Il New York Times ha deciso di portare la Commissione europea in tribunale per non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente, Ursula von der Leyen, e il ceo di Pfizer Albert Bourla riguardo al negoziato che ha portato al maxi acquisto da 900 milioni di euro delle dosi di vaccino contro il Covid, con un’opzione per altri 900 milioni. Il quotidiano sostiene che la Commissione aveva l’obbligo di rendere pubblici i messaggi in nome della trasparenza perché potrebbero contenere informazioni utili legate a un’acquisizione per miliardi di dollari. Secondo quanto riportato da Politico.eu, il New York Times si è limitato a emettere un comunicato: «Presentiamo molte richieste di accesso a documenti di interesse pubblico. Non possiamo fare commenti sull’oggetto al centro della causa». Nessun commento dalla Commissione europea.

IL QUOTIDIANO INGLESE The Guardian a febbraio 2022 ha pubblicato un’inchiesta su Pfizer: l’azienda nel 2021 ha incassato circa 37 miliardi di dollari con la sola vendita del vaccino anti Covid, «uno dei prodotti più lucrativi della storia dell’umanità». Sempre nel 2021 il fatturato della casa farmaceutica Usa è raddoppiato, arrivando a 81,3 miliardi di dollari, mentre il profitto netto è stato di 22 miliardi, un consistente aumento rispetto ai 9,1 miliardi del 2020. L’anno scorso, poi, ha sfondato il tetto dei cento miliardi di ricavi. The Guardian: «Le vendite eccezionali hanno suscitato accuse da parte degli attivisti di “affarismo pandemico”. Il gruppo Global Justice Now ha affermato che le entrate annuali di 81 miliardi erano superiori al Pil della maggior parte dei paesi e ha accusato Pfizer di “fregare i sistemi sanitari pubblici”».

AD APRILE 2021 von der Leyen aveva rivelato al New York Times lo scambio di messaggi con Bourla e un giornalista, Alexander Fanta di netzpolitik.org (sito tedesco specializzato in diritti digitali), aveva chiesto ufficialmente di poterli leggere. Dalla Commissione Ue era arrivato un no: la commissaria alla Trasparenza Vera Jourová aveva spiegato che «questi documenti effimeri e di breve durata non sono conservati e, di conseguenza, non sono in possesso dell’istituzione». Cioè non sarebbero stati registrati perché il regolamento in materia non lo prevede.

LA SPIEGAZIONE non ha convinto la mediatrice europea Emily O’Reilly (cioè la persone che indaga sulle denunce contro istituzioni, organi, uffici e agenzie Ue) che a gennaio dell’anno scorso ha accusato: «Il modo limitato in cui la richiesta di accesso pubblico è stata trattata ci dice che non venne fatto nessun tentativo di capire se esistesse alcun messaggio». In quanto poi alla «natura effimera» dei messaggi (come le comunicazioni via whatsapp), secondo O’Reilly se «concernono una questione relativa alle politiche, le attività e le decisioni che ricadono nella sfera di responsabilità delle istituzioni vanno registrati».

DALL’ESECUTIVO EUROPEO nessun passo indietro: «La Commissione ritiene di non aver trattato la richiesta in modo “limitato” e può confermare che la ricerca intrapresa dal Gabinetto del Presidente per i messaggi di testo pertinenti alla richiesta di accesso ai documenti non ha prodotto risultati».

IL QUOTIDIANO TEDESCO Bild aveva presentato un’analoga richiesta di accesso ai documenti sul negoziato dell’Ue con Pfizer e Astrazeneca ottenendo materiale, inclusa la corrispondenza e-mail, ma a partire da giugno 2020. Nessuna informazione sui precedenti contatti di von der Leyen con il ceo Bourla era venuta alla luce a seguito della procedura avviata da Bild.