Politica

Il regno di Abramo non si ferma, va in scena l’harakiri del Pd

Il regno di Abramo non si ferma, va in scena l’harakiri del Pdil sindaco di centrodestra Sergio Abramo

Catanzaro L’eterno primo cittadino totalizza il 64,3%, mentre lo sfidante dem Enzo Ciconte resta fermo al 35,6%

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 27 giugno 2017

L’Abramo IV è realtà. Il sindaco uscente sbaraglia il campo, asfalta il candidato Pd e resta a Palazzo dè Nobili. La battuta migliore è di un neoconsigliere di opposizione: «Andavo a scuola e lui era sindaco. Andavo al liceo e lui era sindaco. Ora sono eletto in Consiglio e Sergio Abramo è ancora lì, sullo scranno più alto».

Secondo i dati definitivi diffusi dal Viminale, il primo cittadino ha ottenuto il 64,3% dei consensi, Enzo Ciconte si è fermato al 35,6%. La composizione del nuovo Consiglio delinea quasi un monocolore di Forza Italia e delle civiche collegate. Il partito di Alfano, tornato per l’occasione alla casa madre berlusconiana, spunta tre consiglieri.

Per il resto, si registra il flop annunciato dei 5 stelle, ancora una volta fuori dal consesso catanzarese (lo stesso fallimentare score, peraltro, di Cosenza e Reggio), mentre le liste civiche di sinistra di Nicola Fiorita raggranellano il magro bottino di un solo consigliere (oltre allo stesso candidato sindaco) malgrado l’exploit formidabile del primo turno (23,8%): sono i frutti perversi di una legge che penalizza eccessivamente la rappresentanza. «Si riparte da questo dato e faremo politica, bisogna creare una nuova classe dirigente che vada nella direzione del cambiamento».

Fatti gli auguri al neosindaco, Ciconte ha garantito la sua presenza in Consiglio. «Valuteremo attentamente i dati, sicuramente c’è stato un po’ di fuoco amico. Ma noi siamo fieri di questo risultato che riteniamo molto personale a livello di voti e ripartiamo da qui». Frasi di circostanza che non sbianchettano l’harakiri di un Pd convinto della vittoria alla vigilia, dopo una campagna acquisti fatta a destra e a manca (soprattutto a destra) e con un lenzuolo di liste (ben 12) che alla fine si è rivelato stinto e sbrindellato.

In casa azzurra si brinda al successo. «La grande scommessa è stata rinnovare completamente le liste. Pensate che molti degli eletti nel nostro schieramento nel 2012 sono passati dall’altra parte, nell’altra coalizione. Noi – ha spiegato Sergio Abramo – abbiamo puntato sul cambiamento, concorrendo con la metà delle liste rispetto al centrosinistra».

E già si punta all’obiettivo grosso: le regionali. «I dem hanno perso dovunque dal 2014. Meglio tornare al voto prima del 2019», esclama il deputato forzista Roberto Occhiuto. E il frontman da contrapporre al presidente Oliverio è già bell’e pronto: è il fratello Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza. Con l’aspirazione, mai negata, di volersi prendere tutta la regione.

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