Isaac Herzog, presidente di Israele, domenica aveva esortato maggioranza ed opposizione ad evitare la polarizzazione e ad accettare la sua proposta di compromesso in cinque punti sulla riforma della giustizia portata avanti dal governo di estrema destra religiosa guidato da Benyamin Netanyahu. Eppure, proprio ieri, più che nelle settimane passate, la polarizzazione temuta da Herzog è apparsa netta. La decisione della maggioranza di confermare il voto – previsto ieri sera alla Knesset – sugli emendamenti alle Leggi fondamentali previsti dalla riforma, ha ribadito che il premier e il ministro della giustizia Yariv Levin da un lato affermano di voler dialogare con l’opposizione e dall’altro non fermano l’iter avviato in Parlamento. «La maggioranza – ha avvertito l’ex premier centrista Yair Lapid – sta spaccando il popolo in due e ha creato una situazione nella quale uno odia l’altro. Sono i primi passi verso un Paese non democratico». Parole alle quali un importante parlamentare del Likud, David Amsalem, ha replicato accusando i giudici della Corte Suprema di essere «persone violente che pensano di essere Dio».

La tensione è stata alta sin dal mattino. Con scioperi e blocchi stradali ovunque, da nord a sud. Mentre nelle strade del paese e a Gerusalemme davanti alla Knesset decine di migliaia di israeliani, centomila secondo i media, scandivano slogan e issavano cartelli contro il governo e a difesa dei poteri della Corte suprema, all’interno del Parlamento più volte è stata sfiorata la rissa. I deputati della opposizione sono entrati nell’aula sventolando grandi bandiere. Proteste e urla sono partiti nella tribuna del pubblico e alcuni contestatori del governo sono stati trascinati fuori. Alla vista di Netanyahu una donna gli ha urlato «Corrotto il tuo posto non è alla Knesset. Cosa hai da sorridere? Stai demolendo la democrazia». Per il premier invece sarebbero i leader della protesta a calpestare «la democrazia, la volontà espressa dal popolo con il voto, fanno ribellione civile, bloccano le strade e minacciano i deputati della Knesset». Si è riferito ad alcuni manifestanti che qualche ora prima avevano impedito alla deputata della maggioranza Tali Gottlieb di lasciare la sua abitazione assieme alla figlia autistica. Blocchi sono stati fatti anche davanti alla casa di Simcha Rothman, presidente della Commissione costituzionale della Knesset e architetto del progetto di riforma insieme a Yariv Levin. «Non c’è rispetto per la maggioranza, non si consente di votare, non è lecito di parlare. Basta con questo teatro dell’assurdo», si è lamentato Netanyahu. Quindi è intervenuto il figlio del premier, Yair, noto per i suoi attacchi al vetriolo all’opposizione. Netanyahu jr. è arrivato a denunciare un presunto «colpo di stato» contro suo padre in preparazione da parte dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno.

Ieri sera si prevedeva l’approvazione di un emendamento alla Legge fondamentale che modificherà la composizione del comitato che seleziona i giudici. In modo che sia composto da tre ministri, tre giudici, il presidente della Corte suprema e altri due giudici in pensione nominati con il consenso del ministro della giustizia e il presidente della Corte suprema. A questi si aggiungeranno tre parlamentari: il presidente della Commissione costituzionale, un deputato della maggioranza e uno dell’opposizione. In questo modo governo avrà una maggioranza di almeno cinque membri su nove. Più di tutto le modifiche mirano ad impedire alla Corte suprema di esercitare il controllo giurisdizionale o di annullare le Leggi fondamentali.