C’è anche un po’ di Mosca nel nuovo golpe a Ouagadougou: lo scorso lunedì un accordo aveva consolidato «la cooperazione militare tra il Burkina Faso e la Russia», frutto della richiesta da parte dei militari e delle associazioni della società civile – ieri in piazza con bandiere russe anche a Bobo Dioulasso – della fine «degli accordi di difesa con la Francia».

Richiesta parzialmente rientrata dopo l’accordo di lunedì con Mosca confermato dal capitano Traoré che, intervistato su Radio Omega ieri pomeriggio, ha indicato di «guardare a nuovi partner per rafforzare la lotta contro il jihadismo, abbandonando le vecchie alleanze» con preciso riferimento ai russi.

UN GOLPE NEL GOLPE che rischia di far sprofondare il Burkina Faso in una guerra civile, ad appena nove mesi dal putsch militare che aveva portato all’ascesa del tenente colonnello Paul-Henri Damiba, destituito da un gruppo di soldati ribelli.

Venerdì sera una quindicina di soldati ha annunciato verso le 20 (le 22 in Italia) alla radio e alla tv nazionale «lo scioglimento del governo e della Costituzione, oltre alla chiusura dei confini del paese fino a nuovo avviso», designando come nuovo presidente del Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione (Mprs) – organo di transizione del precedente golpe – il capitano Ibrahim Traoré.

«Ogni attività politica e della società civile è sospesa e le forze vive della nazione saranno presto chiamate a redigere una nuova carta di transizione per nominare un nuovo presidente, civile o militare che avrà l’obiettivo di ripristinare la sicurezza e l’integrità del territorio», hanno indicato i militari nel messaggio video.

Annunci arrivati al termine di una giornata movimentata a Ouagadougou dove, ancora ieri, si sono sentiti colpi nel distretto di Ouaga 2000 e delle Nazioni unite e numerose arterie della città sono presidiate da ingenti forze militari.

ALTRE FONTI LOCALI parlano di un «possibile confronto tra i due schieramenti per evitare spargimento di sangue», con l’appello di alcune associazioni della società civile (Mouvement Sens) a evitare l’uso della forza.

Tutto è iniziato molto presto venerdì, intorno alle 4.30, quando gli uomini del capitano Traoré, insieme al reparto delle forze speciali Cobra, hanno sigillato tutta l’area vicina al palazzo presidenziale, combattendo per una mezz’ora contro le forze fedeli alla giunta militare.

Secondo LibreInfo e alcuni quotidiani locali, il tenente colonnello Damiba sarebbe stato «prelevato» e messo in sicurezza dai soldati dell’esercito francese di stanza a Kamboinsin, nel nord della capitale, anche se in queste ore Parigi ha smentito «qualsiasi tipo di coinvolgimento».

L’ex uomo forte del Burkina Faso avrebbe cercato di dialogare con le forze ribelli che hanno richiesto con decisione le sue dimissioni. Mediazione fallita in due occasioni, fino all’annuncio di «destituzione» da parte dei militari ribelli.

Oltre al rapporto con la Francia, numerose le motivazioni che hanno portato al golpe militare. La principale è la scarsa risposta alla minaccia jihadista e il generale clima di insicurezza nel paese, con circa il 40% del territorio in mano ai gruppi jihadisti secondo l’ultimo report dell’ong Acled, insieme alla denuncia di «un equipaggiamento scarso e inadeguato per contrastare i miliziani».

L’ULTIMA MOTIVAZIONE, non meno importante per molti ufficiali giovani, è legata al rientro a luglio dell’ex-presidente Blaise Compaoré – condannato all’ergastolo dalla giustizia burkinabé come mandante dell’assassinio di Thomas Sankara – invitato dal colonnello Damiba nell’ottica della «riconciliazione nazionale», ma vissuto anche dai militari come una negazione dello «stato di diritto e delle sue leggi».

Secondo molti analisti, se il golpe vedrà spargimento di sangue dipenderà soprattutto dalla reazione dei reparti fedeli all’ex presidente Damiba e se questi si muoveranno verso la capitale.

Alcuni ufficiali che hanno partecipato al colpo di stato del 24 gennaio 2022 non hanno ancora dato il proprio appoggio al capitano Traorè che a oggi può contare sul sostegno di alcuni reparti corazzati, di artiglieria e delle forze speciali, ma non di quello dell’aviazione, guidata dal capitano Sidsoré Ouédraogo figura di spicco del golpe di gennaio a fianco di Damiba.

In un comunicato, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) insieme all’Unione europea ha condannato «la presa del potere con la forza», in considerazione «dei progressi compiuti per un ritorno all’ordine costituzionale entro luglio del 2024».