Emmanuel Macron cercherà di spiegare oggi in tv le ragioni della riforma delle pensioni. Alle 13, perché a metà giornata il pubblico è più casalingo e anziano. Il gradimento nei sondaggi è ai minimi dall’epoca dei gilet gialli. Non dovrebbero esserci annunci di referendum, scioglimento delle camere o rimpasto di governo. La via d’uscita che studia l’Eliseo è accelerare l’agenda delle riforme scegliendo temi che possano incidere immediatamente sulla vita delle persone.

All’Assemblée nationale ieri c’è stata una seduta di fuoco. «Forzatura nociva e pericolosa», per il comunista Fabien Roussel, che dice: «arrendetevi, ritirate la riforma». Mathilde Panot della France Insoumise intima: «cederete, avete tenuto solo per 9 voti». Sébastien Chenu del Rassemblement national ha chiesto di nuovo le dimissioni della prima ministra Elisabeth Borne.

Il paese continua a vivere una tensione estrema. Il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha contato 1.200 azioni spontanee. Blocchi a Fos-sur-Mer vicino a Marsiglia e nella zona industriale a Le Havre. Tagli di corrente e picchetti nelle raffinerie. Il comune di Parigi ha aperto una «cellula di crisi» per l’immondizia. In tre giorni ci sono stati 425 fermi e molte polemiche per la violenza della polizia. Il governo ribatte che più di 400 poliziotti sono rimasti feriti.

Intanto ha presentato il testo della riforma al Consiglio costituzionale, a cui si è rivolta anche l’opposizione per contestare alcuni articoli e avanzare una domanda di Rip (referendum di iniziativa condivisa). Una procedura lunga e complessa che però permetterebbe di bloccare per nove mesi l’entrata in vigore della riforma.