Il processo Iuventa, le Ong: «Si indaghi sulle indagini»
Migranti La procura ha chiesto il non luogo a procedere eppure è stato tenuto in piedi per anni un'accusa che ha alimentato la narrazione degli attivisti collusi con gli scafisti. La sentenza prevista per il 19 aprile
Migranti La procura ha chiesto il non luogo a procedere eppure è stato tenuto in piedi per anni un'accusa che ha alimentato la narrazione degli attivisti collusi con gli scafisti. La sentenza prevista per il 19 aprile
Una mozione congiunta degli avvocati difensori di Iuventa, Medici senza frontiere e Save the children presentata nelle battute finali della lunghissima udienza preliminare del maxi-processo alle Ong chiede di aprire un’inchiesta per fare chiarezza sulle tante ombre che hanno caratterizzato la fase delle indagini. Testimoni inaffidabili, informative della polizia distorte, intercettazioni a tappeto, insieme alla mancata acquisizione di elementi chiave come i tracciati delle navi e le comunicazioni tra soccorritori e guardia costiera, lasciano molti dubbi sulle modalità investigative e soprattutto sulle motivazioni alla base di tutta questa vicenda. Che, secondo Iuventa, sono indubbiamente «politiche».
«Il Ministero degli Interni ha persino incaricato una sezione speciale della polizia di occuparsi delle indagini, il che indica una forte influenza politica», scrivono gli attivisti nel comunicato che ha chiuso ieri le ultime quattro giornate davanti al Gup di Trapani Samuele Corso. Erano iniziate mercoledì con la sorprendente richiesta della procura: non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato. Nello specifico per mancanza di dolo. Posizione accolta con sorpresa dalle difese, che già nel 2019 avevano presentato una corposa memoria per ottenere l’archiviazione del procedimento, che nel corso delle arringhe conclusive hanno rilanciato: non basta dire che mancavano le prove sull’intento degli accusati, occorre invece riconoscere che le attività di soccorso sono state pienamente legittime e costituiscono l’esercizio del diritto e dovere al soccorso.
Attraverso questo maxi-processo alle Ong, le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina rispetto ai salvataggi nel Mediterraneo centrale nella fase 2016-2017, i teoremi mediatici e giudiziari su presunti contatti con i trafficanti e consegne concordate si è prodotta una profonda torsione del senso comune e della legislazione intorno alle attività delle organizzazioni umanitarie nella rotta migratoria più mortale al mondo. Una torsione che ha fatto aumentare i morti in mare. Ieri, intanto, il Gup ha confermato la data della decisione: arriverà il 19 aprile. Potrebbe essere l’occasione per riscrivere la storia degli ultimi anni su quanto accaduto lungo la frontiera meridionale d’Europa.
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