Il Pd (forse) evita il suicidio:  «Non sosterremo Moratti»
Carlo Cottarelli – LaPresse
Politica

Il Pd (forse) evita il suicidio: «Non sosterremo Moratti»

Regionali Archiviata l'ipotesi ventilata dai renziani del partito. In pole position in Lombardia c'è Cottarelli: piace a dem e Calenda ma a settembre è stato doppiato da Santanchè nel collegio di Cremona. Nel Lazio salgono le quotazioni di Alessio D'Amato
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 4 novembre 2022

L’incubo Letizia Moratti sembra sparito dai radar del centrosinistra lombardo. L’ex vice di Attilio Fontana, che mercoledì si è dimessa in polemica per non essere stata candidata dalle destre, per qualche giorno è stata anche una possibile candidata del Pd. O meglio, dell’ala del Pd, quella di Base riformista (con in testa il sindaco di Bergamo Giorgio Gori), che vorrebbe un’intesa con Calenda e Renzi, anche sul nome dell’ex sindaca di Milano.

Fortunatamente, ieri, è arrivata une smentita dal Pd: «Moratti è un profilo connotato all’interno del centrodestra. Per noi il sostegno alla sua candidatura non è un’opzione», ha spiegato il segretario regionale Vinicio Peluffo. «Noi stiamo facendo un altro percorso, che parte dalle forze politiche all’opposizione della giunta di Fontana, vogliamo un un cambiamento radicale», a maggior ragione «dopo le dimissioni di Moratti che hanno sancito la fine del centrodestra così come lo conosciamo».

Su Moratti i dem rischiano grosso: se mai l’idea di puntare su di lei si fosse concretizzata, un pezzo del partito si sarebbe staccato, favorendo una scissione anche a livello nazionale. «Se prevalesse quella ipotesi, dovremmo costruire una lista e una candidatura alternativa, costi quel che costi», aveva avvertito l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino. Ieri Renzi ha spinto perché il terzo polo sostenga Moratti, e ha invitato i dem a fare altrettanto: «Se fossi in loro la chiamerei di corsa». Ma dalle parti di Calenda non c’è la stessa convinzione. «Non è la nostra candidata, anche se ha fatto un gesto che apprezzo», taglia corto il capogruppo Matteo Richetti.

Il sindaco di Milano Beppe Sala (che ha rifiutato l’ipotesi di candidarsi) spinge per una coalizione tra Pd e centristi. Uno dei nomi possibili è quello di Carlo Cottarelli, neosenatore eletto coi dem, nonostante la bruciante sconfitta nel collegio di Cremona: il 25 settembre l’economista e esperto di conti pubblici si è fermato al 27,1%, surclassato da Daniela Santanché al 53%.

Non un grande biglietto da visita per l’aspirante candidato. Che non esclude di correre: «Se mi verrà fatta la proposta, in una coalizione sufficientemente ampia e con un programma condivisibile, io la considerò molto seriamente», ha detto ieri. «La disponibilità di Cottarelli rappresenta un passo in avanti importante», gioisce Alessandro Alfieri, lombardo, coordinatore nazionale di Base riformista.

In ballo c’è anche il Lazio. Il Pd vorrebbe riproporre l’alleanza ampia che ha sostenuto Zingaretti, con terzo polo e M5S. Calenda ribadisce il suo veto verso i grillini e avverte: «L’intesa o si fa in tutte le Regioni o non si fa, altrimenti non si danno certezze agli italiani». «Sono situazioni diverse», replicano dal Pd. Il leader di Azione per il Lazio spinge l’assessore alla Sanità uscente Alessio D’Amato, nome gradito anche in casa Pd: «È lui l’opzione più solida al momento», spiegano dal Nazareno, ricordando la buona gestione del Covid. Ma tra i papabili del Pd c’è anche il vicepresidente uscente Daniele Leodori, pronto a correre. Decisivo sarà il parere di Conte.

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