Il New York Times porta in tribunale OpenAI, la società a cui fa capo ChatGPT, e Microsoft per violazione del diritto di autore, aprendo così un nuovo fronte dell’intensa battaglia legale sull’uso non autorizzato di opere pubblicate per l’addestramento dell’intelligenza artificiale.

A darne notizia è lo stesso giornale statunitense, sottolineando che milioni di suoi articoli sono stati usati per addestrare chatbot, software che simulano ed elaborano le conversazioni umane scritte o parlate.

Il Times è la prima testata americana importante a intraprendere un contenzioso legale contro ChatGpt, che ha stretto a oggi accordi privati solo con due grandi editori: Associated Press (Usa) e Axel Springer (Germania).

La causa non avanza richieste economiche specifiche, ma invita alla compensazione del danno e alla distruzione dei software e dei dati che hanno usato o contengono articoli copiati illegittimamente.

Inoltre, in aggiunta alla violazione del copyright, il Times descrive le IA come potenziali competitor, ipotizzando (non senza fondamento) che i risultati delle IA generative possano in futuro sostituire tout court gli articoli giornalistici, ponendole così in diretta concorrenza con gli editori nel mercato dell’informazione. La causa esprime il timore che i lettori possano essere soddifatti della risposta dei bot, senza più approfondire sui siti e i giornali.

Terzo punto, il danno delle “allucinazioni”. Generando risposte spesso copiate letteralmente dagli articoli del Times, i bot come ChatGPT possono inserirvi anche degli errori – in gergo: “allucinazioni” – che sarebbero indistinguibili dal dato originario prelevato dal giornale. In questo modo il Times potrebbe essere accusato in modo incontrollabile di aver scritto cose mai pubblicate.

Quarto e ultimo punto. Se i bot non si abbeverassero più ai siti dei giornali – perché chiudono o perdono giornalisti e quindi pubblicano meno notizie -, quali informazioni potrebbero mai generare le IA? In questo modo il Times allarga il campo al diritto generale del pubblico a essere informato.

Dalla causa del NYT al OpenAI
“Se il Times e le altre testate non possono più produrre e proteggere il giornalismo indipendente, si creerà un vuoto che nessun computer e nessuna intelligenza artificiale potranno riempire. Con meno giornalismo i costi per la società saranno immensi”

In reazione alla comunicazione (qui il pdf completo della causa), il titolo del New York Times è salito in Borsa dello 0,25%, mentre quello di Microsoft ha perso lo 0,2%.

OpenAI ha un valore stimato di 80 miliardi di dollari, mentre Microsoft ha investito finora 13 miliardi di dollari in OpenAI, facendone il prodotto di punta dei suoi sistemi Bing e Copilot.

Errata Corrige

L’8 gennaio 2024 Open Ai ha risposto con un comunicato alle contestazioni del New York Times