Il premier golpista sospeso. Questione di matematica
Thailandia «Il tribunale ha esaminato la petizione e i documenti giustificativi e ritiene che i fatti secondo la richiesta indichino motivi ragionevoli per sospettare che vi sia un caso come richiesto: […]
Thailandia «Il tribunale ha esaminato la petizione e i documenti giustificativi e ritiene che i fatti secondo la richiesta indichino motivi ragionevoli per sospettare che vi sia un caso come richiesto: […]
«Il tribunale ha esaminato la petizione e i documenti giustificativi e ritiene che i fatti secondo la richiesta indichino motivi ragionevoli per sospettare che vi sia un caso come richiesto: un voto a maggioranza quindi (ha deciso) per la sospensione dalla carica di premier, a partire dal 24 agosto 2022, fino a quando la corte non emetterà verdetto».
Il premier si chiama Prayut Chan-o-cha, generale golpista in abiti civili, e la risoluzione è della Corte costituzionale thailandese a cui lunedì era stata presentata la richiesta di valutare se il generale premier non si trovasse a governare oltre il suo mandato, usurpando di fatto lo scranno più alto del parlamento.
UNA DECISIONE niente affatto scontata. Tanto che ieri mattina, quando la Corte ha reso noto – 5 voti contro 4 – che Prayut era temporaneamente sospeso, tutti sono rimasti sorpresi: il generale forse per primo. Ma non meno di lui gli studenti che da ormai più di un paio d’anni ne contestano la legittimità per non dire di osservatori, giornalisti e parlamentari tra cui proprio quelli tra l’opposizione che già avevano tentato la sfiducia per farlo cadere, cosa che finora anche la piazza, pur mettendolo in difficoltà (anche alla vigilia del responso in migliaia manifestavano a Bangkok), non è mai riuscita a fare nonostante imponenti e pacifiche manifestazioni.
Secondo la denuncia presentata agli alti magistrati Prayut occupa il suo posto illegalmente poiché dal golpe del 2014, cui è seguita la sua conferma alle elezioni politiche del 2019, avrebbe superato gli otto anni che per legge sono la durata massima del mandato.
LA DIATRIBA è di lana caprina ma con un suo perché: secondo l’accusa Prayut ha cominciato come capo della giunta militare quando il golpe del 2014 ha fatto piazza pulita del governo regolarmente eletto di Yingluck Shinawatra, sorella di Taksim, bestie nere di destra e monarchia thailandese (a esser precisi fu proprio la Corte costituzionale a destituire il 7 maggio Yingluck ma il 22 Prayut era già pronto a sedare la piazza coi carri armati).
Governa comunque, senza ombra di dubbio, dall’agosto 2014 quando, dopo aver licenziato l’interim di Niwatthamrong Boonsongpaisan, che governava da due settimane, il Consiglio nazionale per la pace e l’ordine sciolse il parlamento e soppresse la Costituzione formulandone una provvisoria che in luglio fu approvata da re Rama IX, padre dell’attuale.
IN AGOSTO Prayut fu nominato premier e quindi il suo mandato doveva finire ieri (resta comunque a capo della Difesa). I lealisti dicono che governa solo dal 2017 – quando è entrata in vigore una nuova Costituzione – se non addirittura dalle elezioni del 2019 che lo hanno visto rimanere in sella. La Corte però ha preferito sospenderlo temporaneamente. Ha 15 giorni per un verdetto definitivo.
La Corte esercita su mandato della Costituzione militare del 2017: presidente e otto magistrati sono approvati dal senato (scelto e non eletto) e nominati dal re. Hanno dunque motivo per rivedere la temporanea decisione che va contro gli interessi di militari e casa reale. Ma i conti bisogna anche farli con la piazza che, se ieri si è calmata, resta agguerrita.
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