Internazionale

Il miraggio delle riforme per risolvere la crisi

Mohammad Khatami foto ApL'ex presidente Mohammad Khatami – Ap

I giorni dell'Iran L'intervento di Khatami ripreso dalla rivista delle Guardie rivoluzionarie. Ma i manifestanti non ci stanno: «Il regime vuole strumentalizzare i riformisti per soffocare le manifestazioni»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 6 dicembre 2022

Dopo quasi tre mesi di proteste e centinaia di vittime, mentre la polemica sulla squadra di calcio iraniano riempiva le prime pagine dei giornali nazionali, la rivista delle Guardie della Rivoluzione islamica – Sobh Sadegh -, potente organo militare ed economico del paese, fa il primo passo in direzione di una soluzione politica. In un suo articolo, ha citato il recente discorso di Khatami, ex presidente, valutandolo come «un passo avanti». Khatami affermava che il cambio di regime non era «né possibile, né desiderabile», avvertendo però che mantenere lo status quo avrebbe portato ad un «collasso della società». E proponeva riforme del sistema come via «meno costosa e più utile» per uscire dal pantano in cui si è cacciato il regime. Secondo l’interpretazione degli organi di informazione e di molti osservatori, nell’articolo Khatami si offre come mediatore tra il potere e la popolazione per trovare una soluzione pacifica alla crisi. L’ex presidente è infatti l’unica personalità tra i riformisti che sembra godere della fiducia del potere e in parte di avere una certa influenza sulla popolazione.

KHATAMI, presidente dell’Iran tra il 1997 ed il 2005, vinse ampiamente le elezioni con il voto femminile e giovanile grazie alle sue promesse di migliorare lo stato delle donne e di dare una risposta alle domande delle generazioni più giovani. Durante il suo mandato anche il parlamento era sotto il controllo dei riformisti, ma il suo tentativo di riforme istituzionali fallì per l’opposizione della Guida Suprema, Khamenei. Infatti, l’articolo 110 della costituzione iraniana concede alla Guida Suprema la definizione delle politiche nazionali, nonché il comando delle forze armate e la nomina dei capi militari e dei capi del corpo delle guardie rivoluzionarie e della polizia.

Nel frattempo, Ali Shakuri Rad, portavoce del Fronte di riforma, ha incontrato il capo della magistratura e il segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale Mohammad Jaafar Montazeri. Shakuri Rad ha affermato di aver presentato un’analisi di ciò che sta succedendo in Iran di aver chiesto evitare la violenza. Ma non ha poi dato informazioni sull’esito di questi incontri.

Molti osservatori non vedono la mediazione di Khatami come una soluzione. «Il regime vuole strumentalizzare i riformisti, per soffocare le manifestazioni» dice Nasim, ricercatrice universitaria. «La gente non ha fiducia nei riformisti, è troppo tardi per fare riforme e poi c’è una grande differenza tra gli obiettivi della popolazione e la loro». Anche Mohammad. Javad Haqshanas, membro del “National Trust Party”, ha detto al quotidiano Arman Melli che è molto difficile ripristinare la fiducia tra il pubblico e i riformisti. «Abbiamo già visto i riformisti all’opera. Nel nostro paese piove dalla terra verso il cielo, e i nostri politici per qualsiasi riforma devono prima avere il benestare della Guida Suprema. I giovani iraniani contestano il pensiero dottrinale del sistema e non si accontentano di riforme superficiali».

Intanto, Mohammad Ali Abtahi, ex capo dell’ufficio di Khatami, riferendosi all’articolo di Sobh Sadegh ha scritto che «molti hanno ipotizzato che sia un invito del regime a Khatami. Non è così. È solo un articolo per creare polemiche». Abtahi sostiene che le proposte di riforma di Khatami erano state già presentate e mai accettate. E Khamenei ha continua ad accusare i paesi stranieri di essere autori di complotto contro l’Iran, chiudendo qualsiasi apertura alle riforme.

ANCHE IL CONFUSO commento di Montazeri sulla polizia morale viene visto con scetticismo. «Questi annunci non sono una novità, ma rimangono solo parole. Infatti non è stato confermato ufficialmente. Certo in questi giorni sono sparite le pattuglie e molte ragazze frequentano i luoghi pubblici senza velo. Ma il regime non abolirà legalmente la polizia morale e la legge sul velo obbligatorio. Il velo per le donne è un marchio dell’establishment, la rinuncia equivarrebbe ad un duro colpo all’intero sistema che difficilmente lo potrà assorbire». Dice Amin A., docente universitario a Teheran.

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