Il taccuino delle arguzie
Doppio passo / 5 Gli scrittori Il’f e Petrov nel 1927 furono inviati in missione in Crimea e nel Caucaso: un viaggio che portò al loro primo romanzo a quattro mani, «Le dodici sedie»
Doppio passo / 5 Gli scrittori Il’f e Petrov nel 1927 furono inviati in missione in Crimea e nel Caucaso: un viaggio che portò al loro primo romanzo a quattro mani, «Le dodici sedie»
Su cosa si fonda la cultura russa? Sull’amicizia, segnala un libro recentemente pubblicato (Sull’amicizia, a cura di Ornella Discacciati e Emilio Mari, Universitalia), un sentimento che gradualmente si è trasformato in Russia in un vero e proprio culto che, in epoca moderna, ha contribuito a rinsaldare rapporti fra personalità molto diverse fra loro, ha dato impulso a progetti, ha sostenuto la realizzazione di idee creative.
Gli esempi sono innumerevoli. Dal culto dei liceali amici di Puškin, agli scanzonati rapporti fra i giovani «Fratelli di Serapione», dall’intricato legame fra Cvetaeva, Pasternak e Rilke, alla simbiosi della coppia Il’f e Petrov. Diversissimi fra loro ma entrambi nati a Odessa, i due scrittori avevano assimilato la lucida ironia che accomuna gli scrittori di questa città, unica del suo genere, che, agli inizi del XX secolo, si presentava come una metropoli multi-kulti, abitata da ebrei, russi, ucraini, tartari, greci, italiani, armeni, che animavano una stimolante vita intellettuale e culturale.
Il’f (Il’ja Arnol’dovic Fajzil’berg) era nato nel 1897 in una famiglia di impiegati di banca, aveva avuto un’istruzione tecnica e fatto i più svariati lavori (tecnico dei telefoni, disegnatore, statico, ragioniere) prima di approdare nel 1920 all’Unione dei poeti di Odessa in qualità di redattore di una progettata rivista umoristica che, però, non vide mai la luce.
COMINCIA A SCRIVERE versi e i primi racconti e nel 1923 si trasferisce a Mosca che, per i giovani di allora, rappresentava la possibilità di una vita felice e realizzata. Trova un impiego come bibliotecario presso il giornale dei ferrovieri Gudok (Il fischio), dalla linea prevalentemente satirica, a cui collaboravano fra gli altri Bulgakov, Oleša, Kataev, e gli viene affidata la rubrica delle lettere alla redazione. Sotto lo pseudonimo di Il’f incomincia anche a scrivere feuilleton, racconti sulla guerra civile, recensioni cinematografiche e resoconti di un viaggio in Asia centrale, dove viene inviato in missione dal giornale nel 1925.
Petrov (Evgenij Petrovi Kataev) era nato anche lui a Odessa nel 1902, sei anni dopo Il’f, aveva studiato al ginnasio e aveva cominciato a lavorare come corrispondente regionale per vari giornali. Dal 1921 al 1923 aveva lavorato nella polizia criminale della regione di Odessa e si era successivamente trasferito a Mosca, dove viveva il suo fratello maggiore, Valentin Kataev. Il suo primo racconto riesce a pubblicarlo sul supplemento letterario del giornale russo-berlinese Nakanune nel 1924, sotto lo pseudonimo di E. Petrov. Scrive racconti umoristici che si segnalano per la vivacità narrativa, i dialoghi veloci, l’energia del soggetto, la capacità di suscitare il riso e nel 1926 inizia la sua collaborazione con Gudok.
SEBBENE ENTRAMBI NATIVI di Odessa, Il’f e Petrov si conobbero a Mosca nel 1925 nella redazione del giornale con cui entrambi collaboravano e fecero subito amicizia. Nel 1927 furono inviati insieme in missione in Crimea e nel Caucaso, un viaggio di cui si trovano le tracce nel terzo capitolo di quello che è il loro primo e più famoso romanzo in coppia, Le dodici sedie. Valentin Kataev, scrittore già affermato e fratello maggiore di Petrov, vedendo il loro evidente affiatamento, aveva consigliato ai due amici di scrivere insieme e aveva perfino regalato loro un soggetto, anche se non particolarmente originale.
IN UNA SEDIA chippendale, confiscata insieme ad altre undici nel 1919 dalle autorità sovietiche, una nobildonna ha nascosto i suoi diamanti. Il segreto, confidato in letto di morte al nipote e al prete che le ha dato l’estrema unzione, scatena una caccia al tesoro cui si unisce un disinvolto avventuriero di nome Ostap Bender. Ovviamente la caccia non andrà a buon fine e dopo numerose avventure si scoprirà che il tesoro era già stato ritrovato e utilizzato per finanziare la costruzione di un club sovietico.
