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Il radical-renziano ammette (o avverte): c’è rischio della fine dell’amalgama

Il radical-renziano ammette (o avverte): c’è rischio della fine dell’amalgamaRoberto Giachetti

Roberto Giachetti E' diventato famoso per la frase: «Hai la faccia come il culo»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 1 marzo 2019

«Roberto Speranza, hai la faccia come il culo». Non è il gusto del turpiloquio né quello di épater le bourgeois di limpida derivazione radicale, a spingere in quel dicembre 2016 Roberto Giachetti, romano classe 1961, a inchiodare l’ex capogruppo della camera del Pd all’ipocrisia di chi invoca una legge elettorale (il Mattarellum) solo quando non c’è più la possibilità di portarla a casa. Pur esterno alle dinamiche del giglio magico, Giachetti è da sempre il renziano che dice quello che Renzi non può dire. Così oggi a proposito della possibile scissione: il senatore di Scandicci la nega, lui invece avverte: «Se il Pd diventerà un’altra cosa rispetto alla sua ispirazione originaria tolgo il disturbo». C’è della lealtà – anche questa molto radicale – nel deputato ex vicepresidente della camera, esperto di regolamenti che inizia a fare politica da giovanissimo con Marco Pannella a Radio Radicale, poi nei Verdi con Rutelli e con lui anche nei Democratci e nella Margherita. Veterano dello sciopero della fame , ne ha fatto uno nell’ottobre 2013 – per ottenere una legge elettorale quando Enrico Letta è a Palazzo Chigi e aprire quel capitolo significherebbe far saltare le larghe intese (e magari accelerare l’arrivo di Renzi a palazzo). La sua mozione viene bocciata dallo stesso Pd. Di qui, tre anni dopo, lo sfogo contro Speranza dal palco dell’assemblea. Garantista dai tempi in cui non va di moda, sostenitore del manifesto in una della sue crisi detestandone apertamente la linea editoriale, pur essendo stato a lungo in minoranza ha un’idea particolare del pluralismo nel Pd, quella che fin dal 2015 lo spinge a invitare gli antirenziani a levare il disturbo. Unico a immolarsi nella corsa a sindaco di Roma nel 2016, dopo che il Pd autoaffonda il suo stesso primo cittadino Ignazio Marino, ottiene il 24,87% al primo turno e il 33% al ballottaggio. Roma è consegnata a Virginia Raggi, lui resta capo dell’opposizione comunale ma anche deputato. Alle primarie di domenica è candidato in ticket con Anna Ascani (Città di Castello, classe 1987) già golden girl lettiana ora turborenziana. Il cuore del suo programma è proseguire la linea dell’ex segretario. Nel voto fra gli iscritti ottiene 20.887 voti, l’11,13%.

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