«L’attività amministrativa della Regione Liguria prosegue senza soluzione di continuità» dicono dall’amministrazione decapitata con l’arresto di Giovanni Toti e del suo braccio destro e capo di gabinetto Matteo Cozzani. Formalmente, questo impegno non fa una grinza. Lo statuto prevede che «in caso di impedimento temporaneo», le redini della Regione passino al vicepresidente della Regione, cioè al leghista Alessandro Piana. Il regolamento regionale si intreccia con la legge Severino, che prevede che Toti venga sospeso dalla carica di consigliere, alla quale era stato eletto in quanto candidato presidente. «Siamo vicini al nostro presidente Toti, certi che abbia sempre agito nell’esclusivo interesse della Liguria – dichiara Piana – Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati». Arriva anche il soccorso del ministro della giustizia Carlo Nordio, dubbioso circa la tempistica dell’operazione.

TUTTAVIA, NON è affatto detto che i partiti del centrodestra decidano di procrastinare la fine della consiliatura a queste condizioni, rischiando di arrivare ancora più deboli alle elezioni regionali del 2025. Potrebbero dunque decidere di dimettersi o addirittura di votare un documento di sfiducia a Toti, che comporterebbe il ritorno alle urne. «Magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi e cade tutto e si va al voto» azzarda Matteo Rosso, leader di Fdi in Liguria. Ferruccio Sansa alle elezioni del 2020 sfidò, sostenuto da M5S, Pd e Sinistra, sfidò il candidato di centrodestra. Ne uscì battuto, ma da allora non ha smesso di denunciare proprio la questione dei finanziamenti (molti dei quali normalmente dichiarati) al comitato di Toti. «Io avevo in cassa per la campagna elettorale circa 50 mila euro, gran parte dei quali provenienti dalle mie tasche – racconta Sansa – Lui aveva a disposizione almeno dieci volte tanto. Soldi provenienti da grande distribuzione, soprattutto Esselunga, imprenditori portuali e operatori della sanità privata. Da anni chiedo conto a Toti di questi quattrini, sono andato anche dai carabinieri. Basta incrociare il flusso dei finanziamenti e gli atti della sua giunta per capire che c’è qualcosa che non va, al di là dei risvolti penali». A Genova, ad esempio, si registra il record della grande distribuzione: 238 metri quadri di attività commerciali ogni mille abitanti.

LA GRANDE OPERA che stuzzica gli appetiti imprenditoriali è la diga di Genova, una barriera progettata per consentire al porto l’accesso alle grandi navi e alle portacontainer di oltre, adeguandosi alle esigenze delle maggiori compagnie di navigazione. L’Autorità anticorruzione aveva sollevato dubbi circa la procedura veloce per la gara d’appalto di un’opera che sarà finanziata dal Pnrr che potrebbe arrivare a muovere in tutto fino a tre miliardi di euro. «Tra i grandi sostenitori di quell’opera – fa notare Sansa – ci sono praticamente tutti gli indagati nell’inchiesta della procura genovese. Tranne il sindaco di Genova Marco Bucci».

PER IL PARTITO democratico della Liguria è «difficile oggi non pensare che dal disastro della sanità ligure a quello della scuola siano frutto di un disegno che voleva consegnare la Liguria a singoli segmenti del mercato e del profitto. La poca distanza dalle scadenze elettorali sollecitano una mobilitazione civica: in nome della moralità della politica e di un’idea di Liguria diversa. La giustizia farà il suo corso». «La commistione fra politica e imprese private con interessi milionari legati alla pubblica amministrazione è una vera e propria malattia da estirpare – aggiunge Nicola Fratoianni di Si – Ed è la ragione principale per cui io credo che Toti debba dimettersi e che vada restituita la parola ai cittadini della Liguria». Anche per il M5S «c’è un problema di questione morale, di corruzione, di contaminazione fra politica e affari. Non possiamo più fare finta di niente». Sansa, però, manda un messaggio anche al centrosinistra: «Chiunque si candidi a governare la Regione adesso deve tagliare ogni legame con gli interessi che fino ad oggi hanno condizionato la politica».