L’Abramo IV è realtà. Il sindaco uscente sbaraglia il campo, asfalta il candidato Pd e resta a Palazzo dè Nobili. La battuta migliore è di un neoconsigliere di opposizione: «Andavo a scuola e lui era sindaco. Andavo al liceo e lui era sindaco. Ora sono eletto in Consiglio e Sergio Abramo è ancora lì, sullo scranno più alto».

Secondo i dati definitivi diffusi dal Viminale, il primo cittadino ha ottenuto il 64,3% dei consensi, Enzo Ciconte si è fermato al 35,6%. La composizione del nuovo Consiglio delinea quasi un monocolore di Forza Italia e delle civiche collegate. Il partito di Alfano, tornato per l’occasione alla casa madre berlusconiana, spunta tre consiglieri.

Per il resto, si registra il flop annunciato dei 5 stelle, ancora una volta fuori dal consesso catanzarese (lo stesso fallimentare score, peraltro, di Cosenza e Reggio), mentre le liste civiche di sinistra di Nicola Fiorita raggranellano il magro bottino di un solo consigliere (oltre allo stesso candidato sindaco) malgrado l’exploit formidabile del primo turno (23,8%): sono i frutti perversi di una legge che penalizza eccessivamente la rappresentanza. «Si riparte da questo dato e faremo politica, bisogna creare una nuova classe dirigente che vada nella direzione del cambiamento».

Fatti gli auguri al neosindaco, Ciconte ha garantito la sua presenza in Consiglio. «Valuteremo attentamente i dati, sicuramente c’è stato un po’ di fuoco amico. Ma noi siamo fieri di questo risultato che riteniamo molto personale a livello di voti e ripartiamo da qui». Frasi di circostanza che non sbianchettano l’harakiri di un Pd convinto della vittoria alla vigilia, dopo una campagna acquisti fatta a destra e a manca (soprattutto a destra) e con un lenzuolo di liste (ben 12) che alla fine si è rivelato stinto e sbrindellato.

In casa azzurra si brinda al successo. «La grande scommessa è stata rinnovare completamente le liste. Pensate che molti degli eletti nel nostro schieramento nel 2012 sono passati dall’altra parte, nell’altra coalizione. Noi – ha spiegato Sergio Abramo – abbiamo puntato sul cambiamento, concorrendo con la metà delle liste rispetto al centrosinistra».

E già si punta all’obiettivo grosso: le regionali. «I dem hanno perso dovunque dal 2014. Meglio tornare al voto prima del 2019», esclama il deputato forzista Roberto Occhiuto. E il frontman da contrapporre al presidente Oliverio è già bell’e pronto: è il fratello Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza. Con l’aspirazione, mai negata, di volersi prendere tutta la regione.