Per un po’ di tempo è andata così: la Commissione tira fuori una proposta più o meno ambiziosa in materia ambientale. Il Parlamento, forte di una maggioranza politica con dentro il fronte progressista (Verdi, socialisti, liberali e Sinistra) a fare da traino alla balena bianca popolare, magari rende il provvedimento ancor più coraggioso. Poi tocca al Consiglio – in rappresentanza dei governi – fare la parte dei realisti, come dicono loro. Ovvero, annacquare tutto sotto la pressione degli interessi lobbistici, come dicono i critici. Era andata così fino a ieri, quando a livellare i provvedimenti verso il basso ci ha pensato direttamente l’Eurocamera.

IL REGOLAMENTO SUI RIFIUTI da imballaggio è passato con 436 voti a favore (tra cui Fi), 125 contrari (FdI e Lega tra gli altri) e 74 astensioni. Ma è anche stato pesantemente emendato, tanto da apparire molto meno attento all’ambiente – e molto più vicino agli interessi delle imprese, di come era uscito dalla commissione parlamentare competente (Ambiente), nel voto di ottobre. Quella versione aveva suscitato le ire della destra europea che oggi invece esulta sulla riscrittura con cui il provvedimento arriverà all’esame dei governi dei 27 Paesi Ue.

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Avevano fatto notizia le perplessità degli eurodeputati francesi di sottrarre agli obiettivi di riciclo i contenitori in legno di prodotti tipici come le ostriche o il Camembert. Ma molti degli emendamenti approvati sono stati presentati dalla componente italiana non senza un lavoro bipartisan che ha visto insieme esponenti di Fi e di FdI con quelli del Pd. L’intento generale era quello di proteggere la filiera della plastica e del riciclo rispetto alla proposta della Commissione che puntava maggiormente sul riuso. Il modo usato, quello di introdurre deroghe, come per il settore alberghiero o della ristorazione, esentato dal riutilizzare confezioni in plastica monouso nel caso in cui raggiunga un’elevata percentuale di prodotti riciclati.

DURISSIMO IL GIUDIZIO del M5S: «Prima gli emendamenti co-firmati insieme da Pd, Fi e FdI sul regolamento imballaggi», si legge nella nota diffusa dopo il voto in Aula, «poi il salto di qualità con la saldatura nel voto in plenaria per annacquare il riuso e la lotta alle confezioni di plastica». Nei giorni precedenti, l’eurodeputata Maria Angela Danzì aveva denunciato il forte pressing sul regolamento imballaggi da parte di lobbisti che hanno avvicinato i legislatori europei «nei corridoi, alla fine delle riunioni, al bar», a dispetto anche delle «nuove e più stringenti regole nato in seguito allo scandalo Qatargate».

«Rispetto i miei colleghi della delegazione italiana del Pd» fa sapere l’europarlamentare Pd Massimiliano Smeriglio, «capisco le loro preoccupazioni circa la tenuta della filiera produttiva, ma ho votato convintamente come da indicazione dei Socialisti e democratici e anche dei Verdi per una vera e ambiziosa transizione ecologista capace di modificare nel profondo il nostro modello di sviluppo. Quella scritta oggi è una pagina negativa per il Palamento europeo».

IN EFFETTI, LA GIORNATA DI IERI ha visto un’ulteriore battuta d’arresto per la strategia ambientale dell’Ue. Strasburgo ha infatti bloccato (con 299 voti contrari e 207 a favore) la proposta di legge per dimezzare l’uso dei pesticidi chimici (fitosanitari) entro il 2030. La maggioranza Ursula si è plasticamente spaccata, sia nei voti sui singoli emendamenti che nel pronunciamento finale, oltretutto con uno strano effetto ottico: Ppe (Fi inclusa) e metà Renew, in minoranza, hanno detto sì, mentre Verdi, Sinistra e socialisti (e anche M5S) hanno deciso di respingere – insieme ai gruppi di destra, ma per motivi opposti – con la speranza di rinviare un testo troppo edulcorato nella commissione parlamentare competente.

Il colpo di scena finale è arrivato quando a dire no al rinvio è stata la desta (Ecr e Id) unita al Ppe. La legge adesso dovrebbe approdare in Consiglio, ma nella serata di ieri il Parlamento ne ha richiesto formalmente il ritiro alla Commissione Ue, autrice originaria della proposta. Più deroghe, meno regole condivise: non una bella giornata per l’Ue. L’ architetto del Green deal europeo, il socialista olandese Frans Timmermans, è lontano. A giocare la partita delle elezioni nei “suoi” Paesi bassi.