086.357 rifugiati ucraini (secondo l’ultimo report ufficiale datato 3 settembre) senza che crollasse il bilancio pubblico o la tenuta sociale del Paese.
Eppure anche a Berlino è scattato l’allarme sui migranti con connessa richiesta di giro di vite condiviso a tutti i livelli istituzionali: dal presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, in visita ufficiale a Roma, al cancelliere Olaf Scholz – praticamente corali nell’incredibile denuncia della «Germania oberata di profughi» – fino ai Verdi ormai completamente in balìa della corrente interna dei «Realos», i “realisti” che pretendono la svolta radicale sulla politica di asilo da parte del vicecancelliere Robert Habeck e della ministra degli Esteri, Annalena Baerbok, come prova il sempre più probabile e imminente via libera del partito al controllo delle frontiere esterne dell’Ue.
Ciò nonostante l’unica faccia del governo mostrata per intero è solo quella del segretario dei liberali Christian Lindner, ministro delle Finanze con il cordone della borsa strettissimo e nessun timore di dichiarare pubblicamente quale sarà d’ora in poi la linea sui migranti della Germania: tagli al welfare per i richiedenti asilo e inserimento in blocco di Tunisia, Algeria e Marocco nella cosiddetta lista dei Paesi sicuri. L’esatto contrario della Wilkommenpolitik scritta nell’accordo di governo fra Spd, Verdi e Fdp in teoria vincolante fino alla fine della legislatura.
Le domande sulle clamorose dichiarazioni di Steinmeier a Roma, ovvero sul contemporaneo dietro-front politico del governo Scholz, a Berlino vengono rimbalzate dal vice-portavoce della coalizione Semaforo, Wolfgang Büchner, incaricato di riferire non solo ai giornalisti come «la questione del limite all’accoglienza deve essere in realtà posta ai Land e ai comuni competenti in materia, anche se credo sia chiaro a tutti che l’onere per la Repubblica federale è elevato».
Messaggio al cento per cento politico con destinatari vari fuori e dentro al Paese. In primis ai tedeschi dell’Assia che l’8 ottobre voteranno per eleggere il nuovo governatore del Land; tra i candidati spicca proprio la ministra dell’Interno, Nancy Faeser della Spd, seconda nei sondaggi dietro alla Cdu e tallonata dai fascio-nazionalisti di Afd che esattamente sul tema dei migranti hanno incentrato la campagna elettorale.
In Germania a smontare l’allarme-invasione alimentato a partire dall’Italia ci devono pensare i diversi esperti intervistati dal quotidiano berlinese Tagesspiegel, tra cui Pierre Henry, presidente dell’associazione France Fraternite’s.
«Non c’è alcuna invasione in corso a Lampedusa. Siamo di fronte a una messa in scena del governo Meloni alle prese con un problema prettamente logistico. In soli tre mesi, senza che nessuno denunciasse un’invasione, l’Europa ha accolto quattro milioni di ucraini in fuga dall’invasione russa. Adesso a fronte all’arrivo di un paio di migliaia di persone si grida all’assalto dei migranti, ma è assurdo. Come è impossibile il paragone con la grande crisi dei rifugiati del 2015».
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