Siamo dentro una profonda crisi di sistema, tra emergenze sanitarie, ambientali e sociali, una pandemia che non demorde e una folle guerra per procura, un conflitto tra potenze nucleari sulla pelle del popolo ucraino. Una guerra di potere e di egemonia strategica che poteva essere evitata, e che qualcuno vorrebbe prolungare per interessi e logiche imperiali.

L’Italia belligerante è in guerra; l’informazione e la stessa democrazia sono di guerra. La nostra Costituzione antifascista ancora una volta calpestata. Nella vuota competizione elettorale la politica, tutta, rimuove irresponsabilmente la grave situazione sociale, la guerra e i pericoli di un possibile utilizzo di armi nucleari. Per noi, militanti della Cgil di sinistra sindacale e cittadini votanti, insieme all’antifascismo, la guerra è una discriminante.

Di questo e d’altro discuteremo nell’assemblea nazionale dell’aggregazione programmatica “Lavoro Società-per una Cgil unita e plurale” che si terrà a Roma venerdì 16 settembre, alle 10 al Centro Congressi Frentani, alla presenza del segretario generale Maurizio Landini. Sarà un momento di confronto per un’aggregazione di sinistra sindacale confederale che, anche in questo importante congresso che prenderà il via a ottobre con le assemblee di base, condivide, dopo aver contribuito alla sua elaborazione, il documento congressuale “Il Lavoro crea futuro”.

Prima di tutto la pace. Cercare una soluzione diplomatica per la guerra in Ucraina, fermare l’invio di armi, ridurre le spese militari e riconvertire le fabbriche di armi, evitare interventi tampone, emergenziali per dare luogo a politiche strutturali e scelte lungimiranti che superino i fallimenti delle politiche liberiste che scaricano i costi della crisi sui ceti più deboli. La nostra agenda sociale e politica è quella della Cgil e non quella liberista, mercantile e classista di Draghi. È urgente intervenire sulla speculazione finanziaria sull’energia con misure di nazionalizzazione delle aziende del settore. E poi lo scostamento di bilancio per far fronte al caro vita, il rilancio delle energie rinnovabili, l’aumento dei salari e la tassazione delle rendite finanziarie e degli extraprofitti.

Andare a votare il 25 settembre è importante per dare un segnale democratico e di partecipazione; le forze che si dicono democratico-progressiste e di sinistra dovranno misurarsi con le loro coerenze e le scelte passate, conquistarsi il voto di chi lavora, di chi vive nelle periferie, di chi è stato lasciato solo, senza diritti e garanzie sociali.

La nostra Cgil è una organizzazione plurale e di massa, non è fuori dalla campagna elettorale, non è indifferente né equidistante rispetto a un risultato che potrebbe consegnare il paese alla destra più retriva e oscurantista. Però non è un partito e la cinghia di trasmissione si è rotta da decenni: a ognuno il proprio mestiere e le proprie responsabilità. La Cgil in questi anni è stata in campo con la sua autonomia di giudizio, di proposta e di azione, rispondendo ai suoi iscritti e iscritte, spesso in solitudine e disconosciuta dal governo Draghi come dagli altri prima. Dopo il voto continuerà a rappresentare gli interessi del mondo del lavoro e dei ceti più deboli, nei confronti di qualsiasi governo che verrà.

Noi come aggregazione di sinistra in questa Cgil plurale continueremo, con senso di appartenenza, a dare il nostro contributo di analisi e di proposta alla linea politico-sindacale e alle iniziative di lotta e di mobilitazione che la nostra organizzazione deciderà collettivamente di assumere.

 

* Direttivo nazionale della Cgil