Il tribunale ordina di rilasciare il visto umanitario a due afghani, il ministero degli Esteri non ci sta
Il caso La giudice dà ragione al ricorso presentato da Asgi stabilendo un principio innovativo
Il caso La giudice dà ragione al ricorso presentato da Asgi stabilendo un principio innovativo
Il Tribunale di Roma ordina il rilascio del visto umanitario a due cittadini afghani in pericolo, ma il ministero degli Esteri tergiversa e cerca di evitarlo. La vicenda nasce da un ricorso firmato dalla legale dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) Nazzarena Zorzella per conto di due persone, fratello e sorella, che nel «paese degli Aquiloni» rischiano la vita: sono reporter, hanno lavorato per la Tv, frequentato l’università americana e collaborato con diverse Ong.
«La loro posizione di giornalisti, il loro coinvolgimento con il mondo occidentale li rende particolarmente esposti all’azione repressiva del nuovo governo afghano», si legge nell’ordinanza firmata il 21 dicembre scorso dalla giudice Cecilia Pratesi.
La pronuncia stabilisce un principio innovativo: mentre le autorità statali hanno «mera facoltà» di rilasciare i visti umanitari in presenza delle circostanze che li giustificano, per il giudice dei diritti fondamentali si tratta di un’«attività doverosa» quando gli viene presentata una «posizione di rischio specifico, imminente e attuale» con la richiesta di un provvedimento che possa evitare danni irreparabili. L’ordinamento, infatti, attribuisce al giudice il compito di adottare misure d’urgenza per proteggere chi non può attendere i tempi delle procedure ordinarie del diritto.
Per questo Pratesi ha ordinato il rilascio dei visti a territorialità limitata (Vlt) definiti dall’articolo 25 del codice dei visti Schengen. Si tratta di documenti che permettono l’ingresso nel Paese che li rilascia, senza possibilità di muoversi in altri Stati. A settembre 2021 Asgi aveva inviato una lettera, firmata dal presidente Lorenzo Trucco, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio (5S) chiedendo, «stante la gravità della situazione» a Kabul, di utilizzare i Vlt per proteggere i familiari di afghani presenti in Italia e in generale chi temeva ripercussioni per la propria vita.
La stessa richiesta è stata avanzata specificamente per i due giornalisti, sostenuta dalla disponibilità di una cittadina italiana ad accoglierli. Dal ministero degli Esteri, però, non sono arrivate risposte e quindi la palla è passata al al tribunale. «L’ordinanza è chiara, ma quando ho chiesto al ministero di darle esecuzione mi è stata fatta la controproposta di accedere ai corridoi umanitari. Quel canale, però, non è compatibile con l’urgenza dei due ragazzi di lasciare il Pakistan, paese in cui sono fuggiti ma dove rischiano di essere fermati e rimpatriati perché le autorità di Islamabad non rilasciano visti di ingresso», afferma Zorzella.
Dopo aver incassato il rifiuto della via dei corridoi umanitari, il ministero degli Esteri si è detto disponibile a rilasciare i visti ma solo a patto che sia provato «un percorso di accoglienza in Italia strutturato, stabile, duraturo e con copertura finanziaria». «Pretese inaccettabili perché fingono di ignorare non solo che già una cittadina italiana ha offerto la propria disponibilità a ospitare i due giovani afghani, ma anche che ogni richiedente asilo, nel momento in cui diventa tale, ha diritto all’accoglienza pubblica se privo di risorse proprie ed è un obbligo dello Stato renderlo effettivo», scrive Asgi in un comunicato.
Il 30 dicembre Zorzella ha depositato un nuovo ricorso presso il Tribunale di Roma per chiedere di indicare le modalità esatte di esecuzione del provvedimento disposto nove giorni prima. L’udienza è attesa per metà gennaio. In ogni caso l’ordinanza della giudice Pacelli è potenzialmente utilizzabile anche da altre persone che presentino una posizione specifica di rischio e potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso per mettere al sicuro altre vite.
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