Internazionale

Il Pride a Gerusalemme, diritti «dal fiume al mare»

Il Pride a Gerusalemme, diritti «dal fiume al mare»

Contro Pinkwashing e occupazione. «Stanno distruggendo Gaza in nome dell’amore»

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 1 giugno 2024
Micol MeghnagiGERUSALEMME

Circa 2.000 partecipanti. La parata dell’Orgoglio a Gerusalemme si è svolta in sordina rispetto agli anni precedenti, mentre l’esercito israeliano si prepara ad entrare nel nono mese dell’offensiva militare nella Striscia di Gaza. Tra le bandiere arcobaleno in festa, circa 400 ebrei e palestinesi con passaporto israeliano hanno bloccato la parata con i propri corpi all’urlo «Non c’è orgoglio in un regime di apartheid». Si tratta del “blocco radicale”, formato da dozzine di attivisti indipendenti, sigle storiche contro l’occupazione e da un contingente del partito comunista Hadash.

LE PROTESTE CONTRO il pinkwashing non sono una novità, ma quest’anno hanno assunto tutt’altro peso, «Stanno distruggendo Gaza in nome dell’amore», dichiara al manifesto Meir Gram, attivista ebrea israeliana di Free Jerusalem. Meir si riferisce alle immagini divenute virali dei soldati israeliani che sventolano i simboli Lgbtq+ tra le rovine della Striscia. «Lo Stato è riuscito a far credere a molti che il militarismo sia l’unica via per essere parte di questa società», aggiunge Einat Gerlitz, attivista ebrea israeliana di Mesarvot, che ha trascorso 87 giorni in carcere per aver rifiutato la leva.

«Il blocco chiede la liberazione queer e il passaggio dal nazionalismo alla solidarietà», tuona Islam Ezim, attivista palestinese, dal suo megafono ricoperto di adesivi del partito comunista. «Mentre a Gaza è in corso un massacro, l’esercito si avvolge nelle bandiere arcobaleno per lavarsi dai propri crimini di fronte agli occhi del mondo. La nostra protesta è contro l’occupazione militare che danneggia direttamente la nostra comunità, composta da ebrei e palestinesi, e contro l’estorsione da parte delle forze israeliane nei confronti dei palestinesi Lgbtq+», continua.

LO SCORSO APRILE un residente di Nablus è stato assassinato dopo che un gruppo paramilitare locale lo aveva accusato di collaborazionismo: in un video girato prima di essere giustiziato, la vittima ha dichiarato che Israele aveva usato il suo orientamento sessuale per ricattarlo. «Da una parte lo Stato accoglie le persone Lgbtq+ nel sistema militare, dall’altro, i servizi di intelligence mettono in atto pratiche omofobe in modo violento e brutale. I membri dissenzienti di 8200 (ndr: l’unità di intelligence militare nota per ricattare i palestinesi Lgbtq+) hanno testimoniato che i servizi israeliani cercano di individuare i palestinesi queer per ricattarli», conclude Islam.

«Ogni anno prendiamo parte al Pride per riaffermare che dal fiume al mare, i diritti o sono di tutti o di nessuno», ha ricordato ai manifestanti Ella Belle, un’adolescente genderqueer che tra qualche mese rifiuterà la leva obbligatoria. Il suo corpo è ancorato all’asfalto rovente delle strade del centro di Gerusalemme, insieme a quello di centinaia di attivisti che bloccano il percorso della parata. Alcuni dei manifestanti si fermano incuriositi, qualcuno domanda, qualcun altro si unisce, ma i più insultano e invitano gli attivisti a farsi «un giro a Gaza».

DOPO QUALCHE ORA la polizia israeliana ha disperso con la forza il “blocco radicale”. La scorsa settimana otto persone sono state arrestate a Gerusalemme mentre protestavano di fronte all’Ambasciata americana per chiedere il cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi ed una soluzione politica all’occupazione militare. Il clima di tensione si inserisce nel quadro generale di repressione, che dal 7 ottobre colpisce sistematicamente i dissidenti e distrugge gli spazi democratici rimasti nel Paese. D’altronde, la formazione del governo Netanyahu e la svolta religiosa politica gettano un’ombra sull’immagine gay-friendly e progressista che Tel Aviv si è costruita nel corso degli anni. Mentre i sentimenti anti-Lgbtq+ aumentano nella società israeliana e gli attivisti ebrei e palestinesi vengono silenziati.

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