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Il partito di Le Pen contro il patto Ue sui richiedenti asilo: «È sostituzione etnica»

Il partito di Le Pen contro il patto Ue sui richiedenti asilo: «È sostituzione etnica»L'interno di un centro per richiedenti asilo – Foto Ansa

Migrazione In Francia

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 6 giugno 2024

Il Rassemblement National, che già si sente la vittoria in tasca il 9 giugno, sferra un attacco contro il Patto Asilo Immigrazione della Ue, approvato dopo lunghi mesi di trattative tra i 27 a maggio e che dovrebbe entrare in vigore nel 2026. Ieri, il capo-lista Jordan Bardella ha chiesto ufficialmente al governo, in base articolo 151-11, di rivolgersi alla Corte di Giustizia della Ue per denunciare l’applicazione del Patto. Il Rn ha posto il rifiuto dell’immigrazione in testa nella campagna elettorale, fomentando le paure e agitando lo spauracchio della «grande sostituzione» di popolazione, si è allarmato del «rischio di scomparsa della Francia e della Ue sul proprio suolo a causa di politiche di immigrazione sempre più importanti». Dando anche dati falsi, per esempio su un supposto enorme squilibrio nei tassi di natalità tra i cittadini di origine europea e quelli extracomunitari. Il Rn motiva la richiesta affermando che il Patto «eccede le competenze delle istituzioni Ue», perché «non rispetta il principio di sussidiarietà» e cosi’ facendo impedirebbe agli stati membri di «mantenere l’ordine pubblico» e di «svolgere le proprie funzioni», danneggiando «la politica sociale» per i costi elevati delle ri-localizzazioni.

Il Patto, che è al contrario criticato dalle organizzazioni umanitarie e dalla sinistra perché mette in atto una «Europa fortezza», impone un «filtraggio» delle persone migranti ai confini esterni della Ue – come già succede con gli accordi firmati con Turchia e Tunisia e, dall’Italia, con l’Albania – per fare una selezione tra chi ha il diritto di presentare una domanda d’asilo e chi invece viene respinto preventivamente e quindi impedito di entrare nel territorio Ue. Una parte del patto che riguarda la «solidarietà» tra stati membri: in caso di grandi afflussi, per aiutare i paesi più esposti, entrerebbe in vigore un meccanismo di redistribuzione dei migranti. I paesi che rifiutano l’accoglienza hanno la possibilità di liberarsi dall’incombenza versando una cifra (20mila euro) per migrante escluso. Anche il Ppe ha di recente preso posizioni molto critiche, includendo nelle sue proposte la possibilità di aprire dei centri di smistamento in paesi terzi, sul «modello Ruanda» di Londra. Anche se Ppe e estrema destra non avranno una maggioranza alternativa all’Europarlamento, potrebbero unirsi in modo opportunistico per indurire le regole dell’immigrazione. I due gruppi Ecr e Id, che da settimane manovrano per cercare un terreno di intesa, potrebbero fondersi, coalizzando almeno i partiti di estrema destra «di governo» (e lasciando fuori i più estremisti, come la tedesca Afd), per poter entrare nel gioco del potere europeo. Il Rn non difende più un Frexit e neppure l’uscita dall’euro, come aveva fatto fino al 2017.

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