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Il regalo Ue da 100 miliardi ai grandi inquinatori

Il regalo Ue da 100 miliardi ai grandi inquinatoriL’acciaieria Thyssenkrupp di Duisburg – Ap

Ambiente Il Wwf rileva come tra il 2013 e il 2021 più della metà delle emissioni del sistema Ets, precisamente il 53%, siano state distribuite gratuitamente agli inquinatori. «Il valore complessivo di questi permessi è pari a 98,5 miliardi di euro, più di tutte le entrate che i Paesi dell’Ue hanno guadagnato con la vendita di quote regolari» spiega il rapporto dell’organizzazione

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 novembre 2022

L’Europa affronta la sfida dei cambiamenti climatici con un’arma spuntata. Il principale strumento per incentivare la decarbonizzazione nei settori industriali a più alta intensità di emissioni, dalla produzione di elettricità ai cementifici, dalle vetrerie agli impianti siderurgici, ovvero l’Emission Trading System (Ets), funziona a metà.

Introdotto nel 2005, con l’idea di realizzare un sistema di tariffazione delle emissioni di gas climalteranti per i settori dell’energia e dell’industria pesante, l’Ets è stato poi allargato anche all’aviazione, ma la sua efficacia (anche se grazie alle rinnovabili le emissioni coperte dallo schema si sono ridotte da allora del 37%) è messa in discussione dal sistema delle free allowances, cioè dall’assegnazione gratuita di permessi di emissione. A evidenziare questo limite è un’analisi del Wwf, che rileva come tra il 2013 e il 2021 più della metà delle emissioni del sistema Ets, precisamente il 53%, siano state distribuite gratuitamente agli inquinatori. «Il valore complessivo di questi permessi è pari a 98,5 miliardi di euro, più di tutte le entrate che i Paesi dell’Ue hanno guadagnato con la vendita di quote regolari» spiega il rapporto del Wwf.

SECONDO L’ORGANIZZAZIONE, tutto questo è «in aperta contraddizione con il principio che chi inquina paga». Per comprendere a fondo la distorsione, è utile sapere che il sistema Ets dell’Ue è un meccanismo basato sul mercato che impone un prezzo alle emissioni nei settori coperti. La quantità totale di quote di emissione assegnate nell’ambito dell’Emission Trading System ha un tetto massimo e diminuisce nel tempo, in linea con un fattore di riduzione lineare annuale. La Commissione europea lo considerata «una pietra miliare della politica dell’Ue per la lotta al cambiamento climatico e il suo strumento chiave per ridurre le emissioni di gas serra in modo efficace dal punto di vista dei costi».Questo schema potenzialmente virtuoso salta se la maggior parte delle emissioni provenienti dai settori industria ad alta intensità energetica e dal settore dell’aviazione sono esentate attraverso l’assegnazione delle quote gratuite, in ambiti che rappresentano il 40% delle emissioni a livello europeo.

ROMAIN LAUGIER, che lavora per il Wwf European Policy Office ed è l’autore principale del rapporto spiega: «Questa analisi dimostra che nell’ultimo decennio il sistema Ets si è basato sul principio “chi inquina non paga”, con miliardi e miliardi di entrate perse che i Paesi Ue avrebbero invece potuto investire nella decarbonizzazione industriale. I negoziatori europei dovrebbero eliminare gradualmente le quote gratuite il prima possibile, e nel frattempo assicurarsi che le aziende che le ricevono rispettino condizioni rigorose per la riduzione delle loro emissioni».

IL PREZZO DEI CREDITI di emissione è infatti l’unico strumento disponibile – nell’ambito del sistema Ets – per ridurre le emissioni e fornisce una fonte di entrate sostanziale e necessaria per gli Stati membri da destinare all’azione a favore del clima, anche nei settori coperti dall’Ets. Il titolo del rapporto presentato ieri dal Wwf è infatti Where did all the money go? (Dove sono finiti tutti i soldi?), perché – pur con difficoltà, a causa della scarsa qualità delle informazioni rese disponibili dai Paesi membri – i ricercatori dell’organizzazione ambientalista hanno cercato di capire come siano stati utilizzati i soldi effettivamente incassati dalla vendita dei diritti di emissione, pari a 88,5 miliardi di euro nello stesso periodo. «Almeno un terzo non è stato speso per l’azione per il clima o è stato speso per progetti di dubbia utilità per il clima. È chiaro che l’intero sistema deve essere reso più rigoroso e l’opportunità di farlo esiste oggi, durante le discussioni del trilogo “Fit for 55”. I Paesi dovrebbero essere obbligati a spendere il 100% dei proventi dell’Ets in azioni per il clima» commenta Laugier.

L’OBIETTIVO PAVENTATO sembra irrealizzabile considerando che tra i Paesi Ue ce ne sono 14 che ad oggi non rispettano nemmeno l’indicazione della Commissione europea di spendere il 50% di quanto incassato in azioni che contrastano i cambiamenti climatici. Tra questi c’è anche l’Italia, che in 9 anni ha raggiunto l’obiettivo solo due volte (nel 2013 e nel 2017) e negli ultimi 4 anni per ben tre volte è rimasta sotto il 20%.

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