Il silenzio totale sulle scelte economiche del governo Draghi
C’è troppo silenzio nella opinione pubblica e persino negli addetti ai lavori rispetto alle politiche economiche del Governo. Si parla di tutto, ma ciò che condizionerà il 2022 è omesso; […]
C’è troppo silenzio nella opinione pubblica e persino negli addetti ai lavori rispetto alle politiche economiche del Governo. Si parla di tutto, ma ciò che condizionerà il 2022 è omesso; […]
C’è troppo silenzio nella opinione pubblica e persino negli addetti ai lavori rispetto alle politiche economiche del Governo. Si parla di tutto, ma ciò che condizionerà il 2022 è omesso; “a pensare male si fa peccato, ma spesso si azzecca”.
Siamo alla vigilia della presentazione della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) e alla presentazione della Legge di Bilancio (LB) per il prossimo triennio (2022-2024), ma sembra che la materia non interessi a nessuno. Conosciamo gli oggetti a cui ci riferiamo in quanto tecnici (se questo termine ha un significato univoco e pregnante per tutti) e troviamo inaccettabile il silenzio su questi due provvedimenti fondamentali per la vita delle persone del nostro Paese.
Rispetto agli anni passati questo silenzio dei giornali e nelle discussioni politiche non ammette interpretazioni di buona fede; né può essere invocata la situazione emergenziale, perché la politica si nutre di visioni e l’informazione si ciba di cronaca (o forse ci si deve ormai più opportunamente rassegnare ad un pallido condizionale?).
Possibile che i responsabili economici dei partiti non abbiano niente da dire sulla Nadef e/o sulla Legge di Bilancio? Al momento si danno per certi la crescita economica pari al 6% del PIL e l’ammontare del deficit di bilancio pari al 10%; ma altre ed essenziali informazioni sono introvabili.
Le poche e sporadiche comunicazioni di Draghi e del Ministro Franco non esplicitano mai l’entità dell’avanzo primario (aspetto tutt’altro che banale), il livello del debito pubblico, il livello degli investimenti e della spesa corrente, l’ammontare degli interessi passivi sul debito ed altre “piccolezze” di cui nessuno vuole occuparsi.
Le uniche e preoccupanti voci rese note sono sempre le stesse e hanno sempre lo stesso segno: riduzione delle tasse e correzione della spesa pubblica; vale a dire un bastone mascherato da una carota, destinato ad ampliare le iniquità, perché i benefici non si indirizzeranno a favore dei bisognosi, né i tagli a contenimento dei privilegi.
Sono in gioco la riforma degli ammortizzatori sociali, la riforma previdenziale, la spesa sanitaria. Come se non bastasse, si fa un bel dire che il Pnrr è fatto di spesa in conto capitale, ma come governeremo l’attività corrente legata a questi investimenti? Per esempio, si pensa che gli asili nido possano funzionare senza un aumento del personale?
Al momento ci giungono solo messaggi parziali che hanno il tenore del marketing pubblicitario e nel mentre, per altre vie, apprendiamo che ci sarebbero solo 3 mld di euro per la riforma fiscale e che sta partendo la procedura europea rispetto alla mancata riforma dell’Iva.
Il Governo prima o poi presenterà questi importanti documenti e gradiremmo precisione, puntualità e trasparenza. Vorremmo sapere e non a trenta secondi dalla fine, come sarà governata la finanza pubblica, come si intende affrontare e trattare la politica industriale, quale deve essere il ruolo della Pubblica Amministrazione, quale debba essere il ruolo del lavoro, di ogni ordine e grado, nella società e per il futuro.
Il Governo dei tecnici al momento lavora nel silenzio più completo, nella sua inaccessibile torre d’avorio. Se il Governo è responsabile di questa alienazione, la società dove si trova?
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