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Il patto con Verdini imbarazza il Pd, solo un po’

Il patto con Verdini imbarazza il Pd, solo un po’Denis Verdini

Governo Alla camera vertice formale per venire incontro alle richieste di Ala. E i bersaniani ripetono le proteste

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 29 aprile 2016

«L’incontro rientra nella normale dinamica parlamentare che abbiamo con gruppi di maggioranza come di opposizione». Il capogruppo dei deputati Pd Ettore Rosato prova a prolungare l’ambiguità: «Maggioranza e opposizione». «Ala», il gruppo di Denis Verdini, dove sta? Nel governo non c’è, o non ancora, malgrado diverse seconde file scalpitino parecchio per entrarci. Ma in maggioranza ci sta con tutti i piedi, tant’è che l’incontro di oggi a Montecitorio tra renziani e verdiniani non ha nulla di consueto. Né di esclusivamente parlamentare, ci saranno il sottosegretario Lotti, riferimento quotidiano di Verdini, e il vice segretario del Pd Guerini. Mai vista una delegazione del genere a colloquio con la minoranza. Ammesso che si sia mai stato un incontro con la minoranza.

L’incontro di questa mattina doveva tenersi nella sede del Pd, ma per ragioni estetiche ed evitare il facile riferimento al Nazareno 2 si terrà a Montecitorio, nello studio del capogruppo Rosato. Ci saranno anche i rappresentanti dei gruppi parlamentari, anche perché l’accordo tra Pd e Ala avrà al centro i prossimi provvedimenti di legge.

Due fra tutti preoccupano il Pd: la riforma del processo penale e il conflitto di interessi. Sono due argomenti già ampiamente spesi nella propaganda renziana, che però piacciano assai poco ai verdiniani. Il cui voto a palazzo Madama è diventato indispensabile per rendere inutile quello della minoranza Pd. La legge sul conflitto di interessi – che pure non è un castigo di dio ed è anzi criticata (giusto ieri dall’ex senatore Passigli sul Corriere della sera) proprio per quello che non contiene – non piace molto neanche ai centristi di Alfano e così dopo una corsetta alla camera sta dormendo in commissione al senato. Anche sulla legge che riguarda prescrizione e intercettazioni le posizioni dei verdiniani assomigliano molto a quelle degli alfaniani e, a volersi affidare degli annunci, il ministro Orlando non avrebbe una maggioranza per approvare le sue riforme, tantomeno «entro l’estate». Però si è già cominciato a discutere di contropartite per sbloccare questi provvedimenti e farli accettare ai centristi, e in questo genere di conversazioni è importante partire per primi. Così Verdini ha chiesto un incontro il più formale possibile per sancire il suo ingresso ufficiale in maggioranza. Ottenuta la promessa, ha fatto circolare la voce in modo da ottenere il guadagno politico. A questo punto chiederà di voler discutere i provvedimenti, anche se di certo si dispone a farli comunque votare dai suoi. «Fino a qui abbiamo votato le riforme già pronte, adesso vogliamo discuterne il contenuto», è la sintesi delle intenzioni del gruppo Ala.

Renzi non si preoccupa troppo delle ricadute di immagine, malgrado Verdini sia il solito condannato (per corruzione in primo grado) e pluri rinviato a giudizio (l’ultima volta pochi giorni fa per bancarotta). Continua a negare l’evidenza, e ieri se n’è uscito con un’altro annuncio di lotta alla corruzione ad alzo zero e una professione di fede «nel bipolarismo e nel partito democratico». In nome del «partito della Nazione», però, i tentativi di abbraccio di Ala si fanno sempre più insistenti. Ed è già pronta la lista di verdiniani, in gran parte già fedelissimi di Cosentino, che vuole allearsi con il Pd alle amministrative di Napoli. L’imbarazzo a questo punto è inevitabile, ma l’alleanza non è rifiutata. «Parlino con la candidata Valente», suggerisce ancora Rosato.
Nel frattempo un’altra ala, quella bersaniana del Pd, coglie l’occasione dell’incontro di oggi per lanciare le sue grida di dolore. «È una follia inspiegabile», dice Roberto Speranza. «In questo modo si cambiano la natura e gli obiettivi del partito democratico», aggiunge Davide Zoggia. Gianni Cuperlo è più rassegnato: «Il gruppo dirigente del Pd incontra chi vuole, noi abbiamo preso atto da tempo che la maggioranza che sostiene il governo comprende anche quelle forze». Da questa constatazione parte per il consueto affondo il 5 Stelle Luigi Di Maio: «Per noi Verdini era già in maggioranza, ora valuterà Mattarella se stiamo parlando di sostegno complessivo al governo». Ma il presidente della Repubblica ha già detto che fino a quando si tratterà di voti aggiuntivi, tanto più senza un ingresso formale dei verdiniani al governo, non chiederà al governo alcun passaggio formale.

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