Pubblicato nel gennaio 1928, il romanzo segnò la nascita di un nuovo scrittore, Il’f e Petrov, dotato di ingegno e senso dell’umorismo, capace di costruire dialoghi arguti e concisi, di creare personaggi indimenticabili.
I due amici avevano portato nella coppia le loro qualità migliori: Petrov amava la trama, Il’f era un osservatore e curava i particolari; Petrov si dedicava alla costruzione dei dialoghi, Il’f era attento alle parole, ai sinonimi, cercava la precisione dei dettagli, le stranezze; Il’f si rifaceva alla satira grottesca di Saltykov-Šcedrin, alle iperboli di Majakovskij, mentre Petrov «era uscito dal Cappotto di Gogol’» (per riprendere la definizione di Dostoevskij), più precisamente dal suo racconto Come litigarono Ivan Ivanovic e Ivan Nikiforovic, dove un’amicizia perfetta si muta per uno sciocco litigio nel suo assoluto opposto.
IN INTERVISTE, note, ricordi, i due hanno ricostruito il loro laboratorio di scrittura. Prima di cominciare a scrivere un libro, appuntavano su dei fogli osservazioni varie, soggetti, pensieri. Era impossibile stabilire chi avesse pensato cosa. Poi Il’f tirava fuori qualcosa dai suoi taccuini che riempiva in modo maniacale di appunti, disegni, scarabocchi.
ERA PETROV A SCRIVERE perché aveva una calligrafia migliore. Mettevano il foglio sul giornale per non sporcare la tovaglia con penna e calamaio. Il’f gli stava accanto o faceva su e giù per la stanza. Prima di tutto esaminavano, anche in maniera vivace, con liti e discussioni, il soggetto in tutti i particolari, il carattere di ogni personaggio, le singole espressioni, i nomi, i pensieri. Uno dei due pronunciava la prima frase, la ripetevano, correggevano, e quando alla fine appariva sul foglio era impossibile dire a chi fosse venuta in mente.
A volte capitava che dicessero la stessa parola all’unisono, e in questo caso la scartavano, perché poteva venire in mente anche a una terza o a una quarta persona e quindi era troppo scontata. Il’f spronava sempre l’amico a non impigrirsi perché scrivere è faticoso e difficile. Quando il manoscritto era pronto, Petrov lo leggeva a voce alta e Il’f ascoltava, ripetendo con le labbra il testo fra sé e sé. Lo conoscevano entrambi a memoria e, a questo punto, spuntavano nuovi dubbi.
Il personaggio di Ostap Bender, avventuriero geniale e privo di scrupoli, avrebbe dovuto essere al centro di un terzo romanzo ma i due scrittori dovettero rinunciare al progetto. Avanzavano i cupi anni 30 e non era più tempo per raccontare storie divertenti.
Il loro libro America a un solo piano (1936), resoconto dei loro viaggi nel nuovo mondo, è una cronaca onesta e intelligente che spiega ciò che gli autori hanno visto e capito del paese. Il’f era già malato di tubercolosi e durante il loro ultimo viaggio, comprò una macchina da scrivere. Gli piaceva vedere come stampava le lettere. Nella prima sera a New York si mise a scrivere a macchina il suo diario. Avrebbe voluto farlo ogni giorno ma il viaggio fu molto stancante e non ci furono né tempo né forze per tenere un diario.
IL SODALIZIO DURÒ dieci anni: Il’f morì nel 1937, ponendo così fine a un’esperienza straordinaria di scrittura in coppia. Petrov, rimasto senza il suo amico, si dedicò alla stesura di sceneggiature insieme a G. Mumblit, e nelle sue memorie ricorda lo sconcerto provato quando il suo nuovo partner si dimostrava subito d’accordo con una sua proposta. Gli risuonavano in continuazione nelle orecchie le parole di Il’f: «Parleremo con calma dopo il lavoro. Ora invece dobbiamo discutere. È difficile? Ma lavorare è duro e difficile!».
Petrov morì in guerra nel 1942, cinque anni dopo il suo amico. Nel 1949 cominciarono gli attacchi contro gli scrittori, accusati di mancanza di ideali e di «cosmopolitismo». Riabilitati nel 1956, divennero fra gli autori più popolari. Le dodici sedie e Il vitello d’oro costituiscono una dilogia che non ha pari nella letteratura del 900. Modi di dire, frasi, espressioni, dialoghi dei personaggi di entrambi i romanzi sono entrati nel Thesaurus della lingua russa.
Persino Vladimir Nabokov, in genere poco benevolo con i colleghi sovietici, definisce Il’f e Petrov «scrittori dotati di eccezionale talento». Quanto al romanzo Le dodici sedie, non si contano più le versioni cinematografiche realizzate in Russia, Europa e America.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento