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Il vicolo ora è cieco anche per le imprese italiane

Il vicolo ora è cieco anche per le imprese italianeNetanyahu mentre illustra le "sue" prove contro l'Iran – Afp

Scenari economici Gli istituti di credito iraniani sono già in difficoltà perché stanno scontando l'esclusione dai circuiti finanziari internazionali

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 10 maggio 2018

Ayatollah e pasdaran si ritrovano in un vicolo cieco, quello che in persiano chiamiamo bombast: obbligati a rispettare l’accordo sul nucleare, non ne traggono vantaggio.

Rifiutando di rinnovare il waiver sulle sanzioni, il presidente statunitense Donald Trump ha sacrificato 20 miliardi di dollari che l’americana Boeing avrebbe fatturato rinnovando la flotta aerea della Repubblica islamica. Di pari passo, diventa difficile anche per il consorzio europeo Airbus portare avanti il business con l’Iran. Se un uomo d’affari come Trump rinuncia a contratti del genere, è perché guadagna molto di più vendendo armi ai suoi alleati sauditi e israeliani: miliardi al netto, pagamento pronta consegna, nessun grattacapo per ritardato pagamento, nessuna organizzazione da creare per l’esecuzione dei lavori.

Se gli americani hanno una valida alternativa (vendere armi ai nemici dell’Iran), lo stesso non vale per tante imprese europee e in particolare per quelle italiane che nella riapertura del mercato iraniano hanno creduto, tant’è che nel 2017 l’interscambio commerciale Italia-Iran aveva superato i 5 miliardi di euro. I settori di collaborazione sono stati molteplici, dal chimico e petrolchimico al metallurgico, elettrico e farmaceutico. “Il ritiro degli Stati Uniti dal JCPOA cade come una scure sull’operatività delle imprese italiane in Iran”, conferma l’avvocato Marco Padovan dello Studio Legale Padovan di Milano, che dedica alla questione del business con Teheran la giornata di domani, a partire dalle ore 15:30 in modalità webinar e in collaborazione con lo studio legale Arent Fox, LLP di Washington DC (per iscrizioni: studiopadovan.com/webinar-iran-trump/).

“Ora, le decisioni di Trump renderanno molto difficile per le imprese europee operare in Iran”, continua Padovan. Le scadenze da tenere sotto controllo sono il 6 agosto 2018 e il 4 novembre 2018: “a partire da queste date, l’amministrazione americana reintrodurrà una serie di restrizioni al settore energetico, automobilistico, oil & gas, bancario”. Le restrizioni potranno anche applicarsi a soggetti non statunitensi, e ovviamente a quelle imprese europee possedute o controllate da soggetti statunitensi perché l’autorizzazione generale (Licenza Generale H) in virtù della quale esse possono attualmente operare in Iran verrà revocata a partire dal 5 novembre 2018”.

Quali strumenti l’Unione Europea potrebbe adottare per opporsi all’applicazione extraterritoriale delle sanzioni USA? Secondo l’avvocato Padovan, “un’ipotesi potrebbe essere l’utilizzo del Regolamento CE n. 2271/96 del 22/11/1996 del Consiglio (cosiddetto ‘Regolamento di blocco’) con cui, in un contesto geopolitico radicalmente diverso, le istituzioni europee si erano opposte agli effetti extraterritoriali di alcune sanzioni USA contro Cuba, Libia ed Iran. Tale strumento prevede, tra l’altro, sanzioni a carico di qualunque persona o entità soggetta alla giurisdizione dell’Unione Europea che, senza l’autorizzazione della Commissione europea, dia attuazione in qualsiasi modo, diretto o indiretto, a certi provvedimenti sanzionatori extraterritoriali USA. L’elenco di tali provvedimenti andrebbe aggiornato alla luce delle ultime decisioni di Trump”

Ora, al di là dell’applicazione concreta del Regolamento, sulla cui efficacia si era dubitato già a suo tempo, molto dipenderà dalla volontà degli Stati membri di prevedere pene efficaci e realmente dissuasive per i trasgressori. Nel frattempo, la preoccupazione delle imprese europee è condivisa da molti istituti di credito iraniani, che già scontano la difficoltà di essere esclusi dai circuiti finanziari internazionali: “Non oltre il 5 novembre 2018, una serie di soggetti iraniani graziati dall’accordo sul nucleare – tra cui appunto molte banche – verrà nuovamente inserita nella SDN-List dell’OFAC. Tale misura amplia notevolmente il ventaglio dei soggetti iraniani con i quali non è possibile operare, pena il rischio di incorrere in sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti. Tra i soggetti che verranno reinseriti in SDN List figurano quasi tutte le principali banche e i maggiori gruppi industriali”. Un vicolo cieco per ayatollah e pasdaran, che potrebbero decidere di iniziare una nuova partita, su un diverso tavolo.

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