Il voto di questo fine settimana nel nord premia le destre. A Trento il governatore leghista Maurizio Fugatti ottiene il secondo mandato, a Monza Adriano Galliani conserva il seggio del Senato che era di Silvio Berlusconi. Vittorie nette, senza suspence, anche se nel collegio lombardo l’affluenza resta sotto il 20%. In Alto-Adige si segnala il vistoso calo della Svp, che passa dal 42 al 34,5% e, pur restando il partito-guida della Provincia autonoma, ottiene solo 13 consiglieri su 35 e si trova in difficoltà nel formare una nuova giunta.

IL DATO NAZIONALE premia Fdi, che a Bolzano è il primo partito di lingua italiana col 6% (cinque ani fa aveva l’1,7%). Crolla la Lega, che passa dall’11 al 3%, perdendo 3 consiglieri su 4. A Trento il partito della premier quasi decuplica i voti, passando dall’1,4 al 12%, ma non riesce a superare la Lega, che scende dal 27 al 13%, lasciando il posto di primo partito al Pd (16,6%, in crescita rispetto al 13,9% del 2018). I dem restano attorno al 3,5% anche a Bolzano, confermando il loro seggio. Buon risultato dei Verdi (che avevano in lista anche Sinistra italiana): in Alto-Adige passano dal 6,8 al 9%, confermando i loro 3 seggi. Sinistra e Verdi col 3,2% conquistano un seggio in Trentino.

NEGATIVO IL RISULTATO del M5S, che correva da solo in Trentino e con l’1,9% viene superato dalla lista di Marzo Rizzo (nel 2018 avevano il 7%). Peggio ancora in Alto Adige: 0,7% e nessun seggio (5 anni fa i %s erano al 2,4%). Forza Italia era già praticamente inesistente, 2% a Trento e 1% a Bolzano: questa volta è riuscita a perdere l’unico seggio che aveva in Trentino. Dal punto di vista degli equilibri nazionali dunque nessuno scossone: Meloni può cantare vittoria, e così anche Salvini che conferma il suo governatore. Il Pd perde ma il risultato delle liste non consente particolari margini di manovra ai critici di Schlein. Per Conte un’altra sconfitta a livello locale, per i 5s non è una novità.

IL RISULTATO DI TRENTO va oltre le stesse aspettative di Fugatti: nonostante le difficoltà avute per ottenere il via libera alla ricandidatura (Fdi aveva fatto resistenza), il leghista supera il suo risultato del 2018 e passa dal 46,7 al 51,8%. «La comunità trentina ha apprezzato il nostro lavoro», le parole del leghista. Meloni si congratula: «Il centrodestra unito porta a casa un altro grande risultato». Fugatti tira un sospiro di sollievo: contro di lui si era candidato Sergio Divina, già ras della Lega in Trentino dagli anni Novanta, che però ha fatto flop: per lui solo il 2%. E così le speranze del centrosinistra di rimontare grazie alle divisioni a destra si sono infrante: il candidato Francesco Valduga, che si era dimesso da sindaco di Rovereto per correre in Provincia, si è fermato al 37,5%. Un dato migliore di quello ottenuto nel 2018 dall’allora candidato Pd Giorgio Tonini (25,4%). E tuttavia la delusione è forte: «Non siamo riusciti a fare capire ai trentini il nostro progetto territoriale», ha detto Valduga. E il segretario dei dem Alessandro Dal Ri: «Abbiamo cercato di costruire una coalizione solida e concreta ma, a quanto pare, non è stato sufficiente per convincere gli elettori». Il candidato del M5S Alex Marini è plumbeo e se la prende coi leader nazionali. Da Fdi parte il pressing per avere la vicepresidenza per la capolista Francesca Gerosa.«I patti si rispettano», il messaggio lanciato dal coordinatore dei meloniani Alessandro Urzì.

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti (a sinistra), dopo la riconferma, 23 ottobre 2023. ANSA
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti (a sinistra), dopo la riconferma, 23 ottobre 2023. ANSA

A BOLZANO, DOVE SI È votato col proporzionale, la partita per la nuova giunta è molto aperta. La Svp ha solo 13 consiglieri, ed ora il presidente uscente Arno Kompatscher deve decidere se guardare al centrodestra (3 seggi tra Fdi e Lega) o a Verdi-Pd (4 seggi). Lui preferirebbe un alleanza progressista, ma nella Svp ci sono forti pulsioni per restare alleati con la destra (la giunta uscente era Svp-Lega). Non solo per avere un filo diretto con palazzo Chigi, ma anche perché il voto ha premiato (tra i partiti di lingua tedesca) le formazioni di destra, dalla Süd-Tiroler Freiheit fondata da Eva Klotz (che vuole il ritorno in Austria) col 10,9% alla lista dell’ex comandante degli Schützen Jürgen Wirth Anderlan, che ha raccolto il 5,9% con slogan anti-migranti e no vax. «Sarà difficile costruire un governo stabile», ammette Kompatscher. Ora ha 90 giorni di tempo, non è escluso il rischio di un ritorno alle urne. «Se il governatore prende sul serio quel che ha detto sulla sostenibilità e la svolta climatica, noi siamo i suoi primi interlocutori», si fa avanti la leader dei verdi Brigitte Foppa.

A MONZA NESSUNA sorpresa: il patron della squadra di calcio Adriano Galliani batte il radicale Marco Cappato, 51,5% contro 39,5%, nel seggio che era di Berlusconi. «La sua elezione testimonia il grande affetto dei brianzoli per mio papà», commenta la figlia Marina. «L’ho fatto per Silvio, avrei preferito che questo seggio rimanesse al mio maestro di vita, alla mia guida, al mio tutto», dice Galliani. Malumori in casa Pd, dove i dirigenti locali non avevano gradito la scelta di Roma di appoggiare Cappato e ritengono che un candidato più legato al territorio avrebbe fatto meglio. Non mancano le accuse ai big nazionali, da Schlein a Calenda, per non aver fatto campagna in Brianza. Cappato però fa meglio del risultato nello stesso collegio nel 2022 del centrosinistra: un anno fa si fermò al 27%. E dice: « Mi assumo la responsabilità della sconfitta».