Europa

Immigrazione, ius soli, Europa: tutti i nemici di Jordan Bardella

Jordan BardellaJordan Bardella – Ap

Francia Il programma del candidato premier per il Rassemblement national. Tra i punti anche l’esclusione dai lavori strategici per i francesi binazionali

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 25 giugno 2024

Dissimulare, alludere, rimandare. Ma sul fondo perseguire un progetto di esclusione, di divisione dei cittadini, che non rispetta la Costituzione e contraddice la storia francese. Ieri, Jordan Bardella, candidato a primo ministro per il Rassemblement national, ha presentato una bozza del “programma” di governo che intende mettere in atto, ma solo se l’estrema destra avrà «la maggioranza assoluta» alle imminenti legislative del 30 giugno e 7 luglio. «Siamo pronti a governare» ha detto.

Al di là del «ritorno all’ordine», dalla scuola (con la fine della media unica) alle periferie, e qualche vaghezza sull’economia, nel programma ci sono tre punti che ieri hanno suscitato una levata di scudi: l’esclusione di alcuni posti di lavoro per i francesi “binazionali”, la domanda di un referendum per abolire lo jus soli e la “disobbedienza” alla Ue, che anticipa un Frexit di fatto.

Due anni fa, nella campagna delle presidenziali, Marine Le Pen aveva abbandonato l’idea di abolire la doppia nazionalità (che riguarda vari milioni di francesi, di famiglia immigrata), si era resa conto che ci sono paesi, come il Marocco per esempio, che non contemplano la possibilità di rinunciare alla nazionalità acquisita per jus sanguinis. Adesso Bardella vuole escludere i cittadini che hanno la doppia nazionalità da una parte dei posti di lavoro giudicati «sensibili», «posti strategici» da riservare a chi ha un solo passaporto, quello francese, in particolare in settori che hanno a che fare con la sicurezza e la difesa.

Immediata la reazione negli ambienti universitari: la ricerca in Francia è portata avanti da persone di tutte le nazionalità, l’esclusione significherebbe un declassamento generalizzato. Nella storia della Francia, l’esclusione dei binazionali era stata solo imposta dal regime di Vichy, per tutta la funzione pubblica, riservata allora ai soli cittadini che avevano almeno un padre francese. L’obiettivo del Rn è l’abolizione dello jus soli, che in Francia esiste dal XVI secolo: una persona nata in Francia da genitori stranieri è francese alla maggiore età e può chiedere la nazionalità dai 13 anni, con un’iniziativa volontaria. Sono già state introdotte delle limitazioni: a Mayotte, dove la popolazione immigrata dalle vicine Comore è molto importante, sono stati introdotti dei limiti (un periodo di residenza obbligatoria per i genitori), abolendo così l’automatismo dell’acquisizione della nazionalità. Ora Bardella vuole cancellare ogni possibilità, ma non potrà farlo subito perché è necessaria una riforma della Costituzione.

Bardella già detta legge al presidente Macron, che in caso di “coabitazione” con l’estrema destra sarà messo all’angolo e diminuito nelle sue prerogative. L’aspirante primo ministro vuole imporre al presidente la convocazione di un referendum di revisione costituzionale, per poter mettere in atto le «restrizioni» all’immigrazione, per lui oggi «intoccabile» a causa delle leggi europee e internazionali (convenzioni di protezione dei diritti dell’uomo). Restrizione dei ricongiungimenti famigliari, sospensione delle regolarizzazioni da parte dei prefetti per gli stranieri entrati illegalmente, limitazione dell’accesso ai diritti sociali, il programma Rn immette la divisione e il conflitto tra cittadini, fomentando le rivalità tra poveri.

L’altro punto estremamente problematico del programma presentato ieri da Bardella, riguarda la Ue: il Rn non vuole ostacoli sulla restrizione dell’immigrazione che possono venire interposti da «leggi europee o internazionali». Inoltre, propone la disobbedienza, a cominciare da una misura popolare (e populista, perché costerà 17 miliardi e non si sa come sarà finanziata): la riduzione dell’Iva sull’energia al 5,5%, per favorire il «potere d’acquisto». I ritocchi all’Iva devono venire approvati da Bruxelles, ma Bardella intende passare oltre. Nel programma non si parla apertamente di Frexit – c’è l’esempio negativo del Brexit – ma tutto il programma del Rn comporta l’abbandono del rispetto delle regole europee, nel caso non facciano comodo alla loro visione degli «interessi» francesi (con una riduzione del contributo di Parigi al bilancio Ue).

I sondaggi danno il partito di Marine Le Pen in testa, ma è molto difficile calcolare quanti deputati potrà eleggere. Il sistema maggioritario a due turni, certo, amplifica l’ondata in corso, ma la resistenza si sta organizzando, c’è la possibilità di un fronte repubblicano al secondo turno per sbarrare la strada all’estrema destra. Anche se la Francia, con la proclamazione delle elezioni anticipate dopo la secca sconfitta del partito di Macron alle europee, è scivolata in una specie di psicosi politica, di accelerazione dei tempi, che sta portando a un’alterazione del rapporto con la realtà, la campagna-lampo – solo una ventina di giorni – è dominata dalle passioni (tristi), con poco spazio per la razionalità.

Marine Le Pen ieri ha di nuovo evocato le dimissioni di Macron, «non le chiedo», ha detto, ma potrebbero essere la sola via d’uscita da una situazione di stallo, di maggioranza introvabile tra i tre blocchi in cui sono divisi gli elettori. Macron assicura che starà all’Eliseo «fino al 2027». Ha scritto una lettera ai francesi: il voto «non è colpa di nessuno», ma «responsabilità dei francesi», «il voto agli estremisti “porta alla guerra civile».

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