In carcere da innocente per 33 anni, liberato Beniamino Zuncheddu
Cagliari Strage di Sinnai dell'8 gennaio 1991. Nel processo di revisione il super testimone ammette: «Convinto da un poliziotto a riconoscere lui come l’assassino»
Cagliari Strage di Sinnai dell'8 gennaio 1991. Nel processo di revisione il super testimone ammette: «Convinto da un poliziotto a riconoscere lui come l’assassino»
La Garante regionale dei detenuti sardi, Irene Testa, non riesce quasi a parlare al telefono. È appena arrivata davanti al carcere di Uta per accogliere a braccia aperte Beniamino Zuncheddu, ma la folla di cittadini che si è radunata davanti al portone della Casa circondariale di Cagliari, non appena diffusa la notizia, la risucchia nell’abbraccio corale tributato al detenuto innocente, finalmente libero dopo quasi 33 anni di ingiusta carcerazione. Dopo tanti sit-in e manifestazioni, promosse anche dal Partito radicale, a mobilitarsi, ieri pomeriggio, è stata l’intera comunità di Burcei, paese d’origine di Zuncheddu, a partire dal sindaco Simone Monni.
Bisogna però attendere ancora per festeggiare davvero, perché per il momento si tratta solo della sospensione provvisoria dell’esecuzione della pena concessa dalla Corte d’appello di Roma, sezione IV, che, dopo le udienze chiave del 14 e del 21 novembre scorso del processo di revisione che si concluderà il 19 dicembre, ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Mauro Trogu, difensore dell’ex pastore di 59 anni condannato in via definitiva per la strage di Sinnai dell’8 gennaio del 1991.
Zuncheddu, che allora aveva 27 anni, è in cella dal 28 febbraio 1991, appena pochi giorni dopo il brutale omicidio di tre persone crivellate di colpi e il ferimento di una, sopravvissuta solo perché ritenuta morta, divenuta poi l’unico supertestimone di quella mattanza consumatasi presso l’ovile Cuile is Coccus, sulle montagne tra Sinnai e Burcei, a nordest di Cagliari. Il ferito è Luigi Pinna, oggi 62enne, che allora per cinquanta giorni continuò ad affermare di non poter riconoscere l’omicida perché una calza gli copriva il volto. Ma poi, improvvisamente, cambiò versione riconoscendo l’autore della strage nella persona di Beniamino Zuncheddu. Che si è sempre dichiarato innocente.
Tre anni fa le prove portate dall’avvocato Trogu convinsero l’ex pg di Cagliari Francesca Nanni e la procura, che dispose l’intercettazione ambientale per le sorelle e la moglie di Luigi Pinna. La verità viene finalmente a galla. Si riapre il processo e il 14 novembre scorso, in udienza, dopo un’ora e mezza di interrogatorio, il supertestimone ammette: l’omicida aveva una calza in volto, non poteva riconoscerlo; ma ancora prima che venisse interrogato dal pm, il poliziotto che allora conduceva le indagini gli mostrò una foto, quella di Zuncheddu, sostenendo che era di certo lui l’assassino. Pinna si fece convincere: «Me la fecero vedere prima». «Chi?», chiede il giudice Flavio Monteleone. «Il poliziotto Mario Uda», è la risposta. Nell’udienza successiva, il 21 novembre, ritratta poi anche il secondo testimone, Paolo Melis. E cade così anche il movente.
«Sono davvero molto contento», ha detto ieri Beniamino Zuncheddu lasciando il carcere di Uta dove negli ultimi anni risiedeva in regime di semilibertà. «È un’espressione molto rara per lui», spiega Mauro Trogu, suo avvocato da sette anni, che testimonia di un uomo molto provato nel fisico e nell’anima dalla lunga e ingiusta detenzione, fino alla diagnosi di depressione maggiore degli ultimi tempi. Zuncheddu, che è stato detenuto in carceri difficili come il Badu’e Carros e il Buoncammino di Cagliari prima di approdare a Uta, «per 10 anni e 4 mesi è stato sottoposto a detenzione in condizioni inumane e degradanti – riferisce Trogu – come riconosciuto con provvedimento dal Magistrato di sorveglianza».
La notizia della sospensione della pena ha colto tutti di sorpresa, perché attesa ma non di sabato pomeriggio. «La gioia era tale che Beniamino non ha aspettato nessuno: da Uta stava tornando a piedi nella sua casa di Burcei», riferisce la Garante della Sardegna Irene Testa. «Forse è uno dei giorni più belli della storia di Burcei. Un’emozione unica», gioisce il sindaco Monni insieme ai suoi concittadini. «Lo accoglieremo all’ingresso di Burcei e poi abbiamo organizzato un ritrovo in Comune e quindi la festa nel salone parrocchiale – spiega il primo cittadino – Ringrazio pubblicamente tutte le persone che hanno creduto a Beniamino e si sono affiancate a noi in questa battaglia, e l’avvocato Trogu con la sua famiglia, che ha fatto un grande lavoro sia con la testa che con il cuore».
E infatti l’avvocato è emozionato. E anche «molto ottimista»: «Il processo di revisione non è finito e bisogna portarlo a compimento – dice Trogu – ma quello di oggi è sicuramente un passo in avanti verso il riconoscimento della sua innocenza». Le prossime udienze del processo di revisione davanti alla Corte d’Appello di Roma si terranno il 30 novembre e il 12 dicembre. E a meno di altri colpi di scena, il 19 dicembre Beniamino Zuncheddu dovrebbe riottenere la libertà definitiva. E giustizia. Ma non i suoi 33 anni di vita.
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