Alla sera di un giorno segnato dalla presunta ritirata delle truppe russe a nord e dai bombardamenti a est, lungo la costa del Mar Nero la confusione regna sovrana.

Venerdì notte il comandante dell’amministrazione militare regionale di Odessa aveva dichiarato: «Il nemico ha lanciato tre missili balistici su obiettivi della regione di Odessa da un sistema Iskander di stanza in Crimea. Abbiamo già notizie di alcune vittime».

I media di tutto il mondo hanno subito rilanciato la notizia che fosse stato colpito il capoluogo della regione, o per lo meno una sua zona periferica. Tra i corrispondenti che si trovano qui in città è subito partita una catena di telefonate e messaggi, le redazioni chiedevano spiegazioni e tra le righe si leggeva «possibile che non l’abbiamo sentito?».

EPPURE L’ATTACCO c’era stato, ne aveva addirittura dato conferma il comando militare della zona, che in genere non è così tempestivo nelle informazioni, soprattutto quando sono negative per il suo esercito. Fino a tarda notte si è atteso invano che arrivassero chiarimenti, spiegazioni, dettagli, ma niente.

Così, ieri mattina, è partita la ricerca. I militari del centro città rispondevano tutti più o meno con un perentorio «non posso dare questo tipo di informazioni», ma il sospetto era che molti non ne sapessero nulla.

I politici vicini all’amministrazione cittadina idem, solo qualcuno dava davvero l’impressione di non voler parlare, che non faceva che confermare le ipotesi della notte, ovvero che i russi fossero riusciti a colpire un importante obiettivo militare o strategico. E ciò giustificava anche il silenzio ucraino.

Finalmente, incrociando varie informazioni, si è risalito a un luogo, Juzne, «ma più verso Odessa», ha specificato la nostra fonte, contenta di possedere un segreto (e di rivelarlo) ma abbastanza scaltra da non concedere alcun dettaglio compromettente.

ALLORA CI SIAMO MOSSI verso Juzne e abbiamo da subito constatato che l’attacco era stato portato all’insenatura del porto di Yuzhnyi, tra Grygorivka e Bilyari, circa 40 km a nord di Odessa. Attraverso questi paesi passa una diramazione dell’autostrada che segue più fedelmente la costa, più suggestiva dal punto di vista panoramico ma più lunga.

Per questo la maggior parte di chi si sposta verso Mykolayiv la evita. Inoltre, un tratto di questa litoranea costeggia un grande complesso industriale sempre sorvegliato. Di cosa si tratti è difficile dirlo, ma di sicuro ci sono più strutture vicine e alcune sembrano avere dei silos per i trattamenti del mais.

Poco più in là ci dev’essere una grande centrale elettrica: i tralicci si concentrano e le reti metalliche coprono alcune centraline giganti e, proseguendo, inizia la baia. Che ieri era completamente militarizzata e impossibile da visitare.

Alla rotonda di Suchava ieri non c’erano volontari ma poliziotti che, per la prima volta da quando ci è stato concesso l’accredito stampa, hanno controllato uno per uno i numeri delle pratiche indicati sui documenti chiamando la centrale. Alla fine l’agente ha iniziato una lunga lista di tutto ciò che non potevamo e non dovevamo fare, delle conseguenze nefaste nel caso avessimo contravvenuto a queste consegne e dei luoghi dove si poteva e non si poteva andare.

NON SI POTEVA andare al porto, l’hanno detto subito, ma neanche avvicinarsi all’acqua in nessun modo. Abbiamo provato lo stesso ma le strade erano chiuse da cavalli di frisia e triboli e agli svincoli più grandi c’erano altre pattuglie. Alla caserma dei pompieri un giovane gentile a cui abbiamo chiesto dove fossero caduti i missili ci ha chiesto di aspettare e si è allontanato.

Eravamo quasi sicuri che stesse chiamando la polizia, invece è tornato con il suo superiore che ci ha fatto capire che non poteva dirci nulla o avrebbe passato guai, aggiungendo che era meglio lasciar perdere in attesa di informazioni ufficiali. Ad alcuni colleghi, giunti sul posto più o meno in contemporanea, è andata peggio: sono stati fermati da una pattuglia di forze speciali, con uomini che a detta loro potevano benissimo essere dei servizi di intelligence, e controllati in modo approfondito per oltre un’ora.

Al momento non si hanno ulteriori notizie su cosa sia stato colpito venerdì notte ma deve trattarsi di qualcosa d’importante, una struttura militare, strategica o industriale che al momento non si vuole rivelare.

DUE MILITARI di mezza età, evidentemente provati per la lunga nottata e ancora scossi, ci hanno parlato di cinque vittime militari accertate ma, anche loro, dopo aver dato la cifra si sono allontanati dicendo che si trattava di informazioni riservate.

3 aprile, le foto del fumo su Odessa dopo l’attacco ai depositi petroliferi

foto (scattate dopo l’invio di questo articolo) di Bulent Kilic /Afp via Getty Images

Ciò che non è segreto è il fatto che si sono intensificati i combattimenti nell’area di Mykolayiv, anche ieri sono continuati i bombardamenti e gli scontri di fanteria, sia lungo il tratto di autostrada che collega la città a Kherson, sia nei villaggi a sud.

A Posad-Pokrovs’ke sono tre giorni che si spara senza sosta e ieri anche a Luch le truppe di terra si sono fronteggiate, ma al momento non si registrano cambiamenti di posizione significativi degli schieramenti.

Sappiamo che alcuni mezzi ucraini sono stati danneggiati e che effettuare rifornimenti in questa zona è molto complesso: i droni russi la pattugliano quasi costantemente rendendo ogni spostamento molto pericoloso.

Anche sul versante costiero, nelle aree di Oleksandrivka e Lupare, in cui venerdì eravamo stati di persona spingendoci fino alla linea di contatto con le forze di Mosca, si registrano degli sviluppi che sembrano sfavorevoli a Kiev. Nel pomeriggio si è diffusa la notizia che alcuni reparti di fanteria russa siano riusciti a entrare a Lymany, alle porte di Mykolayiv.

AL MOMENTO però non si hanno dati certi sull’attuale posizione di queste squadre e quindi non possiamo affermare con certezza che lo sfondamento sia avvenuto.

La maggiore preoccupazione della giornata, tuttavia, è stata generata dalla notizia che nella regione moldava separatista e filo-russa della Transnistria siano iniziati i movimenti di truppe.

L’informazione è stata diffusa in mattinata dal comando generale delle forze armate ucraine che aveva dichiarato: «Mosca sta dislocando truppe russe nella regione occupata della Moldavia per dimostrare di essere pronta ad attaccare l’Ucraina da sud-ovest e per mettere in atto provocazioni lungo il confine».

Più volte abbiamo parlato del timore che l’avanzata russa via terra possa trovare una sponda inattesa nelle truppe di stanza in Transnistria per accerchiare Odessa alle spalle.

In una fase come questa, potrebbe essere un colpo tremendo alle difese ucraine. Nel pomeriggio, tuttavia, il ministro degli esteri moldavo ha fatto sapere che le autorità del suo Paese non confermano l’incremento delle attività militari nella regione in questione ma che continueranno a «monitorare e scambiare informazioni con gli alleati».